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Caso Garlasco, così Nordio rivede l'idea su Stasi in pochi giorni

Il 19 maggio il guardasigilli ricordava il dovere di non intervenire in un'inchiesta in corso, domenica invece definisce 'irragionevole' una condanna visti i dubbi dei giudici

Carlo Nordio - (Ipa)
Carlo Nordio - (Ipa)
26 maggio 2025 | 11.41
LETTURA: 4 minuti

"Quando c'è una inchiesta in corso, da ex magistrato e da ministro della Giustizia non posso, non devo e non voglio intervenire". E' il 19 maggio e il ministro della Giustizia Carlo Nordio - partecipando a un convegno sull'intelligenza artificiale al Palazzo di giustizia di Milano - risponde così a una domanda sul caso Garlasco. "In linea generale - aggiungeva - una volta si diceva il tempo è padre di verità, ma molto spesso il tempo è padre di oblio. Quindi più il tempo passa, più è difficile ricostruire un fatto".

Sul delitto di Chiara Poggi, Nordio è poi tornato ieri domenica 25 maggio, rispondendo a domande più specifiche, visto che la nuova indagine della Procura di Pavia punta su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già archiviato due volte.

In entrambe le occasioni le risposte sono simili e la premessa è che parla in linea generale. La questione riguarda in astratto la doppia assoluzione (in primo grado e in appello) che per il ministro può essere superata solo se nel processo d'appello bis disposto dalla Cassazione vengano discusse nuove prove. Nel secondo processo d'appello a carico di Stasi viene fatta la perizia decisiva sulle scale che portano in cantina - l'imputato non poteva avere le scarpe pulite dopo aver sceso due gradini scoprendo il corpo senza vita di Chiara -; c'è l'acquisizione di alcune foto che mostrano sulla maglietta del pigiama della vittima le impronte insanguinate dell'assassino e rafforzano l'ipotesi che l'assassino si lavi le mani - sul dispenser portasapone ci sono solo le impronte di Stasi e l'impronta insanguinata, numero 42, sul tappettino del bagno combacia con la sua taglia; le testimonianze e le indagini restituiscono che alla bici nera da donna di Stasi (sequestrata solo sette anni dopo) sono stati sostituiti i pedali e che su altri pedali non sospetti è stato trovato il Dna della vittima.

"Sempre senza riferimento a questo caso, sono dell'idea che quando una persona è stata assolta non si debba e non si possa riformare la sentenza in peius, a meno che non si rifaccia il processo come accade in alcuni procedimenti anglosassoni questo perché quando un giudice ha già dubitato al punto da assolvere, è difficile pensare che si possa condannare al di là di ogni ragionevole dubbio, come vuole la nostra Costituzione". Se intervengono nuove prove prima che la sentenza passi in giudicato - come nel caso di Alberto Stasi a guardare la sentenza - "è ammissibile secondo me che un processo possa concludersi con una reformatio in peius, ma si deve rifare il processo. Non si può rivedere un processo sulla base dell'elemento puramente cartolare del giudizio di primo grado" conclude Nordio intercettato dai cronisti di giudiziaria del Palazzo di giustizia di Milano.

Domenica 25 maggio ospite della trasmissione tv 'Zona Bianca' il ministro Nordio risponde sul processo a Stasi e se la premessa è sempre il "non voglio parlare di vicende in corso" aggiunge anche altro. "Trovo irragionevole che dopo una sentenza o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna senza nemmeno rifare l'intero processo. Tutto questo è irrazionale perché se per legge si può condannare soltanto al di là di ogni ragionevole dubbio quando uno o più giudici hanno già dubitato al punto di assolvere non si vede come si possa condannare. Questo secondo me è irragionevole e andrebbe cambiato con una riforma che noi abbiamo provato a fare e che abbiamo fatto a metà". Risposta che deve però fare i conti con la decisione della Cassazione di rinviare per un processo d'appello bis (su nuove prove) e poi confermare la condanna visto il mosaico di prove: Stasi è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, si legge nella sentenza.

Alla domanda se possano esserci conseguenze per i magistrati nel caso emergessero delle novità sul delitto di quasi 18 anni fa il ministro Nordio è netto: "Assolutamente no, la responsabilità si può avere soltanto quando il magistrato o non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte. E' proprio per questo che per tutti i processi esiste nei paesi democratici un doppio o triplo grado di giurisdizione, perché si presume che la sentenza possa essere sbagliata". Per il ministro il caso di Garlasco non aiuta, comunque la si pensi, ad avere fiducia nella magistratura. "Credo che purtroppo, in questo momento, l'opinione pubblica, l'opinione del cittadino nei confronti della giustizia sia abbastanza negativa. Secondo me più che una colpa dei magistrati è una colpa delle leggi, i magistrati amministrano queste leggi che sono imperfette, che consentono addirittura di procrastinare dei processi all'infinito anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli" conclude Nordio.

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