
Imputati otto carabinieri per i depistaggi seguiti al pestaggio e alla morte del 31enne romano, arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto una settimana dopo al Pertini
Slitta al 19 giugno la sentenza nel processo di Appello sui depistaggi seguiti al pestaggio e alla morte di Stefano Cucchi, il 31enne romano, arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto sette giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini, che vede imputati otto carabinieri. L’udienza in programma oggi infatti è stata rinviata per un impedimento di un giudice del collegio. Così come avvenuto all’udienza dello scorso venerdì nel processo per depistaggio e falso che vede imputati altri 3 carabinieri, anche oggi gli avvocati di due parti civili, agenti della Penitenziaria, hanno annunciato la revoca delle costituzioni così era già intervenuta quella della famiglia Cucchi.
“Io l’ho sempre sostenuto e continuerò a sostenerlo – ha detto all’Adnkronos Ilaria Cucchi al termine dell’udienza - le condanne rispetto ai responsabili per l’uccisione di mio fratello sono state estremamente significative. Ritengo però, e lo ribadisco con forza, altrettanto responsabili tutti coloro che sono qui a processo oggi per aver messo in piedi i cosiddetti depistaggi, che sono stati un danno enorme per la mia famiglia, per la stessa giustizia nonché per tutti coloro che hanno vissuto quei processi sul banco degli imputati al posto dei veri responsabili, ossia i carabinieri che sono stati condannati e stanno scontando la loro pena. La condanna in primo grado dei vertici della scala gerarchica è stata un segnale importantissimo per la sottoscritta ma direi per tutta la società civile – ha aggiunto - È inutile sottolineare che nessuno di noi vede in quelle persone condannate per fatti estremamente gravi tutto l’intero corpo dell’Arma dei Carabinieri e più in generale delle forze dell’ordine, ma io ritengo che quel segnale vada mandato avanti e non vada smentito, sarebbe veramente una sconfitta per tutti”.
Nel processo di Appello la procura generale ha chiesto l’assoluzione per tre carabinieri, Lorenzo Sabatino, Francesco Di Sano e Tiziano Testarmata “perché il fatto non costituisce reato”, di dichiarare la prescrizione per altri tre, il generale Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo e Luciano Soligo, e di confermare le condanne per Massimiliano Colombo Labriola e Luca De Cianni. In primo grado, nel procedimento nato dall’inchiesta del pm Giovanni Musarò, il 7 aprile 2022 erano stati condannati in primo grado tutti gli otto carabinieri imputati: a 5 anni il generale Alessandro Casarsa, 4 anni per Francesco Cavallo e Luciano Soligo, 2 anni e mezzo per Luca De Cianni, un anno e 9 mesi per Tiziano Testarmata, un anno e 3 mesi per Francesco Di Sano, un anno e tre mesi per Lorenzo Sabatino e un anno e nove mesi per Massimiliano Colombo Labriola. Le accuse contestate agli otto militari dell’Arma, a vario titolo e a seconda delle posizioni, vanno dal falso, al favoreggiamento, all’omessa denuncia e calunnia.