
Il killer in fuga immortalato dalle telecamere della stazione della metropolitana, mentre usa il telefono della donna, per dire addio a madre e cognata
Venerdì pomeriggio: ore 17.36. Emanuele De Maria, il detenuto di 35 anni, morto suicida dopo essersi gettato dalla terrazza del Duomo, scende le scale della metropolitana, parlando al telefono. Addosso una maglietta nera aderente, in mano lo zaino e la borsa di Chamila Wijesuriya, la collega 50enne che poco prima ha ucciso al parco Nord.
Dopo l'omicidio, Emanuele De Maria ha usato il telefono della donna, a cui era legato da una relazione sentimentale, per chiamare sua madre e sua cognata. "Ho fatto una ca..ata", ha detto, lasciando presagire l'epilogo della vicenda. Poi ha gettato nel cestino della fermata Bignami il cellulare di Chamila ed è sparito.
Il biglietto per salire sul Duomo nella giornata di domenica - a quanto apprende l'Adnkronos - il killer in fuga lo ha acquistato nella tarda mattinata di sabato, qualche ora dopo aver accoltellato il collega 50enne davanti all'hotel Berna di via Napo Torriani, in cui da due anni era ammesso ai lavori esterni. A quel punto potrebbe essere tornato al Parco Nord, dove venerdì si è consumato l'omicidio di Chamila Wijesuriya.
All'indomani del suicidio del killer in fuga e del ritrovamento del corpo della collega 50enne, restano da chiarire alcuni tasselli: dove è stato Emanuele De Maria per due giorni? Come si è camuffato tra i turisti che salivano sul Duomo? Come ha ucciso Chamila Wijesuriya?
All'ultima domanda risponderà l'autopsia che verrà effettuata nei prossimi giorni sulla 50enne originaria dello Sri Lanka. Sul corpo della donna, ritrovato domenica pomeriggio riverso a pancia in su in una zona boschiva del Parco Nord, il medico legale ha riscontrato due ferite da taglio alla gola e lungo le braccia. Nessuna lesione da difesa e apparentemente non sarebbero macchiati di sangue gli abiti, gli stessi che Chamila indossava venerdì pomeriggio, quando è stata immortalata a un chilometro di distanza dal luogo in cui è stato ritrovato il suo cadavere, mentre camminava in compagnia di De Maria. Un dettaglio, questo, che non esclude la possibilità che il 35enne, condannato in via definitiva per aver ucciso a coltellate una giovane prostituta nel 2016 nel Casertano, possa aver inferto le ferite alla 50enne in un momento successivo alla sua morte.
L'esame autoptico chiarirà anche se lo abbia fatto con la stessa arma - un normale coltello da cucina, trovato e sequestrato dalla polizia sabato mattina in via Napo Torriani - utilizzata per aggredire all'alba del giorno dopo un terzo collega, proprio di fronte all'hotel in cui lavoravano. L'uomo, 50enne originario dell'Egitto, dopo il lungo intervento a cui è stato sottoposto all'ospedale Niguarda, ieri è stato sentito dalla squadra mobile che indaga sulla sua aggressione. Agli agenti ha confermato di aver trovato De Maria ad attenderlo in via Napo Torriani intorno alle 6.20 di sabato, poco prima dell'inizio del suo turno. A quel punto il 35enne lo ha colpito con cinque coltellate (VIDEO). Il movente - ha ipotizzato la vittima - potrebbe essere legato al suggerimento che lui stesso aveva dato a Chamila, collega di lungo corso alla caffetteria dell'hotel, di stare alla larga da De Maria, con cui la donna intratteneva una relazione sentimentale.
