
Il difensore dell'indagato: "Atto procura è nullo". L'avvocata Taccia sui social: "Guerra dura senza paura". Stasi ascoltato come testimone, l'avvocato: "Soddisfatti". Il fratello di Chiara Poggi, Marco, sentito contemporaneamente a Venezia
Andrea Sempio, indagato per il delitto di Chiara Poggi avvenuto nell'agosto 2007 a Garlasco, non si è presentato in procura a Pavia dove era atteso per essere interrogato, un’assenza che il codice di procedura penale prevede. A spiegare il perché all'Adnkronos, è Massimo Lovati, uno dei difensori di Sempio: “Atto nullo, lo abbiamo comunicato alla procura. L’invito non conteneva l’avvertenza alla lettera D dell’articolo 375 del codice di procedura penale”, afferma, aggiungendo: “Andrea sta bene. Segue le nostre direttive e le nostre strategie difensive”.
In particolare, il difensore Lovati fa notare che il ‘difetto’ nell’atto della procura è relativo all’assenza dell’”avvertimento che il pubblico ministero potrà disporre a norma dell'articolo 132 l'accompagnamento coattivo in caso di mancata presentazione senza che sia stato addotto legittimo impedimento”. Dunque la difesa di Sempio ha colto questo presunto ‘errore’ per non presentarsi in procura.
“Vediamo”, risponde poi Lovati alla domanda se dopo il mancato interrogatorio di oggi Sempio potrebbe essere chiamato ancora dai magistrati per un faccia a faccia. Un punto su cui pm e difesa non avrebbero interloquito. Come indagato Sempio ha la facoltà di non rispondere per non concedere vantaggi a chi lo accusa.
“Guerra dura senza paura. Codice di procedura penale noi ti amiamo”, scrive intanto Angela Taccia, avvocata di Sempio. Una frase che lasciava ipotizzare che ci potesse essere stato un errore di notifica rispetto alla richiesta di comparizione davanti ai magistrati di Pavia. “Lascia che l'oceano ti insegni che puoi essere sia calmo che caotico, gentile e forte” altre parole affidate sempre ai social.
Intanto, l’allora fidanzato di Chiara Poggi Alberto Stasi, a bordo di un’auto guidata dalla sua avvocata Giada Bocellari si è recato in procura dove è stato sentito come testimone assistito nella nuova inchiesta. “Non posso dire nulla sugli argomenti chiesti, posso dire che abbiamo risposto a tutte le domande e che siamo contenti di essere venuti. Siamo molto soddisfatti, ho grande fiducia a rispetto per chi indaga”, ha detto Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, al termine dell’interrogatorio in procura. Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, delitto che ora vede indagato Sempio, amico del fratello della vittima. “E’ rispettoso della condanna e sereno e fiducioso in questa inchiesta” conclude il difensore al termine di oltre due ore di interrogatorio.
Tra le domande degli inquirenti - domande su cui il difensore mantiene il riserbo - ci sarebbero anche quelle relative alla serata trascorsa dai due fidanzati il 12 agosto 2007 a casa Poggi, giorno prima del delitto. Le sue risposte potrebbe aver dato elementi utili sullo stato della villetta di via Pascoli in cui entra l’assassino.
A due mesi dalla notizia sorprendente che l’amico del fratello della vittima è nuovamente indagato per il delitto di Garlasco, l’auspicio era di conoscere i nuovi elementi d’accusa, finora gli indizi di cui si parla – Dna, alibi e contatti telefonici - sono quelli che già compaiono in una doppia inchiesta su Sempio e nell’archiviazione del 2017. In particolare, tra gli assi da giocare, la sua (presunta) traccia genetica trovata sulle unghie della vittima, lo scontrino del parcheggio di Vigevano che lui mostra a riprova che non era a Garlasco la mattinata dell’omicidio e le telefonate sospette fatte a casa Poggi alcuni giorni prima della morte della ventiseienne. Elementi che otto anni fa non hanno convinto né la Procura di Pavia, né il gip Fabio Lambertucci.
