La decisione dei giudici della Quinta Sezione Penale. Il legale Giulia Bongiorno: "Questo processo non doveva neanche iniziare". Meloni: "Difendere i confini non è reato"
Definitiva l’assoluzione per il ministro Matteo Salvini. Questa la decisione dei giudici della Quinta Sezione Penale della Cassazione nel processo Open Arms. Salvini il 20 dicembre del 2024 era stato assolto dal Tribunale di Palermo "perché il fatto non sussiste" dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Accuse che erano state mosse dai pm per non aver consentito, nell'agosto del 2019, lo sbarco della ong spagnola rimasta in mare per 19 giorni con a bordo 147 migranti. All'epoca, Salvini era ministro dell'Interno nel governo di Giuseppe Conte.
"Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato" ha scritto sui social il vicepremier e ministro delle Infrastrutture dopo il pronunciamento della Corte.
“Il termine soddisfazione esprime meno di quello che sento in questo momento" dice l'avvocata Giulia Bongiorno. "Si tratta di un processo che non doveva nemmeno iniziare e questa soluzione di carattere definitivo evidenzia quello che ho sostenuto in arringa: era totalmente fuori dal mondo il ricorso della procura ma soprattutto quello che qui ci interessa è la correttezza dell'operato di Salvini. Tutto questo è la conferma del fatto che è partito un processo che non doveva nascere - sottolinea la penalista - e ciò è stato confermato anche dalle conclusioni della procura generale”.
"La definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo" scrive sui social la premier Gorgia Meloni, postando una sua foto con il leader della Lega. La presidente del Consiglio ha chiesto, poi, un applauso al Senato: "Vorrei aprire queste mie brevissime repliche - ha detto a Palazzo Madama - chiedendo un applauso per l'assoluzione del vicepremier Matteo Salvini dall'accusa infondata di sequestro di persona" e per la "affermazione del principio che un ministro dell'Interno che difende i confini italiani sta facendo il suo lavoro e niente di più. Esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra gioia al vicepremier Matteo Salvini".
"Ero certo che Matteo Salvini sarebbe stato assolto in via definitiva. Ha agito nell’interesse dell’Italia, giustizia è fatta" scrive sui social Antonio Tajani, vicepremier e leader di Fi. "Ora proseguiamo nella nostra azione di Governo, uniti e compatti, fino alla termine della legislatura".
Contro la sentenza la procura di Palermo lo scorso luglio aveva presentato ricorso per saltum, impugnando il provvedimento direttamente davanti alla Suprema Corte. Ricorso rigettato stasera dai supremi giudici. La procura generale della Cassazione, con i sostituti procuratori generali Antonietta Picardi e Luigi Giordano, questa mattina al termine della requisitoria aveva chiesto di confermare l'assoluzione rigettando il ricorso dei pm siciliani. Il difensore di Salvini, l'avvocato Giulia Bongiorno, nella sua arringa aveva definito il ricorso "generico" e "che contesta a raffica qualsiasi violazione di legge". "Un ricorso che chiede di fare un processo completamente diverso: non è affatto un ricorso per saltum. Tutte le presunte violazioni di legge sono ancorate a circostanze di fatto stravolte - aveva sottolineato la penalista -. La sentenza dice a monte che il Pos (place of safety, ndr.) non si doveva concedere. C’è un'inammissibilità evidentissima. Si cita il caso Diciotti come similiare a quello Open Arms: la Diciotti è una nave della Guardia Costiera italiana, l'altra è una ong spagnola. Nella sentenza impugnata ci sono precise indicazioni di tutte le opzioni che aveva Open Arms, e i report sono la prova che non c’è stato sequestro di persona. Nel ricorso si dice l’opposto di quello c’è scritto nella sentenza".
Dal canto loro le parti civili chiedendo l’annullamento della sentenza di primo grado avevano evidenziato "la prova dell’esistenza del dolo nei fatti e nelle testimonianze. Ai naufraghi che si trovavano di fronte alle coste italiane non è stato permesso di sbarcare per giorni violando le norme internazionali e costituzionali e la loro dignità".