
Botta e risposta a distanza tra Andrea Orcel e Massimo Tononi che infiamma la contesa su Banco Bpm: altro capitolo del risiko bancario in corso. Dalle colonne di Repubblica, l’amministratore delegato di UniCredit ha lanciato un avvertimento diretto: “Se la situazione continua così, probabilmente Unicredit si ritirerà dall’offerta su Banco Bpm”.
Parole che non sono passate inosservate. A margine dell’incontro annuale della Consob con il mercato finanziario, a Milano, il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, ha replicato con tono secco: "È almeno la settima volta che Orcel ha espresso questo concetto. Personalmente non mi suscita grande inquietudine e gli presto pochissima attenzione”.
Tononi ha poi rincarato la dose giudicando l’offerta pubblica di scambio di Unicredit come “del tutto insoddisfacente dal punto di vista finanziario”. Una proposta che, a suo dire, “può generare confusione e incertezza negli azionisti sia di Bpm che di Unicredit”. Il botta e risposta si inserisce in un contesto sempre più turbolento nel sistema bancario italiano: "Far west all'italiana", l'ha chiamata l'Ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, che infatti ha preferito rimanerne fuori".
Lo stesso presidente della Consob, Paolo Savona, nella sua relazione annuale ha fotografato la situazione del risiko, anche sotto la lente degli esposti: “Dalla seconda metà del 2024 una parte significativa del sistema bancario e finanziario ha preso importanti iniziative, avviando sei offerte pubbliche di acquisto e/o scambio. Queste operazioni hanno generato 54 esposti (gli ultimi due tra ieri e oggi) o richieste di chiarimento, legati all’assenza di accordi preventivi tra le parti, condizione non necessaria nello spirito della contendibilità tipico dell’economia di mercato competitivo”.
Sullo sfondo l'altro grande tema, il golden power: anche qui con un confronto a distanza Orcel-Tononi. L’Ad di Unicredit, pur non mettendo in discussione il principio, ha ribadito nell'intervista la necessità di “regole chiare”, sostenendo che le prescrizioni “devono essere ben definite per evitare il rischio di miliardi di sanzioni”. Il controcanto di Tononi: "Mi sembra che ci sia stato da parte del ministero dell'Economia un tentativo di fare chiarezza, che però rimane nelle carte che di cui io non dispongo, ma di cui ho visto qualche stralcio sui giornali e questo è sicuramente apprezzabile". Il tema ha tenuto banco anche nella relazione annuale di Savona: “L’interazione tra le regole del Tuf e le norme sul golden power richiede di essere perfezionata e meglio coordinata con le regole dei trattati europei”.
All'incontro hanno sfilato i nomi di punta della finanza italiana. Tra gli altri: Antonio Patuelli (presidente Abi), Pier Carlo Padoan (presidente Unicredit), Luigi Lovaglio (Ad Mps), Marco Rottigni (Dg Abi), Marco Tronchetti Provera (vicepresidente esecutivo Pirelli) e Paolo Scaroni (presidente Enel). Ma molti del gotha, e soprattutto sui temi più caldi, hanno preferito tenere le bocche cucite (di Gabriele Rossi, Andrea Persili, Marco Cherubini)