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Dazi, Altomonte: "Tregua precaria ma occasione per competitività Ue"

Bandiere Ue
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16 maggio 2025 | 17.22
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La tregua Usa sui dazi è "precaria" ma potrebbe spingere l'Ue a cambiare modello economico passando da una crescita basata sull'export a un rilancio dei consumi e degli investimenti, trasformando paradossalmente Trump nel principale "sponsor dell'agenda Draghi". Così in un'intervista all'Adnkronos Carlo Altomonte, professore di Politica economica europea alla Bocconi.

"Questa apparente tregua sui dazi, tanto tregua non è", scandisce l'economista. "Noi stiamo arrivando a punti di equilibrio negoziale con il Regno Unito 5 volte più alti di quelli di prima, dal 2% al 10%, e con la Cina del 30% ma in una moratoria per adesso, che poi forse è quella che serve per far arrivare i prodotti per il Natale degli elettori di Trump peraltro", osserva.

"E' una situazione molto precaria - spiega - anche gli earnings delle aziende al momento non riflettono sicuramente il rischio di rallentamento, inflazione o recessione degli Stati Uniti quindi siamo davanti ad un equilibrio temporaneo che potrebbe portare domani ad un'ulteriore volatilità".

Ma la trattativa con l'Ue "sarà molto complessa", rileva. L'Ue infatti non potrebbe accettare le condizioni previste per il Regno Unito "non c'è reciprocità, ci sono quote, c'è tutto un tema di vincoli ai paesi terzi" e la percezione è che Bruxelles non intenda "sedersi ad un tavolo senza reciprocità", mentre Trump dovrà "fare il cattivo almeno con qualcuno o sembrerebbe una retromarcia su tutto e il bersaglio ideale è l'Unione europea".

Ma secondo Altomonte le politiche di Trump possono essere un'occasione per la competitività Ue sulla linea dell'Agenda Draghi.

Le tariffe sono "un pezzo dell'aggiustamento" del deficit americano ma non l'unico, spiega. L'altro grande candidato per raggiungere l'equilibrio della bilancia dei pagamenti americana che mette a rischio la sostenibilità del debito e comprime la classe media, è "la svalutazione del dollaro". Ma per Altomonte la 'misura' di questa svalutazione dipenderà dalla capacità di Ue e Cina di modificare in autonomia il modello di crescita puntando "sui consumi e gli investimenti interni". Dunque "meno l'Europa rimuove le barriere al suo commercio interno (che 'valgono' l'equivalente di dazi superiori al 40%) e meno risorse immette nel suo sistema economico, cioè meno realizza l'Agenda Draghi, più sarà costretta a continuare a puntare sulle esportazioni per crescere", osserva l'economista. Invece, conclude, "quanto più noi andiamo in questa direzione tanto meno la necessità di svalutare il dollaro sarà presente" e quindi potremmo dire che "Trump è il miglior sponsor dell'agenda Draghi che in questo momento esiste al mondo".

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