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Emma Nolde: "Canto il manifesto della mia generazione"

La cantautrice torna con il nuovo singolo 'Indipendente' in cui racconta la difficoltà dei giovani che cercano spazio, libertà e autonomia. E in un'intervista all'AdnKronos parla a ruota libera di musica, sogni e progetti. "Sanremo? Perché no"

Emma Nolde
Emma Nolde
04 giugno 2025 | 11.06
LETTURA: 5 minuti

Emma Nolde non urla ma la sua voce arriva dritta dove deve. Lo fa con 'Indipendente', il nuovo singolo in uscita il 4 giugno, che racconta il desiderio - e la fatica - di una generazione che cerca spazio, libertà, autonomia. Economica, affettiva, esistenziale. Un inno potente e lucido, che nasce da un’intuizione personale. "Il brano è nato un paio di anni fa - racconta la cantautrice all'AdnKronos - in un momento in cui la ricerca dell’indipendenza non era esattamente un mio problema pratico ma una preoccupazione in relazione al fatto che prima o poi, nel corso di qualche anno, avrei dovuto affrontare quella questione. Cosa sono io? Che parte ho nel mondo? Il ruolo che mi sono scelta mi dà la possibilità di avere quelle cose che sono normali, una casa, una macchina, poter costruire una famiglia?" (VIDEO)

Oggi quella domanda si fa sempre più pressante: “Ho amici di circa 30-35 anni che lo stanno vivendo proprio nel loro presente e non è davvero facile, sembra quasi impossibile”. 'Indipendente' è quindi anche un atto di resistenza, un modo per prendere posizione: "Il fatto di parlarne ora è un po' un modo per lottare e dire la mia. Spero che tra qualche anno questa cosa sia percepita ancora più come un problema e magari quando io avrò 40 anni le cose saranno un po’ cambiate". La cantautrice toscana - classe 2000, una delle voci più intense e consapevoli del nuovo cantautorato italiano - apre così un nuovo capitolo, dopo il successo dell’album 'Nuovospaziotempo' (2024), che l’ha consacrata come una delle penne più originali della sua generazione. E lo fa affrontando senza filtri quel senso di inadeguatezza e pressione che molti giovani vivono ogni giorno.

Con una rabbia elegante, quasi un po’ sommessa, però comunque determinata: "A me non sembra che ci sia molto spazio - confida - io e le persone che ho vicino, della mia età, non hanno spazio per fare sbagli e questo mi dispiace, perché ci vedo estremamente stanchi, di una stanchezza che non è sana e non è normale vivere a 24 anni”. Con questo nuovo brano Emma dimostra anche una nuova consapevolezza: “Mi piace scegliere bene le cose di cui parlare perché ho capito che effettivamente se scegli di scrivere canzoni e hai la fortuna di cantarle in giro, hai un microfono acceso dentro al quale puoi scegliere di dire delle cose che ti stanno a cuore”.

Non è un caso che nel testo ricorrano frasi come 'tra poco tempo sarà il nostro turno e mescoleremo i colori' o 'saremo come i polmoni che respirano senza pensarci': “Tutto ciò che deve essere importante e fondamentale, come avere una casa, una macchina, deve essere il più naturale possibile - osserva la cantautrice - e deve essere una cosa che fai come respirare. Tutta questa difficoltà che abbiamo nell’ottenere queste cose normali non è giusta". E se la musica resta un rifugio, non è mai una gabbia: “E' la cosa di cui ho la fortuna di vivere ma non riesco ad avvertirla come una costrizione - ammette -. E' più la vita di tutti i giorni, a prescindere da quello che fai”. Sul palco, Emma si trasforma, e con lei le canzoni: “Quando approccio i concerti tentiamo sempre di fare una scaletta che sia più fluida possibile. Ricostruire un concerto per me è come costruire un disco. Al Mi Ami (dove si è esibita sabato 24 maggio, ndr) è stato molto importante, perché abbiamo presentato ‘Indipendente’ per la prima volta, l’abbiamo fatto insieme ai musicisti, ai ballerini, quindi è stato un momento proprio per come me lo immaginavo”.

Non sempre però le canzoni resistono al passaggio del live: “C’è stato un brano, 'A Capo', che non percepivano bene, quindi non l’ho portata avanti nei live”. 'Indipendente', invece, ha seguito il percorso opposto: “L'ho cominciata a cantare live un anno fa, d’estate. Era tutta diversa. Facevo salire delle persone sul palco e infatti mi scrivevano: 'ma quella canzone quando uscirà?' Io avevo necessità di farla arrivare a un punto che mi rappresentasse musicalmente al cento per cento”. Fra sogni e progetti futuri, Emma non esclude neppure il palco di Sanremo: "È un po’ curioso, chissà com’è farlo. Sono aperta a quella possibilità, perché no? Alla fine faccio musica, e quella è un palco molto importante”. Il suo cantautorato, però, resta fedele all’autenticità, non ai riflettori: “Mi sembra che ci sia voglia di verità e la verità è una cosa che se la ricerchi la trovi anche in chi non la urla, ma la canta in canzoni d’amore o d’amicizia”.

Emma non ha paura di mostrare le sue goffaggini o i suoi guilty pleasure musicali: “Amo i Queen, tutti li odiano ma sono incredibili - osserva -. E poi tra i guilty pleasure c’è ballare, perché faccio veramente tanto schifo a ballare, ma lo faccio lo stesso. Anche se siete un po’ brutti da vedere come me, fatelo, la sensazione è stupenda”. Tra i suoi ascolti ricorrenti in questo periodo ci sono i Verdena: ‘Trovami un modo semplice per uscirne’ è il brano che l’accompagna di più. “Loro sono rock e roll - dice - ma non so se farebbero un pezzo con me”. Le sue collaborazioni artistiche, da Niccolò Fabi ai live condivisi con Brunori Sas, non mancano. E il suo approccio è istintivo, fatto di affinità invisibili: “A volte, come con Niccolò, basta vedere che suoniamo la chitarra nello stesso modo per capire che dobbiamo fare qualcosa insieme”. Quanto a Brunori Sas, con il quale ha avuto “la fortuna” di suonare insieme, “se mi chiedessero una collaborazione che mi piacerebbe fare continuerei a fare il suo nome, perché arriva in un modo troppo forte”. (di Federica Mochi)

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