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Da Piperno a Saviano, le novità in libreria

Una selezione dei nuovi titoli

'Ogni maledetta mattina' e 'L'amore mio non muore'
'Ogni maledetta mattina' e 'L'amore mio non muore'
03 maggio 2025 | 11.16
LETTURA: 16 minuti

Ecco una selezione delle novità in libreria presentata questa settimana dall'AdnKronos.

'Ogni maledetta mattina' di Alessandro Piperno

È in libreria con Mondadori 'Ogni maledetta mattina' del premio Strega Alessandro Piperno. Cos'è quel "brivido ai polpastrelli" a cui è impossibile resistere? La smania che porta gli scrittori, nei secoli, a gioire e disperarsi davanti al foglio bianco, alla macchina da scrivere, alla tastiera del computer? Con la disinvolta competenza del narratore navigato e il tono sornione dei suoi pezzi su 'La Lettura' del 'Corriere della Sera', Piperno ci regala un’irresistibile riflessione sull’arte di scrivere. "Si scrive perché si sente il dovere di farlo", sosteneva Philip Larkin, con un’ironia che non trascura l’aspetto etico della questione. A dispetto della più immediata delle motivazioni, il piacere che si può trarre dal fare quello che si fa, è indubbio che la scrittura per taluni somigli più a un vizio che non a un passatempo. E come ogni vizio che si rispetti, è molto difficile, se non impossibile, farne a meno.

In 'Ogni maledetta mattina' Alessandro Piperno s’interroga sul senso del proprio mestiere, su quella specie di richiamo al tavolo da lavoro, non meno potente del richiamo della foresta, che costringe ogni santo giorno chi scrive a passare ore chino su una tastiera nel tentativo di portare a casa il necessario per sopravvivere. In cerca di risposte, o forse soltanto di itinerari artistici esemplari, Piperno si affida all’esperienza di alcuni grandi scrittori del passato, immaginando per ciascuno di essi una motivazione preliminare all’atto di scrivere. Ambizione. Odio. Responsabilità. Piacere. Conoscenza. Cinque buone ragioni per mettersi al lavoro, a cui i vari Montaigne, Flaubert, Woolf, Fitzgerald, Capote, Kafka, Bernhard – solo alcuni degli autori chiamati a testimoniare in questo libro – aderirono per realizzare se stessi e il proprio mondo poetico. Ma che lo si faccia per vanità, per ambizione, alla ricerca di uno status, per dare forma al proprio odio, per tradurre attraverso un gesto responsabile gli appelli lanciati dal mondo, per inseguire il proprio piacere o perché animati da una genuina sete di conoscenza, ciascuno degli scrittori presi in considerazione ci ricorda che scrivere non è un diritto, e nemmeno un dovere, bensì una necessità.

'Chiedimi chi erano i Beatles' di Pier Luigi Bersani

"Se c’è qualcosa che vi urta nel profondo, non state lì a pettinare le bambole. Non importa in quanti sarete, se in tanti o in pochi o da soli. Impegnatevi, e collegate l’impegno a un pensiero. Magari con l’aiuto di chi ha frequentato la politica per tutta una vita e dovrebbe dedicarsi a seminare e non a raccogliere". È un invito, quello di Pier Luigi Bersani - autore di 'Chiedimi chi erano i Beatles. I giovani, la politica, la storia', in libreria con Rizzoli - che nasce da un viaggio lungo tutta l’Italia e dalle conversazioni avute, spesso davanti a una birra, con studenti, giovani militanti e attivisti.

E in queste pagine l’ex segretario del Partito democratico, oggi semplice iscritto, si rende disponibile per "continuare quel dialogo mettendoci un po’ di radici, un po’ di memoria e qualche approssimativa rima storica che possa essere utile a dare maggior consapevolezza del presente". Partendo dalla Storia, infatti, Bersani racconta le scansioni e i momenti chiave della vicenda italiana ed europea, per capire quale è il senso (e il metodo) della buona politica, quale il peso del lavoro, inteso come soggetto, nell’evoluzione delle nostre democrazie; quale atteggiamento tenere verso il nuovo tecno-capitalismo e le derive della globalizzazione. Con uno sguardo attento, impreziosito da aneddoti e ricordi personali, proprio su quel "partito della nazione", il Pd, sulla sua fondazione, sulle prospettive, sulla sinistra "da non lasciare mai incustodita". Pagine "fuor di metafora" impegnate e generose ("la generosità" dice Bersani "è la materia prima della politica"), ispirate a un principio cui l’autore non ha mai derogato, ancora più valido nel confronto con queste nuove destre: "Per reagire non servono parole alate o politiciste. Servono parole per l’uguaglianza e per la dignità e il valore di ogni diversità; parole che semplicemente si facciano capire e non appaiano straniere ai luoghi dove si svolge la vita comune della gente".

