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Inchiesta 'Doppia curva', altri 7 arresti per usura ed estorsioni

Per alcuni reati contestata l'aggravante della finalità mafiosa per avere agevolato la famiglia Bellocco. Ai domiciliari Mauro Russo, ex socio di Vieri e Maldini

La curva dell'Inter
La curva dell'Inter
05 maggio 2025 | 12.49
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Altri sette arresti nell'ambito dell'inchiesta 'Doppia Curva' della Procura di Milano che aveva svelato una rete di legami tra tifo organizzato e gruppi criminali portando all'arresto dei capi ultras delle curve di Inter e Milan.

Arrestato l'ex socio di Maldini e Vieri

Tra gli arrestati figura anche Mauro Russo, ai domiciliari, ex socio dell'ex difensore milanista Paolo Maldini e dell'ex attaccante nerazzurro Christian Vieri, entrambi estranei alle indagini. A Russo, nome già emerso come perquisito nelle indagini, viene contestato di aver estorto 4mila euro al mese all'imprenditore Gherardo Zaccagni, l'ex re dei parcheggi di San Siro, per una presunta estorsione di circa 60mila euro.

Nella misura firmata dal gip Domenico Santoro per le esigenze cautelari si sottolinea come Russo sia coinvolto in più attività connesse al mondo degli stadi: "Si pensi, a titolo esemplificativo, alla vicenda relativa alla tentata acquisizione dei parcheggi dello Stadio San Nicola di Bari, nella quale Russo appare essere stato incaricato di conseguire il placet delle famiglie malavitose del posto".

Per il giudice Santoro "né va trascurata, nella valutazione che interessa, la capacità del Russo di intessere un reticolo di legami con ambiti non solo delle società di calcio ma anche delle istituzioni, servente al ruolo svolto a prò dello Zaccagni e, al contempo, chiaramente evocativa della sua capacità di reiterare condotte del medesimo tipo di quelle per cui si procede".

Le accuse

Gli arresti eseguiti oggi, 5 maggio, (cinque in carcere e due agli arresti domiciliari), da Polizia e Guardia di finanza sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia della procura, sono scattati per le accuse a vario titolo di estorsione, usura ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Per alcuni dei reati per cui si procede è stata contestata l’aggravante della finalità mafiosa, per avere agevolato, secondo l’accusa, la cosca mafiosa facente capo alla famiglia Bellocco.

Le vicende contestate ora sono già emerse nel corso delle indagini condotte nell'inchiesta 'Doppia Curva', ma sono state successivamente approfondite "attraverso le dichiarazioni delle persone offese, gli interrogatori resi dal collaboratore di giustizia Andrea Beretta e l’effettuazione di mirati approfondimenti di natura economica e finanziaria", si legge nella nota del procuratore di Milano Marcello Viola.

Prestiti con interessi al 400%

Le estorsioni riguardano in particolare "versamenti di denaro illecitamente pretesi dal gestore dei parcheggi dello Stadio Meazza al fine di garantirsi una sorta di 'tranquillità ambientale'; al recupero di somme di denaro connesse a prestiti di natura usuraia ovvero finanziamenti per attività economiche; il tentativo di estromettere il Beretta dalla gestione della sua società di merchandising".

Il reato di usura contestato riguarda, invece, "prestiti elargiti, da più persone, tra i quali, secondo l’impostazione accusatoria, anche il defunto Bellocco Antonio, a un imprenditore comasco, dal quale sono stati pretesi interessi fino al 400% e nei confronti del quale, negli ultimi mesi, sono state rivolte reiterate minacce per indurlo a versare quanto pattuito.

L’ultima ipotesi oggetto di contestazione, originariamente attribuita anche allo stesso Bellocco, riguarda l’utilizzo di una società per l’emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione delle imposte sui redditi e Iva".

Il business parcheggi

C'è anche la gestione dei parcheggi dello Stadio Meazza tra gli episodi estorsivi contestati nella nuova misura.