Domande a cui difficilmente si potrà dare risposta, dopo la morte ieri dello stesso De Maria. Il telefono della donna è stato ritrovato in un cestino alla fermata Bignami della metropolitana. Lo stanno analizzando i carabinieri del nucleo investigativo di Milano, che insieme ai militari della compagnia di Sesto San Giovanni indagano sul femminicidio. Introvabili, invece, il telefono in uso a De Maria e la borsa della vittima, che il killer aveva con sé venerdì pomeriggio e da cui presumibilmente avrà prelevato del denaro che gli è stato utile nelle 48 ore di fuga.
Molti i tasselli ancora da chiarire su come De Maria si sia mosso tra venerdì pomeriggio, quando ha ucciso la donna al parco Nord, e l'alba del giorno dopo, quando ha teso l'agguato al collega in via Napo Torriani; e ancora tra sabato mattina e le 13.40 di ieri, quando si è lanciato da una terrazza del Duomo, dopo aver comprato regolare biglietto. La Veneranda Fabbrica del Duomo sta collaborando con gli investigatori per ricostruire gli ultimi movimenti del killer in fuga all'interno del complesso monumentale.
"Per assurdo è più facile nascondersi in un posto altamente frequentato come il centro di Milano, rispetto che muoversi in periferia" dice all'Adnkronos Paolo Uniti, il segretario generale di ConFederSicurezza e Servizi, la federazione che rappresenta il 50% degli istituti di vigilanza e del trasporto valori che operano in Italia. Risponde, così, alla domanda che da ieri a Milano tutti si fanno. Come ha fatto il ricercato Emanuele De Maria, mentre il suo volto era su tutti i giornali e i telegiornali, a salire sul Duomo e da lì a gettarsi sulla piazza?
La prima risposta viene proprio dalla folla stessa, fatta di persone che ti possono riconoscere, ma tra cui è facile passare inosservati. Il complesso monumentale del Duomo nel 2024 ha registrato 3,4 milioni, quasi 10mila al giorno di media. Se si considera poi che ieri era una domenica soleggiata di inizio maggio, il numero era sicuramente più alto. Già sabato, dopo aver accoltellato un collega davanti all'hotel di via Napo Torriani, De Maria si è posizionato nella fila di turisti della biglietteria (dà verso Palazzo Reale, dal lato opposto rispetto a quello da cui si è gettato) e ha prenotato la visita di domenica. Munito del ticket per la salita in ascensore, ha raggiunto l'ingresso e ha superato i controlli, affidati a una società di sicurezza privata. Non è stato un problema per De Maria, che aveva lasciato in via Napo Torriani il coltello con cui ha ferito il collega all'alba di sabato e - si presume - ucciso Chamila Wijesuriya venerdì, passare disarmato dal metal detector. L'uomo non aveva con sé né lo zaino nero con cui è stato immortalato dalle telecamere di sicurezza venerdì, né la borsa della vittima, quindi non si è dovuto fermare a mostrare il contenuto ai vigilantes.
In ogni caso "gli addetti alla sicurezza privati non possono avere le foto dei ricercati. Solo le forze dell'ordine hanno informazioni del genere, solo loro possono verificarle e solo loro possono fermare un sospetto", sottolinea Uniti, parlando con l'Adnkronos. A bloccare la salita di De Maria solo l'eventualità di venire riconosciuto da un passante o da un addetto alla sicurezza, che aveva visto le sue foto in tv o sui giornali. Ma anche in quel caso l'operatore privato "avrebbe solo potuto avvisare le forze dell'ordine", precisa il segretario generale di ConFederSicurezza e Servizi, osservando poi che "tutto ci si poteva aspettare, fuorché De Maria andasse in piazza Duomo". E questo può avere abbassato l'attenzione di chi se lo è trovato di fronte, in qualche modo 'nascosto in bella vista'. Salito con l'ascensore fino al camminamento nord, il 35enne si è gettato da 40 metri di altezza, lato Rinascente. La scena è stata per casualità ripresa da persone che si trovavano sulla terrazza di fronte, non lasciando dubbi sul fatto che si sia trattato di un suicidio.