'Universalismo radicale. Oltre l’identità' di Omri Boehm

Cosa significa davvero propugnare l’universalismo oggi? In 'Universalismo radicale. Oltre l’identità' (Marietti1820) in libreria da venerdì 16 maggio, il filosofo e saggista israeliano-tedesco Omri Boehm – di recente 'censurato' da Israele, che ha chiesto di cancellare il suo intervento al Memoriale di Buchenwald in occasione dell’ottantesimo della Liberazione – affronta una delle sfide più drammatiche del nostro tempo: riscoprire un autentico universalismo, capace di opporsi tanto ai nazionalismi reazionari quanto ai riduzionismi identitari. "La lotta all’ingiustizia sistemica e al falso universalismo può essere condotta soltanto in nome del vero universalismo. Non in nome dell’identità", afferma Boehm. Con uno stile rigoroso ma accessibile, Universalismo radicale rilegge alcuni dei testi fondativi dell’Occidente – dalla Dichiarazione d’indipendenza americana al pensiero di Kant, fino alla "legatura di Isacco" nella Bibbia – per dimostrare che un’etica della dignità non può nascere se non dall’impegno verso principi morali assoluti, indipendenti dalle appartenenze e dalle convenienze storiche. Boehm non teme di toccare temi scottanti. Parla di un’epoca, la nostra, in cui "la democrazia liberale è in crisi da anni" e in cui "la forza dei principi per cui ci battiamo all’esterno si misura sull’integrità con cui li manteniamo al nostro interno". Dopo il 7 ottobre 2023, ricorda l'autore, "la posta in gioco è più chiara che mai". Non si può difendere l’umanesimo universale a parole, mentre si abdica ai doveri morali che esso impone nei fatti.

"Abbiamo tutti una certa confidenza con il canone dei diritti dell’uomo", scrive Boehm, "ma molto più di rado ci si imbatte nella domanda se esistano ancora i doveri umani". È questo il nucleo etico che il filosofo vuole rimettere al centro: i diritti senza doveri diventano strumenti di rivendicazione, non di liberazione. Nel percorso che attraversa il pensiero di Kant, la tradizione biblica e l’esperienza storica americana, Boehm rivendica l’originaria forza rivoluzionaria dell’universalismo: "Seguire il dovere assoluto non genera obbedienza, ma disobbedienza". È l'universalismo radicale che anima figure come John Brown, il combattente abolizionista che pagò con la vita il suo rifiuto della schiavitù. "C’è qualcosa di più spaventoso di Caino che uccide Abele", scriveva Victor Hugo, "è Washington che uccide Spartaco" – e Boehm riprende questa immagine per parlare di una democrazia tradita quando rinnega i suoi principi. Universalismo radicale si confronta criticamente anche con le derive contemporanee: "Oggi, sia la destra che la sinistra tendono a sostituire l’universalismo astratto con identità concrete: tradizione da un lato, gender e race dall’altro". È una critica forte, che Boehm porta senza sconti a entrambe le polarità del dibattito pubblico. A coloro che, da sinistra, bollano le critiche all'identitarismo come "suscettibilità bianca", Boehm replica che "non si tratta solo di qualche aneddoto succoso", ma di una deriva che mette a rischio la stessa possibilità di lottare per una giustizia universale. E ammonisce: "Non ha senso decostruire un concetto disumanizzante di razza e contemporaneamente celebrare la distruzione del concetto di umanità". Un libro urgente, filosofico e politico insieme, che si interroga su cosa significhi davvero oggi combattere per i diritti senza svuotarli di senso. "Il destino dell’universalismo è legato al destino dell’idea che esista una legge non fatta dagli uomini, ma che obbliga tutti loro", afferma Boehm. Un'idea che l'Occidente, secondo l'autore, rischia di dimenticare proprio quando ne avrebbe più bisogno. Omri Boehm nato nel 1979, è professore di filosofia e presidente di dipartimento alla New School for Social Research di New York. È cittadino israeliano e tedesco. Scrive di Israele, politica e filosofia su Haaretz, Die Zeit e The New York Times. I suoi libri sono acclamati dalla critica e nel 2024 ha ricevuto il prestigioso Premio del libro di Lipsia per la comprensione europea.

