Dazi Usa, stop contromisure da Ue. Trump minaccia: "Tariffe al 35% se non mantiene promesse"

Il presidente americano spiega quello che accadrà ai Paesi europei se non investiranno 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti

Container a Los Angeles (Afp)
Container a Los Angeles (Afp)
05 agosto 2025 | 13.39
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La Commissione Europea ha sospeso oggi, martedì 5 agosto, le contromisure per i dazi imposti Usa sulle importazioni Ue. La decisione dopo l'accordo di Turnberry in Scozia. "Posso confermare - ha detto il portavoce al Commercio Olof Gill, durante il briefing con la stampa a Bruxelles - che la Commissione ha adottato oggi le procedure legali necessarie a sospendere l'attuazione delle nostre contromisure Ue, che sarebbero dovute entrare in vigore il 7 agosto. Questo avviene tramite la procedura d'urgenza".

Trump: "Dazi al 35% se Ue non manterrà le promesse su investimenti"

"Pagheranno dazi al 35%" ha dichiarato in un'intervista all'Cnbc il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, rispondendo alla domanda su cosa accadrà ai Paesi europei se non manterranno le promesse di investire 600 miliardi di dollari negli Usa. Trump ha chiarito che è stato proprio quest'impegno a consentire l'abbassamento dei dazi generali al 15% per l'Ue. Mentre sui dazi sui prodotti farmaceutici importati, Trump avverte che potrebbero arrivare al 250%. "Applicheremo inizialmente una tariffa modesta sui prodotti farmaceutici, ma entro un anno, un anno e mezzo al massimo, salirà al 150% e poi al 250%, perché vogliamo che i prodotti farmaceutici siano fabbricati nel nostro Paese", ha dichiarato, parlando con la Cnbc, il presidente americano.

La dichiarazione congiunta

I lavori per stendere la dichiarazione congiunta che dovrebbe delimitare il campo dei negoziati tra Ue e Usa in campo commerciale, dopo l'accordo verbale di Turnberry, spiega un alto funzionario Ue a Bruxelles, sono "molto avanti", per quantificare "il 95% è pronto", ma i tempi della finalizzazione del testo dipendono essenzialmente dalle controparti Usa, che in questi giorni sono impegnate in negoziati con molti altri partner commerciali.

La dichiarazione Ue-Usa avrebbe dovuto essere pubblicata venerdì scorso, ma è slittata a data da destinarsi, anche se la fonte si è detta ragionevolmente certa che arriverà presto. Oltre ai negoziati concomitanti che gli Usa stanno conducendo, incide sul ritardo anche il fatto che la Commissione tratta essenzialmente con tre interlocutori: il Dipartimento del Commercio, l'ufficio del Rappresentante al Commercio e con la Casa Bianca. La dichiarazione congiunta, essendo una dichiarazione, non è giuridicamente vincolante, come non lo era, a maggior ragione, l'accordo verbale raggiunto da Donald Trump e Ursula von der Leyen in Scozia, ma "fornirà un po' più di chiarezza sui prossimi passi" e sulle cose sulle quali "lavoreremo ulteriormente".

Vino, superalcolici e birra

"Non tutti i prodotti" che l'Ue vorrebbe vedere nella lista dei prodotti esportati negli Usa che beneficeranno di dazi "zero per zero" oppure zero contro tariffa della nazione più favorita saranno inclusi subito nella lista. "Vino, superalcolici e birra" non ne faranno parte subito e saranno quindi sottoposti a un dazio del 15% tutto incluso, come la maggior parte delle merci europee importate negli Usa come ha confermato un alto funzionario Ue, sottolineando però che si tratta di prodotti altamente prioritari per l'Unione Europea.

Il lavoro con gli Usa, ha detto, continuerà, per convincerli a inserire vino, superalcolici e birra nella lista dei prodotti che beneficiano di dazi zero per zero, oppure, come nel caso auspicato del vino, di dazi zero per i vini Usa importati negli Ue e dazio della nazione più favorita per i vini europei importati negli Usa, che è comunque piuttosto bassa. Il funzionario ha spiegato che non è possibile mirare ad avere dazi zero sul vino esportato negli Usa, anziché la tariffa Mfn (nazione più favorita), perché sarebbe necessario per l'Amministrazione Trump passare per l'approvazione del Congresso, dove la maggioranza sarebbe incerta. Liquori, vini, birre, ha aggiunto, sono tutti settori "molto importanti per noi" e anche per "alcuni Stati membri".

Ecco perché, ha proseguito il funzionario, "continuiamo a lavorare duramente e speriamo di avere più notizie e maggiore chiarezza su quali di questi prodotti faranno effettivamente parte di un programma zero per Mfn. Fa parte del lavoro in corso: sono priorità molto elevate per noi".

L'Ue, per perorare la causa di vino, superalcolici e birre, farà leva anche sul fatto che gli Usa, in linea generale, stanno esentando da dazi le merci che gli Usa non producono o di cui non dispongono, come il caffè. Anche se gli States hanno una produzione vinicola avanzata e talora di elevatissima qualità, non producono innumerevoli vini europei, che vengono realizzati in condizioni particolari e molto specifiche, non replicabili altrove (basti pensare allo champagne o all'amarone, ma il discorso vale per innumerevoli altri vini).

