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Omicidio Diabolik, la sorella: ''Ignoravamo sua doppia vita, da chi sapeva incredibili non ricordo''

07 agosto 2023 | 18.39
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Al parco degli Acquedotti la commemorazione a 4 anni dal delitto

Omicidio Diabolik, la sorella: ''Ignoravamo sua doppia vita, da chi sapeva incredibili non ricordo''

''Quattro anni e ancora buio sui mandanti. Non abbiamo però smesso di sperare nel lavoro degli inquirenti e qualora riuscissero a dare risposte noi urleremo il nostro grazie''. Lo dice all'Adnkronos la sorella di Fabrizio Piscitelli, ucciso al parco degli Acquedotti il 7 agosto del 2019 con un colpo alla testa, durante la commemorazione organizzata sul luogo del delitto a quattro anni dall'omicidio. Figura di spicco del tifo biancoceleste, leader degli Irriducibili, 53 anni, Piscitelli era noto negli ambienti degli ultras della Lazio con il soprannome di Diabolik.

E sul processo che è iniziato il 23 febbraio scorso davanti alla Corte d’Assise di Roma, la sorella aggiunge: ''Ci siamo via via resi conto della difficile indagine dove tutti credono di sapere ma nessuno ha dato un contributo. Grave ritenere che ognuno ha la priorità di proteggersi nel fortino criminale conservandosi spazio e immagine. Nulla su questo prevale. Noi familiari se avessimo saputo della doppia vita di Fabrizio, dei suoi contatti di certo non avremmo avuto la mente confusa e non ci saremmo nascosti dietro gli incredibili 'non so e non ricordo'''.

Nel processo è imputato, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi, l'argentino Raul Esteban Calderon. ''Voglio stare sul qui ed ora e dico senza veli, che il video non lascia spazio ad alcun dubbio e quindi, pur rispettando la presunzione di innocenza senza però insultare la nostra intelligenza, il killer è quello immortalato nel video'', sottolinea la sorella di Piscitelli.

''Chiedo semplicemente giustizia senza quelle complicazioni date dagli eccessi garantisti che in certi casi gridano vergogna. Ecco, speriamo di non rientrare in questa casistica. Mio fratello è stato ucciso, resta la vittima di un omicidio e sia l’autore che i mandanti debbono pagare il loro conto alla giustizia - conclude - Se Fabrizio fosse stato in vita, lo avrebbe fatto stando in carcere''.

(di Giorgia Sodaro)

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