
I dati del rapporto Anitec-Assinform presentato da Massimo Dal Checco: nel 2024 il digitale cresce più del Pil, trainato dall'AI
Nel 2024 il mercato digitale italiano ha raggiunto un valore di 81,6 miliardi di euro, con una crescita del 3,7% rispetto all'anno precedente. Un dato che spicca rispetto alla performance del PIL nazionale, fermo a +0,7%, a conferma della capacità dell’Ict di sostenere lo sviluppo economico in un contesto complesso. E' quanto emerge dalla pubblicazione annuale di Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende del settore, presentata oggi a Roma.
A trainare l’espansione sono state le componenti più innovative: i Servizi Ict hanno segnato un incremento del 7,4%, superando i 17 miliardi di euro, grazie alla forte domanda di soluzioni di intelligenza artificiale, cybersicurezza e cloud computing.
Positivi anche i segmenti del Software e soluzioni Ict (+3,9%) e dei Contenuti e pubblicità digitali (+5,6%). In ripresa i Dispositivi e sistemi, che tornano a crescere (+1,6%) dopo anni di stagnazione.
Come sottolinea il presidente di Anitec-Assinform, Massimo Dal Checco, "il 2025 è l’anno in cui l’intelligenza artificiale ha smesso di essere un’ambizione tecnologica e ha iniziato a ridisegnare il nostro presente". Secondo il rapporto, il mercato dell’AI è stato il comparto a maggior crescita, registrando un aumento del +38,7% tra 2023 e 2024 e superando i 900 milioni di euro di valore. Si tratta di un ritmo di espansione senza precedenti, che però evidenzia un divario tra potenziale e adozione effettiva: solo l’8,2% delle imprese italiane con più di 10 addetti dichiara di utilizzare soluzioni di IA. Tra le applicazioni più diffuse ci sono l’estrazione di informazioni dai documenti (text mining), la generazione di linguaggio naturale, il riconoscimento vocale e l’analisi dei dati attraverso il machine learning.
Il tessuto produttivo italiano si sta muovendo verso una digitalizzazione più strutturata. Dal 2021 al 2024, il 52,6% delle imprese ha investito in almeno un ambito digitale, mentre il 38% prevede di farlo entro il 2026. Tuttavia, le grandi imprese continuano a essere più avanzate: 83% utilizza almeno una tecnologia digitale avanzata (contro il 62% delle PMI) e un’impresa grande su tre già sperimenta l’IA. Tra le tecnologie più adottate figurano le piattaforme digitali (59%), la robotica (47%) e l’IoT (44%). Più limitato, invece, l’uso di stampa 3D e realtà aumentata.
Un capitolo centrale del rapporto è dedicato alla Pubblica Amministrazione, che nel 2024 ha aumentato la spesa in AI del +45,5%, passando da 32,5 a 47,3 milioni di euro. Tuttavia, il 75% degli investimenti resta concentrato nella PA centrale, mentre la PA locale fatica a tenere il passo per mancanza di competenze e risorse. Le applicazioni più promettenti riguardano l’automazione dei processi amministrativi, l’analisi predittiva e il miglioramento dei servizi al cittadino.
Il rapporto sottolinea che la digitalizzazione può diventare uno strumento chiave per affrontare le sfide demografiche e ambientali. Tuttavia, permangono ostacoli significativi:
- Carenza di competenze specialistiche (tra cui le nuove figure professionali come ingegneri del prompt e specialisti di etica algoritmica).
- Divario tra PMI e grandi imprese nell’adozione tecnologica.
- Sproporzione tra le ambizioni dichiarate sull’AI e le risorse effettivamente stanziate.
Guardando al medio termine, i Digital Enabler e Transformer – ossia le tecnologie che abilitano la trasformazione digitale – continueranno a crescere con un tasso medio annuo del +10,2% fino al 2028. Tra queste, spiccano cloud computing, cybersecurity, big data e intelligenza artificiale, mentre rallenta la blockchain. Il mercato digitale nel suo complesso è proiettato a sfiorare i 93 miliardi di euro entro il 2028, consolidando la propria centralità nell’economia nazionale.
Nel commentare i risultati, Dal Checco ha sottolineato che "l’AI è ormai una sfida multidimensionale – economica, sociale, politica – che va compresa e governata". La direzione è chiara: il digitale deve diventare un fattore di competitività, sostenibilità ed equità, capace di migliorare la produttività ma anche di ridurre i divari. Gli investimenti legati al Pnrr, alle politiche di Transizione 5.0 e ai crediti d’imposta continueranno a sostenere l’adozione tecnologica. Tuttavia, la vera sfida è "creare le condizioni perché l’innovazione sia accessibile a tutte le imprese e a tutti i territori".