
Un sogno pop lo show del cantautore bolognese, davanti a 57mila persone, tra hit di repertorio e brani del nuovo album, sul palco ospiti Elisa e Luca Carboni. "Non c'è posto migliore di questo stadio"
Chiodo di pelle nero, occhiali da sole e chitarra in mano. Non sono ancora le 21 quando Cesare Cremonini entra in scena allo stadio di San Siro dopo le note di ‘Cercando Camilla’, e intona ‘Alaska Baby’, title track dell’album di inediti uscito il 28 novembre scorso. Inizia così lo show, che tra coriandoli colorati e una raffica di fuochi d’artificio dà ufficialmente il via al suo tour Cremonini Live25, un totale di 13 date tutte sold out. Qualche goccia di pioggia prima dello spettacolo non scoraggia i presenti, 57mila persone, che riempiono parterre e spalti fino all’ultimo anello. Cesare si muove con sicurezza lungo la passerella al centro del palco e incita la folla con grande energia ed entusiasmo.
“Buonasera Milano, come stai? - dice rivolgendosi al pubblico -. Mi siete mancati tanto, abbracciatevi questa notte, toccatevi, siate vicini e tenetevi per mano perché noi viaggeremo insieme, andremo nei luoghi in cui sono stato. Non voglio più tornarci da solo ma con ognuno di voi, canzone dopo canzone, città dopo città, deserto dopo deserto. Tutto quello che ho fatto e vissuto è diventata musica, liberazione e calore. Che incredibile cosa si può fare con il dolore e con l’amore. San Siro, abbracciami e vieni a sognare con me”.
I numeri di questo tour sono da record: oltre mezzo milione di biglietti venduti, più di due ore e mezza di spettacolo. Basterebbe questo a incoronare Cremonini Live25 come il tour dell’estate. Eppure c’è molto di più nello spettacolo che il cantautore bolognese ha in serbo per il suo pubblico, un viaggio artistico e visivamente immersivo che parte dall’Alaska per arrivare dritto al cuore dei fan. Il concept dello show è costruito come un viaggio, non solo musicale ma esistenziale: dal caldo del deserto fino al ghiaccio dell’Alaska, passando per le suggestioni delle aurore boreali – trasformate in luci e colori sul palco. A raccontare questo percorso personale e sonoro, un team creativo di alto profilo: la direzione artistica firmata da Claudio Santucci di Giò Forma, i visual curati dallo studio londinese NorthHouse (già al lavoro con Coldplay e al Super Bowl). Le luci, affidate a Mamo Pozzoli, trasformano lo spazio in un organismo vivo e pulsante mentre la regia sonora è di Marco Monforte e, per la prima volta con un artista italiano, lavora Marc Carolan (Muse, The Cure, Snow Patrol).
“Vorrei che il pubblico provasse la sensazione di essere davanti a un artista che ancora si mette in gioco, che non è seduto sugli allori e scommette su qualcosa, che continua a dire qualcosa”, ha detto Cremonini alla vigilia del concerto. E in effetti, il suo live è tutt’altro che un’operazione nostalgia: la scaletta intreccia con equilibrio pezzi iconici e i brani dell’ultimo album, evitando il facile effetto karaoke da greatest hits. ‘Alaska Baby’, l’ultimo album certificato platino, occupa un ruolo centrale nello spettacolo, con ben otto brani in scaletta: “Quando è uscito alcune canzoni mi hanno terrorizzato - dice Cesare ai fan - perché hai paura del giudizio e impari a proteggerti, ti metti gli occhiali anche in casa: purtroppo, però, le protezioni non funzionano mai. Ci sono canzoni nate per abbattere i muri e una di queste fa il suo esordio stasera, io la dedico alle persone che sono ancora indifese”.
Quindi attacca ‘Ragazze facili’. L’artista bolognese attraversa tutti i registri: raffinato cantautore in San Luca, con ospite un Luca Carboni molto commosso che lui definisce “una leggenda della musica italiana”, performer teatrale in ‘La ragazza del futuro’, popstar intensa e comunicativa in ‘Buon Viaggio’ e ‘Logico’, polistrumentista che sorprende suonando anche la fisarmonica durante ‘Figlio di un re’. Non mancano due momenti revival con le hit dei Lunapop ‘50 Special’ e ‘Un giorno migliore’ che chiude la scaletta. Il momento più intimo arriva quando Cesare si siede al pianoforte, decorato con dei cristalli che ricordano i ghiacciai, mentre due acrobati trasformano la scena in un’emozionante performance. Lo show rappresenta il concerto più lungo della sua carriera: “Non per ingordigia o bulimia, ma perché è un racconto”. Al centro di tutto c’è la volontà di superare sé stesso, ancora una volta.
Sul palco non mancano momenti speciali: oltre a Carboni, anche Elisa “una vera regina e una vera amica che mi ha accompagnato come un angelo” per un duetto suggestivo su ‘Aurore Boreali’, tra i brani più amati del nuovo album. E poi un’incursione di Jovanotti, che appare nei visual durante ‘Mondo’ e che è atteso con lui sul palco di Roma. Per tutta la durata dello spettacolo Cremonini non si risparmia, canta, suona, scende sotto al palco, stringe la mano ai fan. E’ entusiasta e non lo nasconde: “Non c’è posto migliore di San Siro” ammette. Probabilmente a trent’anni non avrebbe mai immaginato di dominare un palco come questo con la sicurezza e la consapevolezza di oggi. Eppure eccolo qui, a 45 anni, davanti a 57mila persone, con uno show imponente che è il riflesso autentico di una trasformazione artistica profonda. Dall’ex frontman con il ciuffo rosso dei Lunapop alla popstar italiana da record, capace di scrivere, produrre e mettere su uno spettacolo che guarda in faccia i big internazionali. Oggi Cremonini sa esattamente cosa vuole e ha trovato il modo giusto per metterlo in scena. (di Federica Mochi)