Il segretario generale del Centro di Alta Formazione voluto da Papa Francesco e inaugurato da Leone XVI spiega all'Adnkronos come si può unire ecologia integrale, economia circolare e inclusione sociale. Dalla formazione dei migranti ai workshop per i Ceo
Il Borgo Laudato Si' è stato ideato e voluto da Papa Francesco per dare forma concreta alla sua enciclica del 2015 "Laudato si'". Con un chirografo del 2 febbraio 2023, il pontefice aveva indicato l'intenzione di realizzare un "modello tangibile di pensiero, di struttura e di azione". Il suo successore, Leone XIV, ha raccolto con entusiasmo l’iniziativa e il 5 settembre scorso ha inaugurato e benedetto il Borgo, che sorge su 55 ettari all'interno delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo: un'area che per secoli è stata residenza papale è diventata un luogo aperto a tutti. (VIDEO)
L’Adnkronos ha intervistato Antonino Errigo, ingegnere, già manager in campo ambientale, energetico e immobiliare e oggi segretario generale del Centro di Alta Formazione, per approfondire la missione, le attività e le prospettive internazionali di questo progetto unico nel suo genere, pensato come laboratorio in cui “l’ambiente e la dignità dell’uomo camminano insieme”.
Qual è l’obiettivo centrale del Borgo Laudato Si’ e del Centro di Alta Formazione?
Anzitutto il Borgo Laudato Si’ è un luogo fisico, gestito da un ente vaticano che Papa Francesco ha voluto istituire. La missione principale è la formazione, rivolta a persone di ogni estrazione: dai più fragili della società – come chi ha perso il lavoro o i migranti – fino agli studenti, alle famiglie e perfino ai dirigenti delle grandi corporation.
Vogliamo che tutti, dai giardinieri ai Ceo, possano essere “contaminati” dai principi dell’enciclica: il rispetto dell’ambiente, la centralità della persona, la dignità del lavoro e l’inclusione sociale. È un modello che unisce uomo e natura in un unico sviluppo armonico.
I primi corsi sono già iniziati?
Sì, i corsi professionalizzanti sono già partiti. Abbiamo avviato sei corsi per giardinieri e potatori, rivolti soprattutto a migranti e rifugiati. I corsi sono gratuiti e finanziati da sponsor. Il nostro obiettivo è accompagnare queste persone anche dopo la formazione, aiutandole a inserirsi nel mondo del lavoro attraverso reti di categoria e il sistema della Caritas. Ogni partecipante viene seguito per un anno in un percorso di tutoraggio, per garantirgli un lavoro stabile e dignitoso.
Quali saranno i prossimi ambiti formativi?
Stiamo sviluppando corsi collegati al modello economico del borgo, fondato su un’economia sociale e circolare. Oltre alla formazione, offriamo servizi di ristorazione, accoglienza e agricoltura sostenibile.
Realizzeremo corsi per camerieri, cuochi, addetti alla reception, agricoltori rigenerativi, casari e apicoltori. Tutte attività che non solo insegnano un mestiere, ma rafforzano l’idea di un’economia che reinveste i profitti nella formazione stessa. Ogni partner può partecipare investendo, condividendo i ricavi e contribuendo così al sostegno del centro.
Chi insegna al Borgo Laudato Si’?
I docenti sono professionisti esterni che condividono i valori dell’enciclica. Non guardiamo solo ai titoli, ma soprattutto alla condivisione di questi principi. Ogni corso include un modulo sui valori della Laudato Si’, e tra i docenti figurano membri del Consiglio di amministrazione, agronomi, ex dipendenti con esperienza pratica e figure del mondo ecclesiale. L’aspetto valoriale è imprescindibile: si collabora con noi se si condivide la nostra visione umana e ambientale.
Quante persone può accogliere il centro di formazione?
Abbiamo dieci aule, ciascuna per 25 persone: in totale possiamo formare fino a 250 studenti al mese. L’idea è far convivere la formazione professionalizzante con quella destinata ai dirigenti e agli studenti universitari. Così si crea un ambiente di contaminazione positiva, dove persone di provenienze sociali diverse si incontrano e si arricchiscono a vicenda.
Abbiamo già ospitato, ad esempio, una delegazione del World Business Council for Sustainable Development, composta da Ceo di grandi imprese internazionali.
Come si svolgono i percorsi per i dirigenti e le aziende?
I corsi per i CEO sono brevi e intensivi: da una giornata a due giorni e mezzo, con workshop su misura. L’obiettivo è portare nel mondo delle imprese la “pillola Laudato Si’”, ovvero l’esperienza diretta di un modello sostenibile e umano che possa arricchire le politiche aziendali.
Il Borgo ha già avviato collaborazioni internazionali?
Sì. Di recente abbiamo accolto una delegazione del Malawi, interessata a replicare il modello Laudato Si’. Dopo la diretta mondiale del 5 settembre con Papa Leone, l’interesse è cresciuto enormemente. Ora sono le persone e le istituzioni a cercarci, chiedendo di vedere e riprodurre il modello nei loro Paesi.
Il borgo è progettato per essere carbon neutral: compensiamo le emissioni piantando ulivi e sviluppando progetti di agricoltura rigenerativa. Vogliamo creare comunità autosufficienti, che uniscano tecnologia pulita, economia circolare e inclusione sociale.
In che modo il modello può essere diffuso nel mondo?
Il Borgo Laudato Si’ è aperto a tutti: diocesi, enti locali, aziende, comunità. Non si tratta di un progetto esclusivo ma di un format replicabile. In Italia abbiamo piantato gli ulivi; in Kenya potremmo usare il cacao, in Messico il caffè. L’importante è rispettare la biodiversità e le risorse locali. Ogni borgo potrà adattare il modello Laudato Si’ alla propria realtà.
Qual è l’elemento che distingue questa formazione da altre esperienze?
L’elemento distintivo è proprio l’enciclica di Papa Francesco, che qui trova applicazione concreta. Non solo formazione teorica, ma vita quotidiana, lavoro ed economia reale. I tre pilastri sono: ecologia integrale, economia circolare e generativa, sostenibilità ambientale. Quando questi tre principi convivono in un unico luogo, allora nasce un borgo Laudato Si’.
In un momento in cui molti mettono in discussione la sostenibilità e il Green Deal europeo, che valore ha questo progetto?
Il chirografo di Papa Francesco ci chiede di pensare in modo universale e duraturo, andando oltre le oscillazioni politiche. Il borgo nasce per durare “sine die”. La Chiesa non ragiona con la cronaca, ma con la storia. Abbiamo dimostrato che la sostenibilità non è un costo, ma un’opportunità. Le tecnologie pulite, installate a valore di mercato, producono risultati economici paragonabili – se non migliori – rispetto ai modelli tradizionali. La transizione verde è possibile, anche economicamente. È solo questione di visione. Per questo collaboriamo anche con la G.R.A.N.D. Academy diretta da Marco Sambati, che mette al centro la transizione ecologica unendola con competitività e innovazione.
E sul fronte dell’economia circolare e del riciclo?
L’Italia ha un grande potenziale. I rifiuti possono diventare una risorsa: serve una normativa più avanzata, ma le tecnologie già esistono. Vogliamo che il Borgo diventi un laboratorio vivente di economia circolare, dove sperimentare metodi come la pirolisi al plasma, il compostaggio integrale, il riuso dei materiali e il riciclo avanzato delle plastiche e delle batterie. Anche in questo caso, l’obiettivo è dimostrare che si può innovare nel rispetto dell’ambiente e della dignità dell’uomo.