
Il regista è il protagonista di una retrospettiva alla Mostra del Cinema di Pesaro: "Sono un 80enne con la voglia di fare di un 20enne"
"Papa Leone XIV parla di dialogo e di unirci per trovare una soluzione alle guerre, ma ormai le parole sono consumate. E intanto muoiono persone innocenti: in questo mondo totalmente sbagliato, oggi c'è bisogno di gesti, anche scandalosi, perché l'esempio è più forte di qualsiasi altra cosa. Se fossi Papa andrei nei luoghi di guerra disarmato, credo che Papa Francesco lo avrebbe fatto. Così come Papa Wojtyla, che è andato a Sarajevo durante la guerra resistendo a tutto, compreso il freddo. Esorterei Prevost ad andare a Gaza". Così il regista Gianni Amelio, raggiunto dall'Adnkronos a Pesaro, dove è ospite della 61esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. La kermesse dedica al Maestro una retrospettiva, tra i film il cult 'Il ladro di bambini' del 1992: "Credo sia un film ancora capace di parlare ai giorni nostri in una società che si è più imbarbarita rispetto a quella degli Anni 90, in cui il rapporto umano si deteriora ogni giorno che passa, dove si agisce secondo schemi che spesso sono disumani e che annullano il rispetto nel rapporto tra adulti e bambini".
Le retrospettive dei festival "servono a coltivare la memoria delle storie. Qui a Pesaro ho trovato una platea di giovani che ha (ri)scoperto i miei film". Alla kermesse c'è anche 'Lamerica' del 1994: "È stato un altro film epocale, in qualche modo parlava di emigrazione in un momento in cui gli albanesi arrivavano sulle coste pugliesi. Ma anche 'Porte aperte' (del 1990, ndr) che è un film scottante, soprattutto oggi in America perché in molti Stati si vuole ripristinare la pena di morte". Nel corso della carriera (che lui piace definire "vita lavorativa") "ho sempre toccato temi che non erano impegnati ma moralmente necessari. Io non scrivo film a tavolino dicendo 'mi voglio occupare di questo argomento'", sottolinea Amelio, che nel 2026 tornerà con un nuovo film, come annunciato dall'ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco alla presentazione della programmazione speciale per i 25 anni di Rai Cinema: "Ho consegnato la sceneggiatura, ma non posso dire nulla, ne parleremo più avanti. Quello che posso dire è che per me è un bel sogno a cui tengo molto perché è una bellissima storia".
Sull'incontro recente tra il ministro della Cultura Alessandro Giuli e alcuni rappresentanti dell'industria cinematografica, Amelio spera che "continui il dialogo non creando barriere. Da entrambe le parti abbiamo l'obbligo di essere civili nel confronto, che non deve fermarsi". Per il regista si tratta di un tema che "non deve avere colori politici. Stiamo parlando di un settore in crisi in cui tante persone sono ancora a casa senza lavoro. E non parlo dei registi o degli attori che salgono sul palco per salutare il pubblico, mi riferisco a tutto il reparto tecnico - invidiato da tutto il mondo - che ha bisogno di lavorare". Quindi "bisogna a arrivare a una sintesi del nostro e del loro pensiero per il bene di tutti. E' giunto il momento di rimboccarsi le maniche, anche coloro che governano". Con il decreto correttivo del tax credit, pubblicato il 6 giugno, "alcune produzioni potranno ripartire al più presto. Ci voglio credere, con le barricate non si risolve niente".
La carriera di Amelio è iniziata all'età di 20 anni: "Ho avuto la fortuna di imparare dalle persone giuste in un momento in cui il cinema era ancora qualcosa di artigianale. Adesso la tecnologia ha allontanato un po' questo metodo". E non ci sono nemmeno più i divi di una volta: "Quando non c'era la televisione, il cinema aveva anche il privilegio di creare dei divi, perché determinati attori venivano visti come esseri un po' fuori dal mondo. Adesso ci sono interpreti notevoli, che fanno anche molta televisione però non diventano divi perché vengono 'bruciati' dal personaggio successivo. Non durano le personalità", riflette il regista de 'Il signore delle formiche', che aggiunge: "E' un fatto che non dipende da nessuno se non dai tempi. E non si può andare contro l'avanzare degli anni e il cambiamento dei costumi. Io, per esempio, 'Hammamet' (su Craxi, ndr) non lo avrei fatto senza Pierfrancesco Favino, infatti l'ho aspettato un anno per avere lui nel mio film". 'Chi è l'ultima grande diva?' Per Amelio è "Sophia Loren".
Il regista, di recente nelle sale con 'Campo di battaglia', ha spento 80 candeline lo scorso 20 gennaio "ma ho la stessa voglia di fare di un ventenne". Anche se "la mia vita è cambiata, sono cambiate le priorità. Passo molto più tempo a casa e nel cinema sotto casa (l'Eden di Roma), che è diventata la mia seconda casa. Ha cinque sale e me le faccio tutte per vedere tutto". Un'attenzione particolare è per le nuove generazioni: "La vita di un vecchio è proiettata sui giovani, ho molta passione per l'insegnamento. Ci sono ancora degli ex allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia che mi chiamano". Amelio non è solo un grande regista, ma anche un nonno che stravede per le sue nipoti: "Stanno affrontando l'esame di maturità, ieri avevo il batticuore per loro. Sono la priorità e dedico loro gran parte delle mie giornate. di Lucrezia Leombruni