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L’intolleranza al glutine. L’epidemia che c’è ma non si vede

15 febbraio 2024 | 08.20
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L’intolleranza al glutine. L’epidemia che c’è ma non si vede

Nel mondo, secondo stime aggiornate, circa il 15% della popolazione ha tolto il glutine dalla propria alimentazione quotidiana. In Italia, le stesse fonti, riferiscono di un 12% che, tradotto, vuol dire oltre 7 milioni di italiani a dieta gluten-free. Si tratta per lo più di soggetti giovani-adulti, di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Tra gli ultracinquantenni la prevalenza del fenomeno risulta essere assai più contenuta.

Ovviamente qui non si parla di celiaci che sono, com’è noto, persone dotate di una precisa genetica di riferimento, con cellule anticorpali assolutamente distintive della celiachia e con esame istologico, eseguito su biopsia duodenale, altrettanto suggestivo per una serie di particolari alterazioni strutturali e cellulari. Il riferimento, in questo caso, è a pazienti sensibili al glutine ma NON celiaci, da intendersi come soggetti che possono non avere alcun indizio genetico di riferimento, oltre che essere mancanti degli elementi sierologici e tissutali tipici dei celiaci. In entrambi i casi, tuttavia, i prodotti derivanti dal frumento rimangono l’elemento d’innesco del quadro morboso. In realtà, oltre che sul versante clinico e laboratoristico, la celiachia e la sensibilità al glutine non celiaca (Gluten Sensitivity) differiscono anche sul piano delle dinamiche patogenetiche dipendendo, le due malattie, dal coinvolgimento di componenti assolutamente diversificati del sistema immunitario sul piano cellulare, evolutivo e funzionale.

Ma è davvero solo il glutine l’agente responsabile di questa autentica epidemia che sembra incontrollabile, o ci sono anche altri fattori concausali in grado di attivare le dinamiche della Non-Coeliac Gluten Sensitivity?

E’ quest’ultima, tra l’altro, malattia ancora orfana di riconoscimento che, nel nostro Paese, al momento è previsto solo per la malattia celiaca. Un soggetto viene identificato come ‘celiaco’ - e, dunque, autorizzato e legittimato a ricevere gratuitamente i prodotti senza glutine - solo quando dispone documentalmente di tutti i requisiti (suscettibilità genetica, presenza degli autoanticorpi e profilo istologico) specifici della malattia. Per contro, il soggetto sensibile al glutine non celiaco, mancando anche solo di uno dei tre indizi diagnostici elettivi, viene automaticamente escluso da ogni possibilità di rimborso.

Nell’intento di fare chiarezza su un argomento per tanti aspetti ancora controverso, la prossima puntata di “τροφήν, 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮”, rubrica curata dall’immunologo Mauro Minelli e condivisa da ADNKronos Salute, sarà dedicata all’analisi di un fenomeno sempre più emergente e, per questo, meritevole d’attenzione sul piano sociale oltre che clinico.

Appuntamento a venerdì 16 febbraio

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