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Intelligenza artificiale, l'esperto: "Impatto più sulla produzione che su società ed elezioni"

Quattrociocchi (La Sapienza): "Le Europee? L'opinione pubblica non si influenza neanche col bazooka"

Intelligenza artificiale, l'esperto:
14 febbraio 2024 | 17.50
LETTURA: 4 minuti

Un "impatto" che si concretizza più sul fronte della produzione che sul sociale o sui processi elettorali. Walter Quattrociocchi, professore ordinario di Informatica all'Università 'La Sapienza' di Roma, dove dirige il Center of Data Science and Complexity for Society (Cdcs), parla con l'Adnkronos di intelligenza artificiale dopo le notizie del Washington Post secondo cui i colossi della tecnologia - Google, Microsoft, Meta, OpenAi, Adobe e TikTok - intendono presentare alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco un accordo per impegnarsi a sviluppare tecnologie che possano identificare e controllare immagini, video e audio generati con l'intelligenza artificiale con lo scopo di ingannare gli elettori del pianeta.

Quattrociocchi parla del "nuovo business model delle piattaforme", degli "effetti collaterali dell'ipertrofia dell'informazione", un volume di informazioni destinato ad aumentare "con l'intelligenza artificiale". E, in vista delle Europee di giugno, "ci sarà più contenuto, che va organizzato". Dal "troppo contenuto" nasce "l'effetto eco-chamber", con l'amplificazione di informazioni, idee, credenze rafforzate tra gruppi di persone più o meno affini. In un contesto in cui "un'altra ulteriore informazione in più non cambia la dinamica" di gruppi polarizzati, con la stessa visione del mondo, che non si incontrano mai. E in cui "l'opinione pubblica non si influenza neanche con il bazooka" perché "l'informazione non cambia il comportamento di voto dal momento che 'peschi' ciò che è già vicino" al tuo sentire, nella 'comfort zone'.

Le fake news (quando già nel 2016 la parola dell'anno era 'post-verità', scelta da Oxford Dictionaries) sono nel mezzo "perché si è abbassata la qualità dell'informazione" con il "cambiamento del business model, in cui prima era il giornalista a selezionare" mentre adesso 'comandano' anche le "dinamiche di intrattenimento" che caratterizzano i contenuti privilegiati dai social, dice Quattrociocchi, autore con Antonella Vicini di 'Misinformation. Guida alla società dell'informazione e della credulità' e 'Polarizzazioni. Informazioni, opinioni e altri demoni nell'infosfera'.

'la grande rivoluzione è iniziata alla fine degli anni Novanta'

L'esperto contestualizza il dibattito aperto sull'intelligenza artificiale nella "grande rivoluzione iniziata nel 1997-98 quando iniziano a essere disponibili, con Internet, i dati" e con la disponibilità di dati crescono le "possibilità di fare previsioni". Indici di probabilità, informazioni sui processi decisionali. Poi la tecnologia si evolve. E, ricorda, "sono state le piattaforme social, come Facebook o Twitter, a cambiare il business model". Inizia a contare il numero di 'like' e "tutto diventa monetizzabile" sulla base della "previsione di cosa potrebbe piacere" a quell'utente in particolare. E poi ancora "la dimensione dei dati diventa talmente grande che di fatto l'intelligenza artificiale diventa finalmente utilizzabile" ed è "il salto nell'intelligenza generativa", in grado di generare testi, immagini, video.

Il salto agli "algoritmi generativi", che "c'erano da anni, ma mancava il dato che permettesse di renderli straordinari come sono diventati", capaci di creare contenuti nuovi, dati simili a quelli dell'ampio set con cui sono stati 'addestrati' (dai testi alle immagini, ai suoni). Così si arriva a ChatGpt, agli "algoritmi che prevedono i discorsi, fanno la previsione di come evolverà il discorso".

Ma, rimarca più volte, tutto nasce "per facilitare alcune performance", come "rivedere un articolo, tradurre un pezzo, scrivere una mail, progettare un sito". Tutto nasce come "strumento che potenzia alcune capacità di produzione". Ed è per questo che "l'impatto è più un impatto produttivo che sociale ed elettorale", afferma, insistendo su quello che considera un "altro progresso tecnologico che facilita alcuni lavori", che cambieranno con l'intelligenza artificiale, un altro progresso che "diventa pericoloso se è pericoloso per i giornalisti".

'inutile il watermark contro i deepfake'

Così in vista degli appuntamenti alle urne, alla domanda se l'intelligenza artificiale possa influenzare le elezioni, Quattrociocchi risponde convinto parlando del "problema dell'informazione falsa" come di un "re-editing della solita farsa" di chi "grida alle fake news e alla teoria del complotto" in un mondo in cui "molti media non hanno capito nulla del nuovo business model delle piattaforme, basato sui dati". Parla dell'"effetto collaterale dell'ipertrofia dell'informazione". E rilancia: "Con l'intelligenza artificiale ci sarà ancor più informazione e tanta informazione equivale a maggiore polarizzazione". Inutile, a suo avviso, il 'watermark' contro i deepfake, per contrastare la disinformazione con un principio simile a quello della filigrana sulle banconote.

"E' facilmente aggirabile - osserva - E il 'watermark' che si mette per l'intelligenza artificiale si può mettere anche su un'immagine vera". "In genere il gioco delle certificazioni - conclude - fa sempre il gioco di nessuno".

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