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Petrolio raffinato in India e rivenduto in Usa, le tecniche della Russia per aggirare le sanzioni

(Afp)
(Afp)
25 febbraio 2024 | 10.53
LETTURA: 2 minuti

Petrolio raffinato in India e rivenduto agli Usa: è una delle tecniche con cui la Russia ha aggirato le sanzioni economiche che l'Occidente le ha imposto negli ultimi due anni. A quanto riporta il Messaggero, nonostante i limiti, lo scorso anno si è raggiunta la cifra record di 37 miliardi di dollari di vendite di greggio all'India, con entrate per Mosca pari a 320 miliardi di dollari. Uno dei problemi delle sanzioni - argomenta il quotidiano - è che non hanno potuto coprire i Paesi terzi, facendo sì che Stati come Turchia, Kazakistan e India potessero agire come intermediari, facendo transitare sul loro territorio le merci sanzionate da o verso la Russia.

Secondo un'analisi del Centro per la ricerca sull'energia e l'aria pulita, il flusso di pagamenti tra Russia e l'India è aumentato di oltre 13 volte rispetto al periodo prebellico. Questo enorme volume di spedizioni potrebbe coinvolgere la cosiddetta "flotta ombra" di petroliere di greggio, creata da Mosca per mascherare i commerci e la massimizzazione dei profitti. La compagnia di navigazione Windward stima che lo scorso anno questa "flotta" abbia raggiunto le 1.800 navi.

Anche altre sanzioni sono state aggirate dal Cremlino. Diversi canali bancari per trattare con la Russia sono infatti rimasti aperti in Occidente negli ultimi due anni. Le autorità europee sospettano che tramite questi o magari mascherandoli come pagamenti di prodotti farmaceutici, alimentari o energetici (come il gas, ancora venduto, seppur in quantità molto ridotte), si siano comprate strumentazioni militari e tecnologiche, il cui commercio con l'Ue è in teoria vietato. Tra questi, prodotti chimici e componenti elettroniche come i semiconduttori, utilizzati tanto nelle lavatrici quanto in alcuni missili. Transazioni fatte sfruttando anche le differenze tra le sanzioni occidentali, con alcuni Paesi che non si sono allineati del tutto a quanto deciso dalla comunità internazionale, come l'Ungheria. C'è poi da considerare che fino allo scorso gennaio le sanzioni non colpivano il settore dei diamanti, tra i più prolifici per Mosca.

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