
Sì alla risoluzione su Gaza. Il premier israeliano: "Questo posto ci appartiene"
Il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza una risoluzione, presentata dai gruppi S&D, Verdi e Renew, sulla crisi a Gaza. Risoluzione in cui, tra l'altro, si "invita gli Stati membri a valutare la possibilità di riconoscere lo Stato di Palestina, nell'intento di realizzare la soluzione dei due Stati". Immediata la replica di Netanyahu per il quale non ci sarà nessuno Stato palestinese
Il titolo della risoluzione è "Gaza al limite: l’azione dell’Ue per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati". Il testo è passato a Strasburgo con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astenuti. Hanno votato a favore del testo emendato la maggior parte del Ppe, inclusa Forza Italia, del gruppo S&D, compreso il Pd, e di Renew, gran parte dei Verdi e una parte della Left, inclusa la copresidente Manon Aubry. Contro i Patrioti, con la Lega, parte dell’Ecr, l’Esn e una parte del Ppe, più alcuni della Left. I Cinquestelle hanno votato contro. Astenuta una parte dell’Ecr, inclusi i Fratelli d’Italia, e altri deputati di vari gruppi, tra i quali Ilaria Salis di Avs.
Nel testo, spiega l’Aula, i deputati esprimono seria preoccupazione per la “catastrofica” situazione umanitaria a Gaza e sollecitano un’azione urgente da parte dell’Ue. Il Parlamento condanna con forza il blocco degli aiuti umanitari a Gaza da parte del governo israeliano, che ha provocato una carestia nel nord di Gaza, e chiede l’apertura di tutti i pertinenti valichi di frontiera. Invita a ripristinare con urgenza il mandato e i finanziamenti dell’Unrwa, con un controllo “rigoroso”, e si oppone fermamente all’attuale sistema di distribuzione degli aiuti.
I deputati, allarmati dalle gravi carenze alimentari e dalla malnutrizione dovute alla restrizione degli aiuti, chiedono accesso pieno, sicuro e senza ostacoli a cibo, acqua, forniture mediche e riparo, nonché il ripristino immediato delle infrastrutture vitali. Sollecitano tutte le parti a rispettare i propri obblighi umanitari ai sensi del diritto internazionale. I deputati chiedono anche un cessate il fuoco immediato e permanente e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza, invitando l’Ue e gli Stati membri ad avvalersi della loro influenza diplomatica per esercitare pressioni su Hamas affinché accetti di liberare tutti gli ostaggi.
Il Parlamento condanna nei termini più duri i “crimini barbari” di Hamas contro Israele e chiede sanzioni concrete contro il gruppo terroristico, riaffermando l’impegno per la sicurezza di Israele e il suo “inalienabile diritto all’autodifesa” nel rispetto del diritto internazionale, riconoscendo che Israele resta un partner strategico dell’Ue nella lotta al terrorismo nella regione.
Tuttavia, gli eurodeputati sottolineano che questo diritto non può giustificare azioni militari “indiscriminate” a Gaza ed esprimono preoccupazione per le continue operazioni militari nella Striscia di Gaza, che si sono tradotte in sofferenze insopportabili per la popolazione civile, denunciando allo stesso tempo l’uso di civili come scudi umani da parte di Hamas. Nella risoluzione, i deputati sostengono la decisione della presidente della Commissione Europea di Ursula von der Leyen di sospendere il sostegno bilaterale dell’Ue a Israele e di sospendere parzialmente l’accordo Ue-Israele in materia commerciale. I deputati chiedono indagini complete su tutti i crimini di guerra e sulle violazioni del diritto internazionale, volte a chiamare tutti i responsabili a rispondere delle proprie azioni.
Sostengono inoltre le sanzioni dell’Ue contro coloni e attivisti israeliani violenti in Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est, e contro i ministri israeliani Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Il Parlamento invita le istituzioni e i Paesi Ue a compiere passi diplomatici per garantire l’impegno verso la soluzione dei due Stati, con progressi politici concreti verso la sua realizzazione, in vista dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 2025. Sottolinea la necessità di una completa smilitarizzazione a Gaza e dell’esclusione di Hamas dal governo, chiedendo il ritorno di un’Autorità palestinese riformata come unico organo di governo. Secondo i deputati, la creazione di uno Stato di Palestina è fondamentale per la pace, la sicurezza di Israele e la normalizzazione regionale. Proprio per questo, invitano gli Stati membri a valutare la possibilità di riconoscere lo Stato di Palestina, per sostenere la soluzione dei due Stati.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dal canto suo ha dichiarato che non ci sarà nessuno Stato palestinese. "Manterremo la nostra promessa che non ci sarà uno Stato palestinese, questo posto ci appartiene", ha aggiunto, intervenendo alla cerimonia di firma di un importante progetto di insediamento nella Cisgiordania occupata a Maale Adumim, un insediamento israeliano appena a est di Gerusalemme.
L'Ufficio del premier israelian ha anche reagito con durezza - attraverso un post su X - alle parole di Sanchez: "Ha detto che la Spagna non può fermare la battaglia di Israele contro i terroristi di Hamas perché 'la Spagna non ha armi nucleari'. Si tratta di una palese minaccia genocida contro l’unico Stato ebraico al mondo. A quanto pare, l’Inquisizione spagnola, l’espulsione degli ebrei dalla Spagna e lo sterminio sistematico degli ebrei durante l’Olocausto non sono sufficienti per Sanchez. Incredibile".
La polemica è nata dal fatto che, qualche giorno fa , Sanchez aveva annunciato le nuove misure predisposte dal suo governo per "fermare il genocidio a Gaza" e, in quel contesto, aveva osservato: "La Spagna, come sapete, non ha bombe nucleari, né portaerei o grandi riserve di petrolio, da soli non possiamo fermare l'offensiva israeliana. Ma questo non significa che smetteremo di provarci. Perché ci sono cause per cui vale la pena lottare, anche se non è solo nelle nostre mani vincerle".