'Cartella clinica' di Serena Vitale

Serena Vitale, autrice di libri sempre brillanti quanto rigorosi, torna in libreria dal 6 maggio con 'Cartella clinica' (Sellerio), il racconto di una storia privata, familiare, in cui si incrociano ricordi e documenti. Nell’aprile del 1958 sua sorella Rossana, studentessa del Conservatorio e già valente pianista, inizia a guardarsi allo specchio con insistenza, preoccupata di avere gli "occhi storti" – quegli occhi che da sempre cerca di cavare alle bambole che le vengono regalate. "Voci" squarciano le sue notti: inesistenti quanto, per lei, implacabili. È l’esordio della "sindrome schizofrenica": Rossana ha appena compiuto diciassette anni, Serena ne ha solo tredici. Il 24 settembre del 1961, a Roma, nell’ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà, Rossana viene trovata morta. Cartella clinica è il romanzo-indagine sulla malattia della sorella. Le prime manifestazioni di insania che i familiari non riconoscevano ancora come tali, i ricoveri, le cure, sempre più pesanti, dolorose: "Ad ogni ritorno la vedevo cambiata. Gli stessi lineamenti, ma come appiattiti, e i bellissimi occhi dilatati, senza luce. Sentii parole sconosciute: insulina, perfenazina, reserpina, clorpromazina. E poi, senza l’“ina” finale: lobotomia".

Serena Vitale ricostruisce quegli anni con lucidità, guidata da un invincibile impulso alla ricerca: ripercorre le cartelle cliniche, le anamnesi di cui individua paradossi e contraddizioni, le incrocia con i propri ricordi di bambina: un maglione squarciato, le foto – quelle che la ritraggono, quasi sempre al pianoforte – in cui Rossana infila spilli negli occhi, le bambole accecate…L’alternanza di documenti e memorie ci consegna fatti a lungo tenuti segreti, talvolta rimossi. Romanzo e confessione, autobiografia e insieme racconto familiare in cui troviamo indimenticabili comparse (il nonno con le sue amanti, lo zio travestito da hawaiana, il padre violinista con le sue "stramberie"), mentre una domanda – dubbio di scrittrice, tormento di sorella – aleggia su tutto: "Ma io dov’ero?". Cronaca di una malattia, struggente resa dei conti, Cartella clinica è una storia vivida, ricca di particolari anche divertenti. È una lunga lettera d’amore alla sorella perduta.

'Vincente o perdente' di Ornella Vanoni e Pacifico

"È sempre stato il mio nome, Ornella. Ma ora mi sembra finalmente di averlo scritto di mio pugno". Più un diario sentimentale che una autobiografia, Pacifico incontra Ornella Vanoni e nasce il libro-confessione, 'Vincente o perdente' (La Nave di Teseo). Un libro in prima persona, intimo e coinvolgente. In ogni pagina emergono il pensiero e le emozioni raccolte e raccontate da una donna e artista incomparabile. Tutta la fragilità e tutta la determinazione che l’hanno resa un’icona per generazioni diverse. La malinconia, che predilige purché non si degradi diventando tristezza. O peggio ancora, depressione. Lo humour, inesorabile. Le mille facce incontrate, che ancora vede intorno a sé chiudendo gli occhi. L’amore, sempre, fino all’ultimo minuto. Il ritratto fedele di una donna che, tra un passo cauto e un salto nel vuoto, ha sempre scelto di saltare in avanti.

