
Il rapper sardo torna con il nuovo album, 16 tracce eclettiche che raccontano la sua essenza più autentica: "X Factor? Mi hanno offerto un milione di euro ma ho detto no"
Quando Salmo preme il grilletto, non ci sono avvertimenti: 'Ranch' è una mitragliata in pieno petto. Ogni traccia, 16 in totale, è una raffica precisa e spietata, che non lascia spazio al silenzio. Il rapper sardo torna con un disco che non cerca né compromessi né pause, nel quale le barre esplodono come colpi e i beat ti lasciano con il cuore (e il cervello) carico di adrenalina. "'Ranch' è il posto sicuro, l'isola felice che ho cercato di ricreare nella mia testa - racconta Salmo, presentando il suo nuovo lavoro -. Avevo bisogno di isolarmi in un momento della mia vita e cercare posto tranquillo. Ho mollato i social che per la creatività sono un freno e ho dovuto mettere i remi in barca e fare un viaggio nell’oceano". Solo allora la creatività è esplosa: "Il disco è venuto fuori da solo, perché nel periodo che ho fatto 'Ranch' avevo altri progetti. Ho fatto una serie tv (Blocco 181) scritto un libro (Sottopelle) e lavorato alla colonna sonora. 'Ranch' lo devo al personaggio che ho interpretato sullo schermo, che si isola e rimane da solo ad affrontare i suoi demoni. Mi sono ispirato alla sua vita".
Il nuovo album, pubblicato per Columbia Records/Sony Music Italy, uscirà il 9 maggio e segna il ritorno del rapper con tracce senza fronzoli, spogliate da featuring (con l’unica eccezione di Kaos in 'Bye Bye',) e dominate da una libertà espressiva totale. Lontano dalle logiche commerciali e dalle estetiche imposte, 'Ranch' prende forma in un luogo simbolico: il rifugio in collina dove Salmo si è isolato negli ultimi anni, nel cuore della Sardegna. Più che uno spazio fisico, una zona franca dove disconnettersi dal rumore esterno e ritrovare sé stesso "un posto magico e giusto se vuoi fare qualcosa di creativo". Il risultato è un album ruvido, eclettico, che non rincorre trend ma detta il ritmo, in pieno stile Salmo. Attraverso generi e umori diversi, 'Ranch' racconta l’urgenza di tornare all’essenziale: alla famiglia, alla musica, alla verità. È il manifesto di un artista che continua a cambiare pelle ma resta fedele alla propria visione, senza filtri né compromessi.
"La scelta di chiamare un personaggio come Kaos per me era doverosa -spiega l'artista - perché è stata la persona che mi ha ispirato più di tutti. Da ragazzino avevo i denti storti e non riuscivo a parlare con le persone. Cercavo di reagire alla timidezza e poi un giorno ho visto un live in Vhs di Neffa nel quale Kaos prendeva il microfono e iniziava a cantare, mangiandosi il palco. Sono rimasto incantato e sono uscito dal mio guscio: volevo cantare anche io così. Kaos mi ha fatto capire che strada dovevo prendere. Nei primi dischi mi sono ispirato a lui e volevo restituirli quello che mi ha dato e chiudere il cerchio".
Per questo album, ammette senza giri di parole, si è guardato dentro: "A 40 anni bisogna tracciare una riga e fare auto analisi. Penso sia arrivata l'età giusta per farlo e 'Ranch' racconta tutto questo". Il disco si apre con 'On Fire', banger adrenalinico che cita la cantautrice Maria Carta e mette subito in chiaro le intenzioni. Tra storytelling crudo ('Crudele'), rap classico ('N€urologia') e chitarre rock ('Sincero'), ogni brano esplora un’angolazione diversa dell’identità artistica del rapper sardo. Con 'Bye Bye' l’ego si fa denso e personale, mentre 'Bounce!' rievoca il Salmo da battaglia dei tempi di Killer Game. Ci sono momenti più intimi come 'Sangue Amaro', riflessivo e lo-fi o 'Incapace', una ballata voce e chitarra senza filtri. Brani come 'Beatcoin' e 'Il Figlio del Prete' rompono gli schemi tra cambi di registro e provocazioni forti, mentre 'Cartine Corte' e 'Numeri Primi' mostrano la vena più narrativa e sperimentale. Il finale è affidato a 'Titoli di Coda', una chiusura metamusicale e dissacrante, dove riappare Mr. Thunder (già visto in Hellvisback), in un’autocritica feroce contro l’industria.
