
Al via operazione 'I Carri di Gedeone'. Media: piano Trump per trasferire un milione di palestinesi in Libia
Le Forze di difesa israeliane hanno dichiarato di aver iniziato una nuova grande offensiva nella Striscia di Gaza con l'obiettivo di ''conquistare aree strategiche'' dell'enclave palestinese. Sono almeno 115 i palestinesi che sono stati uccisi nei primi raid aerei, rende noto l'emittente al-Jazeera spiegando che il bilancio si riferisce ai morti dall'alba di ieri.
Veicoli militari blindati delle Idf stanno avanzando verso il sudest di Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, protetti da un pesante fuoco di copertura. Lo afferma al-Jazeera citando fonti locali.
Il fuoco dell'artiglieria israeliana sta prendendo di mira le zone di Abu Holi, Abu al-Ajin e al-Jafarawi a est di Deir el-Balah, mentre sono state segnalate esplosioni nella zona di al-Qarara di Khan Younis, nel sud, aggiungono le fonti.
Elicotteri dell'Idf hanno condotto un ''intenso'' attacco a est di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, riferisce al-Jazeera citando fonti locali, aggiungendo che al momento non si hanno notizie di vittime.
“L'Idf ha iniziato a condurre attacchi estesi e a mobilitare le truppe per ottenere il controllo operativo nelle aree di Gaza, nel corso dell'ultimo giorno”, ha detto l'esercito in un post sulla piattaforma di social media X. L'operazione è soprannominata 'I carri di Gedeone'. “Questo fa parte dei preparativi per espandere le operazioni e realizzare gli obiettivi della guerra - tra cui il rilascio degli ostaggi e lo smantellamento dell'organizzazione terroristica di Hamas”. “Le truppe dell'Idf nel Comando Sud continueranno a operare per proteggere i cittadini israeliani e realizzare gli obiettivi della guerra”, ha aggiunto l'esercito.
Secondo i funzionari israeliani, l'offensiva dei 'Carri di Gedeone' prevede che l'Idf “conquisti” Gaza e mantenga il territorio; che sposti la popolazione civile palestinese verso il sud della Striscia; che sconfigga Hamas; che impedisca al gruppo terroristico di prendere il controllo delle forniture di aiuti umanitari.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta lavorando a un piano per trasferire in modo permanente un milione di palestinesi dalla Striscia di Gaza alla Libia. Lo riporta l'emittente Nbc citando in esclusiva cinque fonti ben informate a condizione di anonimato. L'Amministrazione Usa ha discusso del piano con la leadership libica, hanno affermato tre fonti sottolineando come il processo sia in fase di valutazione. In cambio del reinsediamento dei palestinesi, l'amministrazione Usa potrebbe rilasciare alla Libia miliardi di dollari di fondi che gli Stati Uniti hanno congelato più di un decennio fa, hanno affermato tre fonti.
Al momento, prosegue l'Nbc, non è stato raggiunto alcun accordo definitivo e Israele è stato informato, hanno precisato le fonti. Ma Basem Naim, alto funzionario di Hamas, ha affermato che il gruppo non era a conoscenza di colloqui sul trasferimento dei palestinesi in Libia.
La Lega Araba si riunisce oggi a Baghdad, la prima volta dal 2021 in Iraq, per discutere delle crisi regionali. La situazione nella Striscia di Gaza è in cima all'agenda. Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, da ieri a Baghdad, ha sollecitato il sostegno a un piano di ricostruzione per la Striscia di Gaza che sia sostenuto dagli arabi, respingendo qualsiasi controllo straniero sul territorio palestinese.
Il ministro degli Esteri iracheno Fuad Hussein ha spiegato che il vertice della Lega Araba avrebbe ''sostenuto le decisioni della conferenza del Cairo'', riferendosi a una riunione di emergenza tenutasi a marzo in cui gli stati arabi avevano concordato una loro iniziativa per la ricostruzione della Striscia di Gaza. Presente al summit anche l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, come riferito dai media di Doha.
Oltre ai leader arabi, al vertice parteciperanno il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il cui governo ha riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina lo scorso anno ed è diventato uno dei più accesi critici della politica israeliana in Europa.
Altro tema in agenda è la Siria, anche alla luce dell'impegno del presidente Ahmed al-Sharaa di riallacciare i rapporti con il mondo arabo dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. Al-Sharaa non è presente di persona al vertice, ma a rappresentare Damasco è il ministro degli Esteri Asaad al-Sheibani.