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Comunicato stampa - Responsabilità editoriale Immediapress

Oltre la razionalità: il nuovo marketing parla all’emotività

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20 maggio 2025 | 15.30
LETTURA: 4 minuti

Treviso, 20 maggio 2025 - In un momento segnato da instabilità economica, iperconnessione digitale e un crescente bisogno di leggerezza, i consumatori non cercano più soltanto prodotti e servizi.
Cercano esperienze, qualcosa che li aiuti a evadere dalla routine e a ritrovare spazi di ispirazione.

È in questo contesto che prende piede una nuova strategia comunicativa: l’evasione emotiva. Una forma di marketing che non si affida più soltanto alla funzionalità, ma che punta su immaginazione, bellezza e sulla capacità di trasportare il pubblico in una dimensione alternativa — più ispirata, più umana.

Dalla moda al design, fino al settore promozionale, sono sempre di più i brand che scelgono di raccontarsi attraverso visioni suggestive e oggetti capaci di coinvolgere i sensi. Non si tratta di un’estetica fine a sé stessa, ma di una risposta concreta al bisogno di connessione emotiva.
Una nuova forma di engagement che unisce branding e storytelling, emozione e identità.

Il marketing esperienziale si evolve: dall’USP all’evasione emotiva

Per anni, il marketing si è mosso lungo un equilibrio instabile tra logica e sentimento: da un lato, gli approcci razionali, fondati su caratteristiche tecniche, dati e unique selling proposition; dall’altro, campagne più emozionali, pensate per generare empatia, coinvolgimento e vicinanza con il pubblico. Ma oggi, questa dualità sembra superata. Sta emergendo una nuova dimensione, più profonda e immersiva: quella del marketing come esperienza trasformativa.

In questo scenario, i brand non si limitano più a raccontare un prodotto o un servizio: costruiscono universi paralleli in cui il consumatore può immergersi, riconoscersi e — in alcuni casi — persino rigenerarsi.

Secondo Holbrook e Hirschman (1982), il consumo non è soltanto un’azione funzionale, ma anche una “esperienza fantasiosa, emozionale e ludica”. Un’intuizione che anticipa i principi dell’Experience Economy elaborati da Pine e Gilmore, secondo i quali il valore non risiede più nell’oggetto in sé, ma nella trasformazione personale vissuta da chi lo utilizza.

È qui che anche gli oggetti più semplici — una shopper illustrata, una borraccia elegante, un quaderno decorato o un gadget da scrivania — assumono un nuovo significato. Diventano strumenti narrativi, veicoli emotivi e touchpoint sensoriali, capaci di connettere l’immaginazione del pubblico con l’identità profonda del brand.

Quando funzionalità ed estetica si incontrano, quando il quotidiano si intreccia con il simbolico, ogni oggetto può aprire una finestra verso un altrove. Un altrove costruito con cura, coerenza e significato.
Perché oggi, far sognare non è più evasione: è strategia.

Quando il brand diventa un sogno: i casi Burberry, Jacquemus e Coca-Cola

Sempre più brand scelgono di non limitarsi alla promozione di un prodotto, ma di costruire veri e propri immaginari. Universi narrativi che si collocano fuori dalla routine, capaci di sorprendere, emozionare e offrire un momento di evasione. È un marketing che non si accontenta di dire, ma trascina dentro, generando esperienze che si fissano nella memoria.

Burberry, ad esempio, ha trasformato il concetto di eleganza in una dimensione onirica. Nelle campagne video del 2020 e del 2022, le modelle non sfilano, ma camminano sull’acqua, volano tra le nuvole, si muovono all’interno di paesaggi surreali e metafisici.
Il brand non si presenta: si racconta attraverso una visione poetica, dove la realtà è trasfigurata in arte.

Jacquemus, invece, ha fatto del surrealismo pop il proprio linguaggio visivo. Borse sovradimensionate che rotolano nei campi, strade punteggiate da oggetti fuori scala, passerelle collocate in scenari non convenzionali, come deserti o colline isolate. Il quotidiano si carica di elementi straordinari, offrendo al pubblico un modo nuovo di guardare la realtà: più giocoso, più sensibile, più libero.

Anche Coca-Cola ha abbracciato questa strategia. Con la campagna “Masterpiece” del 2023, ha dato vita a un racconto visivo ispirato all’arte: celebri dipinti si animano per passarsi, di tela in tela, una bottiglia destinata a uno studente. È un’operazione che supera il concetto di spot pubblicitario, per diventare una vera fiaba contemporanea.

In tutti questi esempi, il consumatore non è più un destinatario passivo, ma parte attiva di una narrazione sensoriale e visiva. Viene trasportato in una dimensione altra, dove il prodotto è solo uno degli elementi di un’esperienza più ampia, fatta di suggestioni, sogno e coinvolgimento emotivo.

Sognare con consapevolezza: il futuro del marketing esperienziale

In un panorama iperstimolante e affollato di messaggi, a fare davvero la differenza sono le esperienze che lasciano il segno. Ma perché l'evasione emotiva funzioni, non basta un'estetica suggestiva: serve autenticità, coerenza e la capacità di inserire il brand nella vita quotidiana in modo rispettoso e memorabile.

È qui che entrano in gioco i gadget personalizzati. Oggetti semplici, certo, ma che accompagnano momenti altamente emotivi: una borraccia termica che segue una persona durante un’escursione, un quaderno personalizzato in cui annotare idee o pensieri di viaggio, una maschera per dormire musicale che diventa parte di un rituale serale di benessere. In questi contesti, il marchio impresso su quell’oggetto non è invasivo: è parte di un’esperienza positiva, di un ricordo, di un tempo di qualità.

Secondo recenti ricerche, oltre il 70% delle persone ricorda il brand associato a un gadget utile vissuto con regolarità. Non si tratta quindi solo di visibilità: si tratta di presenza emotiva, di accompagnare i destinatari in contesti intimi, rilassanti, creativi. E proprio questa intimità trasforma un oggetto promozionale in un canale di storytelling concreto, vissuto, radicato nella quotidianità.

Ecco perché oggi scegliere un gadget sostenibile, ben progettato e funzionale, come quelli proposti da Duelle-Promotions.com , non è solo una scelta estetica o etica, ma una decisione strategica. Ogni oggetto, se inserito nel giusto contesto emotivo, può diventare ambasciatore di un universo narrativo, contribuendo a costruire relazioni più forti tra brand e persone.

Far sognare, oggi, significa entrare nei momenti che contano davvero. Anche solo con una borraccia, una lampada musicale o una shopper. Ma farlo con consapevolezza.

Contatti Stampa o Ufficio stampa: Gianluca Bottiglieri

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