In questa ultima inchiesta gli inquirenti sono convinti che il Dna maschile (due in realtà, ndr) sulle unghie di Chiara non è giustificabile se non ipotizzando una lite tra la vittima e l’amico del fratello. Per i titolari dell’indagine - i pm Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza - quell’impronta genetica è da contatto cioè la vittima e l’aggressore erano sulla stessa scena, nello stesso identico momento. Un’idea ‘scartata’ dai consulenti (anche quelli del condannato) e che il perito Francesco De Stefano nell’appello bis a Stasi ha bollato come inutilizzabile, non scientificamente valida perché non restituisce lo stesso risultato, e non è identificativo perché identifica una linea paterna e non una singola persona. Inoltre, tutte le sentenze ritengono che Chiara sia stata colpita di sorpresa, senza lasciarle il tempo di reagire, parole che mal si conciliano con la nuova dinamica del delitto.
Il presunto Dna è già stato ‘smontato’ nell’archiviazione contro Sempio poiché si è ritenuto riconducibile a un contatto: Sempio che frequentava casa Poggi potrebbe aver lasciato la sua impronta genetica su un oggetto (la tastiera del computer) e non essendo ‘lavato’ da reagenti Chiara toccandolo successivamente potrebbe averlo catturato; una spiegazione che non colloca l’indagato in via Pascoli mentre Chiara Poggi viene uccisa.
Altro elemento che torna al centro delle accuse è l'alibi dell'amico di Marco Poggi. A verbale ha sempre ripetuto che quella mattina ha aspettato la madre per prendere l’unica macchina di famiglia e raggiungere Vigevano. Nel 2008 mostra lo scontrino del parcheggio di piazza Ducale, ma i nuovi magistrati non gli credono incrociandolo con un altro elemento già noto: le risultanze telefoniche. Per la difesa di Stasi, e a quanto pare anche per la Procura di Pavia, il cellulare di Sempio aggancia le celle di Garlasco a riprova che dice una bugia. Una consulenza della famiglia Poggi, invece, ritiene credibile - orari alla mano - il suo racconto e a rafforzare l’idea che Chiara e l’indagato non si conoscesse emerge l’assenza di contatti tra il cellulare della vittima e Sempio. Sei giorni prima del delitto Sempio chiama due volte casa Poggi (due e otto secondi la durata), l’8 agosto la conversazione con la sorella dell’amico dura 21 secondi. Difficile dimostrare che fosse uno stalker.
In un’inchiesta che non è solo giudiziaria, ma anche fortemente mediatica con perquisizioni e indagato esposti a favore di telecamere e testimoni che si fanno avanti anni dopo in tv -l’interrogatorio di Sempio è stato fissato contemporaneamente a quello ad Alberto Stasi (sempre in procura a Pavia) e Marco Poggi, fratello della vittima, che è invece sentito a Venezia per chiedergli alcune precisazioni rispetto alle dichiarazioni già rese a metà marzo su chi frequentava la loro villetta, su chi utilizzava il computer di casa, su chi era al corrente che a inizio agosto la famiglia sarebbe partita per le vacanze in Trentino e che Chiara sarebbe rimasta sola a Garlasco.
Come nei film americani, il 'faccia a faccia' (a distanza) ha visto il testimone assistito Stasi rispondere non sull’omicidio (di cui è l’unico colpevole accertato dallo Stato italiano) ma sulle amicizie di Chiara. Che Sempio e Stasi non si conoscessero trova d’accordo entrambi e il movente sentimentale sembra già archiviato: la differenza di età tra indagato e vittima "rende difficile ipotizzare un interesse di Sempio nei suoi confronti; interesse peraltro mai riferito da alcuna delle persone sentite", si legge nell'archiviazione di Pavia.
Se nelle ultime settimane - alla luce delle perquisizioni scattate a casa Sempio, dei genitori e di due amici (non indagati) della compagnia di Marco Poggi - e delle regole fissate per l’incidente probatorio per cui è stato chiesto il Dna a una decina di persone tra cui le gemelle K (non indagate), Stefania e Paola Cappa cugine della vittima, si è tentato di buttare fango su eventuali complici, i fatti giudiziari restano chiari: l'unico nome scritto nel registro degli indagati è quello di Andrea Sempio e l’unico colpevole dell’omicidio di Chiara Poggi è Alberto Stasi.