In particolare nel ricostruire i rapporti del tifo organizzato nerazzurro si analizza il passaggio di denaro - 4mila euro mensili - considerati "una sorta di obolo che veniva versato agli apicali esponenti della Curva Nord" dall'imprenditore Gherardo Zaccagni. Un contributo, "quale corrispettivo della tranquillità" nella gestione dei parcheggi contro "la capacità intimidatrice intrinseca al mondo della Curva Nord, incarnata dai suoi due apicali esponenti, Vittorio Boiocchi e Andrea Beretta", il primo deceduto in un agguato e il secondo diventato collaboratore di giustizia dopo l'arresto nel primo filone di questa indagine.

"Va, però, rilevato - scrive il giudice per le indagini preliminari di Milano Domenico Santoro - che la tranquillità era anelata dallo Zaccagni anche rispetto alle pretese della criminalità organizzata: anche questo è dato che emerge, a piene mani, dalle conversazioni intercettate". Nell'ordinanza di custodia cautelare "si registravano i tentativi di esponenti della 'ndrangheta di impossessarsi del controllo della Curva Nord e della stessa Curva Sud (quella, per intendersi, del Milan). Sotto questo versante, la copertura e l'ombrello protettivo di Zaccagni erano rappresentati dalla stessa presenza (non del tutto ufficiale e non sempre palese, in ragione dei suoi precedenti penali) di Giuseppe Caminiti nell'organigramma della società dell'imprenditore".

La somma dei due interessi, quello di Caminiti a conservare la sua fonte di introiti e quello di Zaccagni "a valersi della tutela di un soggetto con precedenti, perfettamente inserito in contesti di 'ndrangheta, dei quali palesava perfetta conoscenza e con i quali si muoveva abilmente, costituisce l'humus che permette, per un verso, all'imprenditore di far prosperare anche questo settore della sua attività e, per altro verso, di tacitare altra pretesa esterna" si legge nella misura cautelare eseguita oggi da Polizia e Guardia di finanza.

Caminiti è "essenziale" all'imprenditore non solo per avergli consentito di acquisire i parcheggi dello stadio, ma anche per "una tranquilla gestione del servizio in cambio di quello che appare quasi un costo d'azienda, una sorta di tassa per la tranquillità versata a Boiocchi e Beretta" - uomini con una carica "intimidatrice" - a partire dal 2018.

Una condotta "che evoca meccanismi operativi propri della criminalità mafiosa, capace di imporre il pizzo per la tranquillità nel territori in cui opera: allo stesso modo, la criminalità organizzata celata dietro il paravento della curva Nord impone il pagamento di un prezzo per la tranquillità in quello che è il suo territorio, lo stadio. Si è, insomma, al cospetto di una forma di estorsione ambientale" conclude il gip Santoro.

Zanetti nell'ordinanza

Nella nuova ordinanza emerge una conversazione tra Antonio Bellocco e Davide Scarfone, intercettata dalla Squadra Mobile il 14 novembre 2023, in cui si fa riferimento a un evento organizzato da quest'ultimo a cui doveva essere invitato Javier Zanetti (estraneo all'inchiesta, ndr), vicepresidente dell'Inter, tramite Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord e ora collaboratore di giustizia. Un evento che si tiene tre giorni dopo e che avrebbe visto l'effettiva partecipazione dell'ex capitano nerazzurro.

Intercettato, Bellocco - rampollo della famiglia di Rosarno ucciso proprio da Beretta in un agguato nel settembre scorso a Cernusco sul Naviglio - "rivelava di aver ricevuto un messaggio da Zanetti alla fine dell'evento e di voler andare a mangiare presso il suo ristorante, dicendo 'Mi ha mandato un messaggio (Javier Zanetti, ndr): spero che il ragazzo sia stato contento...emmh tutte cose...dopo andiamo a mangiare, andiamo a mangiare da lui (Zanetti, ndr) un giorno di questi".

Per il giudice per le indagini preliminari di Milano Domenico Santoro "È indubbio che tale vicenda (come giustamente segnala il pm Paolo Storari nella sua richiesta) rappresenti un significativo elemento di prova circa il rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della Curva Nord, in questo caso rappresentati da Antonio Bellocco, e la società interista".

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