
Per monsignor Kulbokas ospitare colloqui tra Mosca e Kiev in Vaticano può essere di grande aiuto, ma non è sufficiente per il loro buon esito
''Un ruolo attivo della Santa Sede può dare un contributo importante'' ai negoziati tra Russia e Ucraina per la fine della guerra e ospitare i colloqui in Vaticano ''può essere di grande aiuto, ma non è sufficiente. Non per tutti ha la stessa importanza'' e per questo ''occorre lavorare a proposte pratiche e non superficie''. Ne è convinto il nunzio apostolico di Kiev, monsignor Visvaldas Kulbokas, che in un colloquio con l'Adnkronos spiega che sta elaborando sue ''proposte tecniche per rafforzare la partecipazione della Santa Sede nell'apportare idee'' per la fine del conflitto, ma ''non direttamente nei colloqui''. Proposte che il nunzio illustrerà oggi ''in un incontro diplomatico internazionale a Kiev'', presente anche ''un rappresentante della presidenza ucraina''.
Kulbokas si dice quindi ''ottimista sul coinvolgimento della Santa Sede'', ma allo stesso tempo dice ''non posso dirmi ottimista'' sull'esito di eventuali colloqui in Vaticano. ''Nel mio lavoro ogni secondo è importante, mi concentro molto su quello. Invio proposte alla Santa Sede su come svolgere un ruolo più attivo, poi spetterà ai miei superiori decidere se accoglierle'', prosegue Kulbokas. ''A mio avviso le guerre non si risolvono se ci si concentra solo sugli aspetti militari e politici. Il Vaticano offre un'occasione per sottolineare gli aspetti morali e che riguardano l'umanità e la fratellanza'', prosegue. Ed è per questo che gli eventuali ''colloqui in Vaticano hanno un significato diverso, potenzialmente'', conclude.