L'Unione, ha spiegato, l'alto funzionario, farà dunque leva sull'opportunità di "sostenere prodotti unici con qualità uniche", dato che "ne abbiamo molti in Europa", tra cui le Igp. Molti dei prodotti alimentari di alta qualità sono "prodotti agricoli trasformati", che sono "molto importanti" per l'economia europea e per gli esportatori. Quindi, questo "è solo un altro motivo per sottolineare perché siamo così determinati e perché siamo così impegnati a tornare a dazi zero per Mfn sui vini, così come per i liquori, così come per le birre", ha concluso.

Ue 'sorpresa' da critiche Klingbeil ad accordo Usa

La Commissione Europea è rimasta "molto sorpresa" dalle dichiarazioni del ministro dell'Economia della Germania Lars Klingbeil, che da Washington ieri ha espresso critiche nei confronti dell'accordo siglato con gli Usa sui dazi. Lo dicono i portavoce della Commissione Europea, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. "Nulla è successo, per quanto riguarda l'esito dei negoziati, senza che ci fosse un chiaro segnale dagli Stati membri", sottolinea il portavoce al Commercio Olof Gill. Klingbeil ha accusato, in sostanza, la Commissione di essere stata troppo debole nei negoziati con gli Usa, dopo che la Germania era stata tra i Paesi, insieme all'Italia, che più avevano spinto per trovare un accordo con Washington rapidamente, evitando una guerra commerciale che sarebbe stata molto dannosa per l'economia europea e in particolare per quelle dei Paesi più esportatori, proprio come la Germania.

"Devo ammettere - ha aggiunto Gill - che siamo rimasti piuttosto sorpresi nel sentire questa dichiarazione del ministro tedesco. Vorrei ricordare che gli Stati membri dell'Ue e le parti interessate del mondo degli affari hanno costantemente sottolineato che un conflitto commerciale con gli Stati Uniti non era una linea d'azione auspicabile".

Stati membri e stakeholder, ricorda ancora Gill, "hanno insistito sul fatto che solo una soluzione negoziata avrebbe potuto garantire stabilità e proteggere i nostri interessi comuni. Questa era l'opinione della stragrande maggioranza degli Stati membri dell'Ue, incluso quello di cui avete parlato", cioè la Germania. Gill ha ricordato, poi, a che punto "ci troviamo al momento e come abbiamo soddisfatto esattamente i desideri che i nostri Stati membri ci hanno indicato, nel nostro costante e approfondito contatto con loro. Abbiamo raggiunto una soluzione negoziata, per evitare un'escalation tariffaria senza esclusione di colpi".

Questo, ha sottolineato ancora, "è ciò che i nostri Stati membri hanno chiesto e questo è ciò che abbiamo ottenuto. Abbiamo garantito un accesso continuo per le nostre aziende a uno dei nostri mercati più grandi e importanti: questo è ciò che la nostra industria ha chiesto, questo è ciò che abbiamo ottenuto".

Ora, ha aggiunto commentando le dichiarazioni del ministro delle Finanze tedesco, che è anche presidente dell'Spd, "abbiamo un chiaro tetto tariffario inclusivo del 15% per la maggior parte delle esportazioni dell'Ue. In altre parole abbiamo ottenuto una polizza assicurativa che non emergeranno dazi più elevati per le aziende europee, in questo contesto economico contemporaneo estremamente volatile e imprevedibile".

Il "tetto tariffario orizzontale" del 15% che la Commissione "ha negoziato per conto dei nostri Stati membri e per conto della nostra industria - ha rimarcato Gill - è onnicomprensivo e si applicherà anche in futuro. Inoltre, avendo un accordo ora in vigore e con la dichiarazione congiunta che verrà pubblicata, che approfondirà ulteriormente l'accordo raggiunto tra i presidenti von der Leyen e Trump, avremo una piattaforma stabile da cui potremo trovare altre aree in cui ridurre i dazi".

L'accordo, ha continuato Gill, è una piattaforma a partire dalla quale "possiamo collaborare con gli Stati Uniti per affrontare sfide comuni come la garanzia di catene di approvvigionamento cruciali e la promozione della sicurezza economica in generale, oltre alla cooperazione in materia di difesa". Quindi, ha aggiunto, "è molto sorprendente per noi sentire che un ministro dello Stato membro in questione (la Germania, ndr.) ha espresso tale opinione". Il portavoce conferma, inoltre, che la Germania, "insieme ad altri Stati membri, era stata ovviamente pienamente informata sui dettagli dell'accordo a livello politico. E' da qui che nasce la sorpresa". La vice portavoce capo Arianna Podestà ha, infine, fatto notare che dal governo tedesco erano arrivate reazioni di segno molto diverso, cosa che contribuisce alla "sorpresa" della Commissione per le parole di Klingbeil.

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