Ogni traccia è accompagnata da un videoclip dedicato - 16 visioni per 16 pezzi - a partire da 'On Fire', con regia di YouNuts! e produzione di Maestro. Al progetto hanno collaborato produttori e musicisti come Low Kidd, Dade, Greg Willen, Big Joe, Marco Azara e altri, mentre mix e master sono firmati da Andrea Suriani. "Il mondo dei videoclip cambiato, ora ci sono i visual e io volevo adattarmi - fa notare Salmo - . Siamo andati in Bulgaria a girare 16 video divisi in due giorni, con un inizio e un finale ma inteso come un unico video. C’è un personaggio che vive da solo nel ranch, come se fosse nel 2070, con dei ritagli di giornali che spiegano di una guerra tra esseri umani e intelligenza artificiale. Mi sono immaginando come sarà il mondo tra qualche anno, nel video si vedono dei robot spenti e al termine, nell'ultimo video, c'è una sorpresa. In Bulgaria costa tutto meno rispetto agli Stati Uniti, sono set scelti per i film e anche Sylvester Stallone ha girato lì l’ultimo Rambo".
'Ranch' verrà portato sul palco il 6 settembre prossimo con il live di Lebonski Park a Milano - Fiera Milano Live, un evento "pensato per i fan, come una festa di paese nella quale i giovani possono venire dalla mattina e divertirsi con il toro meccanico e il pungiball, bere e mangiare fino a quando si apriranno i cancelli e partirà l’inferno". Dopo la grande festa milanese, l'avventura live proseguirà sui grandi palchi italiani e internazionali con il Salmo World Tour 2025, la nuova tournée, che da ottobre vedrà l'artista portare 'Ranch' e il meglio del suo repertorio nei palasport di tutta Italia e fuori dai confini nazionali, in giro per il mondo come Barcellona, Madrid, Londra, Parigi, Berlino e Stoccolma a novembre e Los Angeles, Toronto, New York e Miami nel mese di dicembre. "Lo rimandavo da anni - ricorda Salmo - era in programma ma poi c'è stata la pandemia e alla fine siamo riusciti a organizzarlo. Non vedo l’ora, lo aspetto da tanto. Mi riporterà dove sono partito, nei club, con i piedi per terra".
Con 'Ranch', Salmo continua la sua evoluzione artistica, scegliendo di non limitarsi al rap tradizionale e lasciando spazio a una vena cantautorale che, dice, “è venuta fuori da sola”. Il desiderio era chiaro: “Volevo fare anche chitarra e voce, far capire che oltre la tecnica c’è la musica. La musica conta”. In 'N€urologia' racconta un retroscena sorprendente: nel 2019 rifiutò un milione di euro per diventare giudice a X Factor. “Feci il provino, fu divertente. Mi hanno offerto dei soldi, io ho fatto un po’ lo stronzo, sono arrivato a un milione e alla fine ho mollato tutto. Ma non era il momento giusto. Avevo appena accettato di girare la serie tv e non volevo finire in televisione a piangere. Se avessi visto un ragazzino di 19 anni cantare col cuore sarebbe successo. Per me non è mai stata una questione di soldi”. Il disco è attraversato da riflessioni profonde e personali. “Non volevo ripetermi parlando di società. Ma non è facile restare indifferenti a ciò che accade là fuori”, confessa.
E sulla polemica dei testi rap considerati sessisti, è diretto: “La gente dà troppo peso alle parole. Se lo fai con il rap, fallo anche col cinema. La libertà di espressione deve valere per tutti. Se avessi preso alla lettera tutto quello che ho ascoltato, oggi sarei in galera”. Il rap, per Salmo, è stato un mezzo di trasformazione: “Mi ha aiutato a uscire dal guscio, a sentirmi qualcuno. Per anni ho cercato di sembrare duro, ma oggi che ho 40 anni so di essere una brava persona. E ne vado fiero. Perché dovrei fingere?”. Brani come 'Crudele' e 'Conta su di me' raccontano questo percorso. Il primo è un racconto familiare, “forse troppo personale”, che Salmo paragona alla genesi di 'Redemption Song' di Bob Marley. Il secondo è una canzone d’amore, ma verso la musica: “Non so se mi rappresenta del tutto ma ci tengo”.
Della scena attuale riconosce il grande potenziale ma non risparmia critiche: “Ci sono rapper forti ma molti non sanno raccontarsi. Parlano di altri, non di sé. Se sei sfigato, dillo. Se lo fai bene, spacca. Il problema è che molti non sono sinceri”. Quando si parla di hit, per il suo pubblico forse è 'Il cielo nella stanza', ma per lui il vero colpo è '90 minuti': “Un pezzo originale, blues elettronico con un testo-puzzle sull’Italia di allora. Era il periodo in cui avevo litigato con Salvini. Ma chi può dire quale sarà la hit di 'Ranch'?”. Tra i nomi che stima cita Sayf e Kid Yugi. “Oggi se uno scrive bene è subito wow. Ma tanti video e stili sono uguali. Io vengo dalla scuola di Primo Brown, dove contava lo storytelling. Ai ragazzi dico: osate, fate la rivoluzione. E soprattutto: raccontate la vostra storia. È lì che succede la magia”. (di Federica Mochi)