La regista e cantautrice, ospite negli studi dell’Adnkronos, presenta ‘Queendoms Unplugged’: "Un viaggio nelle dee antiche per ritrovare il centro"
Dal cinema alla musica sciamanica, dalla regia a un alter ego che evoca popoli nomadi e stelle protettrici. Giada Colagrande, acclamata regista, attrice e artista a tutto tondo, si immerge completamente nel suo progetto musicale, Agadez, portando sul palco un'esperienza che definisce "un rito, una cerimonia sonora". L’artista, ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos, racconta il suo viaggio tra musica e spiritualità. Il frutto di questa ricerca è 'Queendoms Unplugged', un album nato dalla collaborazione con il compositore e virtuoso chitarrista di fama mondiale Antonio Forcione. Un progetto che fonde il tamburo a cornice, la voce e la chitarra per esplorare il femminino sacro e indurre uno stato di trance condivisa con il pubblico.
Disponibile in formato cd e vinile (con spedizioni dal 5 dicembre) e già presente sulle piattaforme digitali, il progetto si prepara al suo debutto italiano con un concerto-evento il 18 dicembre all'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma, che segnerà l'anteprima del tour nazionale. La musica è sempre stata l'arte più nutriente per me, il mio rifugio", spiega Giada Colagrande all'Adnkronos, raccontando un'urgenza espressiva che affonda le radici nell'infanzia. "Vengo da una famiglia molto musicale, ma per 30 anni ho scelto il cinema. Poi è nato il desiderio di fare un disco da sola". L'impulso decisivo arriva quasi per caso: "Feci sentire a Vincenzo Zitello degli esperimenti che facevo con voce e tamburo per indurmi uno stato di trance. Mi disse: 'Secondo me qui hai già un disco'. È da lì che è nato Queendoms".
Il nome stesso, Agadez, è una dichiarazione d'intenti. "È una delle 21 stelle forgiate dal popolo Tuareg, la stella della connessione per eccellenza", racconta. "Le donne la indossano per ritrovare la strada di casa, che simbolicamente significa tornare al centro del proprio cuore. Ha una funzione di connessione e protezione". La spiritualità è il cuore pulsante del progetto. "La musica è lo strumento più diretto per esprimere il sentire", afferma Colagrande. "Non è musica curativa in senso stretto, ma è capace di indurre la trance, quindi ha una funzione che va oltre il semplice intrattenimento". Questa dimensione rituale si manifesta nei concerti. "L'impulso è nato immaginando le caverne del Paleolitico, i primi templi, dove le donne, le prime sciamane, officiavano riti per la Dea Madre con il tamburo a cornice. È essenziale che i concerti mantengano questa dimensione cerimoniale, in cui il pubblico non è spettatore passivo".
Il passaggio a "Queendoms Unplugged" è segnato dall'incontro con Antonio Forcione. "Riascoltando il primo disco, sentivo che il potenziale sciamanico non era del tutto espresso. Quando ho visto un concerto di Antonio ho capito: 'Voglio lui'. Gli ho proposto di riarrangiare i brani e ha accettato subito, capendo istintivamente cosa mancasse". Il risultato è un album con sette brani riarrangiati e tre inediti, composti insieme.
Ogni canzone è un omaggio a una dea antica, scelta per esplorare l'essenza unica del divino femminile. Nel suo percorso, influenze come quella di Franco Battiato sono state fondamentali. "Un regalo dell'Universo, il mio primo maestro da molto prima di conoscerlo. L'ho vissuto un po' come un padre". E il rapporto con il compagno di vita, l'attore Willem Dafoe? "È un grande fan della mia musica, mi sostiene e mi dà consigli. È dispiaciuto che io mi dedichi meno al cinema, ma capisce la mia esigenza di fare solo cose che nutrono l'anima. Con la musica mi sento molto più libera".
Nonostante il carattere ricercato del progetto, Colagrande è ottimista sullo spazio che può trovare nel mercato attuale. "Dopo nove concerti a Edimburgo, il commento più ricorrente era: 'Non abbiamo mai visto niente del genere'. Credo ci siano tanti spettatori affamati di esperienze immersive e diverse dal mainstream". E a una provocazione su una possibile partecipazione a Sanremo, risponde senza chiudere la porta: "Faccio fatica a immaginarlo, ma mai dire mai. Ho visto artiste che rispetto tantissimo su quel palco. Chissà, magari un giorno la mia musica diventerà più popolare". Per ora, il suo sogno è già in parte realizzato: "Aver trovato dei compagni di avventura con cui suonare. La mia speranza più grande è poter continuare a vivere in un modo che mi appaghi, e per il momento sta accadendo”. (di Loredana Errico)