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Vaticano, procuratore Marogna: "Dopo parole Becciu chiaro fosse legittimata dal Papa"

09 maggio 2022 | 20.10
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Angelo Becciu (Fotogramma)
Angelo Becciu (Fotogramma)

"Sono contento che finalmente tutti siano stati messi a conoscenza delle competenze professionali indiscusse di Cecilia Marogna, così come del fatto che sia stata cristallizzata la circostanza che sia stata lei a introdurre al cardinale Angelo Becciu i vertici dei servizi segreti". Lo afferma all'Adnkronos Riccardo Sindoca, procuratore in atti di Cecilia Marogna, commentando l'esito della deposizione del cardinale Angelo Becciu al processo in corso in Vaticano nato dallo scandalo del palazzo di Londra e che vede imputati, tra gli altri, anche l'ex numero due della Segreteria di Stato e la consulente cagliaritana.

Sindoca di dice "attonito per il fatto che si sia passati dal silenzio", rispettato "fino ad apporre il segreto di Stato", al "fare riferimento a Papa Francesco per diverse questioni e circostanze. Ma - aggiunge - questa è una scelta insindacabile e un diritto da parte di colui che risulta esserne stato sciolto per potersi giustamente difendere". In ogni caso, sottolinea, dalla deposizione di Becciu, "è emerso chiaramente che Cecilia Marogna avesse piena legittimazione da parte di Papa Francesco sia per quanto riguarda la propria professionalità, profusa nell’interesse esclusivo della Santa Sede, sia per i pagamenti ricevuti, autorizzati dal Sommo Pontefice".

"Mi risulta invece poco credibile la circostanza riferita da Becciu che il Vaticano avesse stanziato un milione di euro per coprire le spese della gestione informativa e operativa relativa alla liberazione della suora colombiana. Se e quanto sia stato pagato in ordine a questa liberazione, nel caso, lo sapranno, forse i servizi segreti italiani che si son prodigati nell’andare a prelevarla e a portarla in Vaticano e non certo Cecilia Marogna che - sostiene il procuratore in atti - mai ha ricevuto ordine dalla Santa Sede di pagare alcun riscatto a fronte di un sequestro". L'incarico della Marogna, infatti, spiega era semmai quello "di creare un servizio informativo e preventivo contro tali fenomeni. Fatto peraltro ben circostanziato dalle parole intercettate durante il pranzo al ristorante lo Scarpone tra Becciu e Perlasca, quando, parlando proprio della liberazione della suora, lo stesso Becciu fa presente a Perlasca che ‘se ne sarebbe parlato solo fra qualche anno...’".

"Nemmeno è tanto credibile - aggiunge - la circostanza riferita che Cecilia Marogna non avrebbe dovuto percepire alcun compenso se non a liberazione ottenuta, visto che, diversamente, la parte che rappresento, che lavorava in quegli anni in via esclusiva per la Santa Sede, non si comprenda come avrebbe potuto sostentare se stessa e la propria figliola: è implicito e logico che un professionista impieghi parte dei denari incassati con la sua società anche quale appannaggio personale, quale rimborso da amministratore ad esempio, e per poter vivere, oltre che per poter pagare tutte le spese organiche e sociali e di rappresentanza", sostiene Sindoca, che, quanto all'esito del processo si dice ottimista: "Sono certo che tutto volgerà per il meglio, man mano che si va avanti. Ora attenderemo il proseguo con massima serenità".

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