
A circa un anno dalla morte di Satman Singh, il bracciante indiano lasciato agonizzante con un arto amputato dopo un incidente di lavoro nell’Agro pontino, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca incontra i familiari (i genitori, il fratello e al sorella) arrivati in Italia per una visita voluta dalla Cgil. Un incontro "toccante" in cui è emerso tutto il dolore per la perdita di un figlio, ma anche "la loro dignità", spiega poi il governatore. La mamma del giovane lavoratore agricolo, scomparso il 19 giugno del 2024, nell'incontro con la stampa alla Regione Lazio scoppia in lacrime. Da lei solo poche parole e un punto fermo: "Giustizia per mio figlio". Il marito esprime il desiderio che venga realizzata una statua in memoria del figlio e poter "stare in Italia per seguire il processo. Ho fiducia nella giustizia". Una nuova udienza del processo di Satnam è prevista già domani. All'evento hanno partecipato diversi esponenti della giunta, diversi consiglieri regionali, i prefetti di Roma e Latina, la sindaca di Latina, e i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil.
“Ho avuto poco fa un incontro privato con i familiari di Satnam Singh. Un incontro toccante in cui è emersa la loro dignità, ma anche il dolore profondo, quel senso di vuoto per la scomparsa di un figlio”: esordisce così Francesco Rocca, in sala Tevere alla Regione Lazio, al termine dell'incontro con i familiari del bracciante. Cita poi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che riguardo alla morte del bracciante parlò di “episodio estraneo alla civiltà”.
“La vicenda di Satnam Singh, impressa nella memoria collettiva del Lazio, di questa terra, va anche oltre il tema della sicurezza sul lavoro, oltre il caporalato. Quello che è mancato essenzialmente è stato senso di umanità, di civiltà, il rispetto di regole basi. Questa storia merita di essere ricordata anche per la sua drammaticità. Quello che è emerso, parlando coi genitori, è che non si muore per un braccio perso”, sottolinea Rocca, a giudizio del quale c’è la necessità di tenere alta la vigilanza sulle condizioni in cui vivono i lavoratori agricoli, “attivando controlli sempre più stringenti”. E su “certi fenomeni non esistono diverse sensibilità politiche, la tenuta dell’umanità è centrale nelle nostre istituzioni. Non è possibile derogare sulla cultura della sicurezza o abbassare l’attenzione”. Questa storia "sa di barbarie e cinismo. Ci insegna - aggiunge il presidente della Regione - che non dobbiamo voltarci dall'altra parte, tenere sempre la guardia alta nel rispetto dei valori basilari di una comunità. È stata una lezione di grande dignità incontrare i genitori di questo bracciante, una famiglia unita forte nel ricordo del figlio, che non conosce la parola 'risentimento e odio', ma che ovviamente chiedono giustizia. È stato veramente un incontro molto toccante. Costituirsi parte civile è solo un piccolo passo, ma per fermare il fenomeno del caporalato serve di più".
"Come Regione Lazio costituendoci parte civile - precisa - abbiamo voluto dare un segnale forte per sottolineare che quanto accaduto non è solo una ferita a un uomo, ma a un’intera comunità. Una scelta di campo chiara in nome della dignità della persona, un atto concreto a cui ne seguiranno altri perché ho dato disposizioni agli uffici di costituirsi, in modo sistemico, parte civile in ogni procedimento per contrastare lo sfruttamento sul lavoro”. Il caporalato, poi aggiunge, "non riguarda solo fenomeni marginali o sacche nascoste. È una pratica quotidiana e diffusa da contrastare con ogni mezzo. Ecco perché ci costituiremo parte civile, non solo per Satnam”.
Tra i consiglieri regionali presenti alla Regione anche la capogruppo di Italia Viva alla Pisana Marietta Tidei. "Ritengo positiva l'iniziativa di oggi per onorare la memoria Satnam Singh a un anno esatto dalla uccisione. Una tragedia terribile, che ha squarciato il velo di una condizione di sfruttamento totale che vivono moltissimi lavoratori stagionali, e non solo, impegnati sui campi per garantire che il cibo arrivi sulle nostre tavole", dice all'Adnkronos. La storia di Satnam Singh "non è figlia solo dell'insensibilità o della brutalità di un singolo datore di lavoro, che in questa vicenda si è comportato chiaramente come un barbaro, ma è frutto di quella cultura che sottovaluta le vite degli immigrati. Quella che tende sempre a relegare l'immigrazione in un quadro di emergenza, mai di opportunità. Molti immigrati che stanno in Italia, circa l'8% della popolazione nazionale - continua Tidei - contribuiscono in maniera rilevante alla nostra economia, al progresso civile, economico, sociale e in molti casi culturale. Lo sforzo deve essere quello di una loro maggiore integrazione, a partire dal riconoscimento dei diritti. Non possono essere considerati un problema, casomai sono una risorsa enorme per il Paese. In Regione Lazio abbiamo una legge sul caporalato, si parla spesso di aggiornarla, mi auguro che questo passo sia compiuto col contributo di tutti, a partire da quello dei sindacati, che hanno puntato i fari, così come è necessario, sui lavoratori stranieri che vivono, o stagionalmente o stabilmente, in Italia. Ma la stabilità gli va data anche sui diritti".
Da parte sua, il segretario della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola specifica di non aver "mai lasciato sola la famiglia di Satnam Singh. Questa di oggi è un'occasione molto importante: la famiglia ha accettato il nostro invito a venire in Italia. Quindi, ora con maggior forza, saremo impegnati con le istituzioni per chiedere giustizia al processo. La Cgil è l'unica associazione sindacale ammessa come parte civile, ma soprattutto le istituzioni devono fare la loro parte. Ci aspettiamo che alle parole del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, seguano dei fatti".
Anche il sindaco di Latina Matilde Celentano ha preso parte all'incontro che ha permesso di esprimere vicinanza a una famiglia "segnata da una tragedia che interpella profondamente la coscienza civile di tutti". La morte di Satnam Singh "non è stata una tragedia capitata per un evento accidentale, ma una tragedia frutto di un’azione disumana, compiuta da chi per evitare ‘grane’ con la legge ha omesso di soccorrerlo - aggiunge il sindaco - Satnam è morto dissanguato per l’amputazione di un braccio. Poteva essere salvato se solo fosse stato affidato alle cure ospedaliere anziché scaricato e abbandonato davanti alla sua abitazione, distante una decina di chilometri dai campi in cui lavorava, con la sua giovane sposa, come bracciante agricolo. La morte di Satnam Singh è stata, è e resterà sempre un’atrocità, una ferita aperta nel tessuto sociale e morale del nostro Paese, estranea alla cultura predominante della nostra comunità. Non possiamo permettere che nel nostro territorio, o in qualsiasi altro luogo, si consumino drammi come quello di Satnam, costretto a lavorare in condizioni inaccettabili, privato dei diritti più elementari, fino a perdere la vita in circostanze inimmaginabili. La morte di Satnam è la testimonianza straziante di condizioni di lavoro disumane, di sfruttamento e di indifferenza che non possiamo e non dobbiamo più tollerare. La dignità del lavoro e la tutela della vita umana sono principi inalienabili, pilastri su cui si fonda ogni società civile. Satnam merita giustizia, senza se e senza ma".