
indagava sulle prigioni segrete aperte dai russi nelle regioni occupate dell'Ucraina
L'ufficio del Procuratore generale a Kiev ha citato l'ex direttore del famigerato Centro di detenzione numero 2 di Taganrog, Aleksandr Shtoda, come presunto responsabile delle torture e della morte della giornalista ucraina Viktoria Roshchyna, avvenuta mentre era detenuta in Russia lo scorso anno. Roshchyna, uccisa a 27 anni, è stata oggetto di "torture sistematiche" mentre era detenuta nel Centro, dove era stata trasferita nel dicembre del 2023, dopo quattro mesi di altre torture in un "centro di detenzione segreto" nella città occupata di Melitopol, hanno stabilito gli inquirenti ucraini. Era stata picchiata e le erano stati negati cibo, acqua e cure mediche.
La salma di Roshchyna era stata restituita all'Ucraina, nel quadro di uno scambio di prigionieri, lo scorso febbraio. Il suo corpo mutilato aveva i segni di abusi estesi. Dalla salma erano stati asportati il cervello, i bulbi oculari e la laringe. Il processo a carico di Shtoda, accusato di aver deliberatamente violato le Convenzioni di Ginevra, avverrà in contumacia. Roshchyna, che aveva lavorato per Ukrainska Prava e Radio Free Europe, nel luglio del 2023 era partita per Zaporizhzhia per indagare proprio sui centri di detenzione segreta aperti dai russi (che vengono definiti anche come 'garage') per detenere informalmente gli ucraini scomodi, nei territori occupati quando è stata sequestrata. Dall'agosto di quell'anno si erano perse le sue tracce. La sua morte era stata annunciata solo a ottobre dell'anno successivo.