Difesa, l’obiettivo di Meloni è il 2% del pil nel 2025

16 maggio 2025 | 10.12
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Giorgia Meloni, durante il premier time al Senato, indica un obiettivo chiaro: l'Italia manterrà nel 2025 l'impegno a raggiungere il target del 2% del Pil per le spese dedicate alla difesa. Un annuncio che arriva nelle stesse ore in cui il Consiglio Atlantico conferma il nuovo target del 5% da concordare al vertice Nato di giugno. Sono numeri particolarmente sfidanti per tutti i Paesi europei e a maggior ragione per l’Italia, che deve rispettare vincoli di bilancio stringenti. Servono non poche risorse e sarà fondamentale capire come e dove trovarle, trovando equilibrio nelle diverse sensibilità presenti all’interno della maggioranza di governo. Le indicazioni che arrivano dal fronte Nato delineano, peraltro, un percorso che va ben oltre il primo target di spesa per quest’anno. Come riconosce anche il ministro della Difesa Guido Crosetto. Il 2%, dice, "è un punto di partenza. Il nostro obiettivo non è raggiungere un risultato numerico ma avere le capacità che la Nato ci chiede di dare all'Alleanza. Per recuperare il disavanzo accumulato negli ultimi decenni ci vorranno molti anni. Raggiungere il 2% non ci mette nelle condizioni di essere a posto, dobbiamo recuperare tutte le percentuali di pil non investite negli ultimi trent'anni”. Il nuovo obiettivo fissato dall’Alleanza atlantica prevede che il 3,4-3,5%, quello relativo alla spesa strettamente militare, vada raggiunto entro il 2032, in un orizzonte di sette anni a partire dal prossimo vertice dei leader Nato che si terrà all’Aja, in Olanda, il 24 e 25 giugno. È una tabella di marcia più serrata rispetto a quella fissata nel 2014, nel summit in Galles. Allora si decise di lasciare dieci anni per raggiungere la soglia del 2%. C’è poi un’altra idea sul tavolo. È quella di aggiungere delle scadenze annuali per rendere più stringente il percorso in sette anni. Ogni dodici mesi, quindi, tutti gli Stati dovranno spendere lo 0,2% del pil. Quanto costa tutto questo all’Italia? Se consideriamo i valori attuali del prodotto interno lordo, circa 4,3 miliardi di euro per sette anni. Il totale è pari a oltre 30 miliardi di euro. È bene anche ricordare da dove si parte. L’ultima manovra di bilancio ha stanziato 31,2 miliardi per la Difesa (anno 2025), pari all’1,57% del Pil. Gli obiettivi dei singoli Stati si intrecciano poi con il tema più largo della difesa comune europea. Sul tema, è stato eloquente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Ben esemplifica le conseguenze dell'inazione e delle ingiustificate ritrosie a procedere lungo il cammino dell'integrazione". Gli Stati membri, ha ricordato, “ne discutono da oltre settant'anni” e ha poi affondato: “Non è difficile immaginare quale sarebbe oggi la condizione dell'Unione, di fronte al mutato contesto geopolitico, se avessimo scelto a suo tempo di compiere quel salto di qualità politico nel processo di integrazione. Oggi siamo in ritardo, in rincorsa rispetto agli eventi e dobbiamo, di conseguenza, avvertirne l'urgenza".

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