Ornella Vanoni si iscrive all’Accademia di Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano a metà anni ’50. Diventa la compagna di Strehler che per lei inventa le “canzoni della mala”. Presto incontra Gino Paoli e si avvicina al cantautorato genovese. Per il suo ruolo da protagonista ne L’idiota con la regia di Achard vince il premio San Genesio come migliore attrice rivelazione del teatro italiano. Negli anni ’70 incontra Sergio Bardotti con cui realizza dischi memorabili come La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria assieme al cantautore brasiliano Vinícius de Moraes e al chitarrista Toquinho. A New York, negli anni ’80 collabora con jazzisti americani del calibro di Herbie Hancock e Gil Evans. Vince il premio Tenco nel 1981 e la Targa Tenco nel 1984. Ha collaborato con Fabrizio De André, Lucio Dalla, Luigi Tenco, Giorgio Conte e Claudio Baglioni, Paolo Fresu, Giuliano Sangiorgi, Francesco Gabbani, Renato Zero, Pacifico, Carmen Consoli, Elodie, Mahmood.Pacifico, nome d’arte di Gino De Crescenzo, è nato e cresciuto a Milano. Musicista, autore e cantautore tra i più stimati, ha pubblicato sei dischi e un EP a suo nome. Con il suo album di esordio (Pacifico, 2001) riceve diversi riconoscimenti, tra cui la Targa Tenco per l’opera prima e premio Grinzane Cavour. Nell’aprile 2015 ha scritto e interpretato con Samuele Bersani il brano Le storie che non conosci, con la partecipazione di Francesco Guccini. Il brano si è aggiudicato la Targa Tenco 2015 come Migliore canzone dell’anno. Nel febbraio 2018 partecipa al festival di Sanremo presentando con Ornella Vanoni e Tony Bungaro il brano Imparare ad amarsi, che riceve il premio per la migliore interpretazione. Nel marzo del 2019 esce il suo ultimo disco, Bastasse il cielo. Per il cinema, ha lavorato con Gabriele Muccino (Ricordati di me) e Roberta Torre (Sud Side Story). Per il teatro ha scritto e messo in scena un monologo, Boxe a Milano. Attualmente vive a Parigi, dove ha iniziato a collaborare con artisti francesi. Oltre a questo romanzo ha pubblicato una raccolta breve di pensieri, dal titolo Le Mosche. Il suo primo romanzo, Ti ho dato un bacio mentre dormivi, è stato ripubblicato da La nave di Teseo nel 2020.

'L'amore mio non muore' di Roberto Saviano

Roberto Saviano torna in libreria dal 6 maggio con 'L’amore mio non muore' (Einaudi). Rossella Casini ha poco più di vent’anni, è di Firenze, ha un padre e una madre affettuosi che non le fanno mancare nulla. La sua è un’esistenza tranquilla, anche se siamo nell’Italia del ’77, le piazze sono animate dalle contestazioni politiche, nelle strade si riversano rabbia, violenza, molta eroina. Ad agitare la vita di Rossella, da un giorno all’altro, ci pensa Francesco: lui è uno studente calabrese fuori sede.

Il sentimento che nasce fra loro è qualcosa che nessuno dei due aveva mai provato. Trascorsi i primi mesi spensierati, Rossella scopre che la famiglia di Francesco è legata a una potente ‘ndrina della Piana di Gioia Tauro. Durante una vacanza a Palmi, dove ha portato anche i genitori, assiste allo scoppio di una faida: un vortice di violenza che travolge tutto e tutti, dal quale Rossella sceglie di non scappare, almeno non senza Francesco. È convinta che il loro amore sia cosí potente da fermare la mattanza. Che sia il lievito necessario per cambiare il corso delle cose. Il 22 febbraio 1981 Rossella Casini sparisce misteriosamente dopo aver annunciato il proprio rientro a casa. Nessuno la rivedrà più. Sebbene il corpo non sia stato ritrovato, è riconosciuta dallo Stato come vittima di ‘ndrangheta. Roberto Saviano ha scritto il romanzo della sua storia, un’avventura umana che strazia, ricolma d’amore, di violenza e di coraggio.

'Le colline di fronte' di Silvia Ballestra

"Il paesaggio è il volto enorme di un gigante che dorme". Tullio Pericoli è uno degli artisti più significativi del Novecento italiano e uno dei protagonisti della vita culturale del nostro Paese. Nella biografia 'Le colline di fronte', pubblicata da Laterza, la scrittrice Silvia Ballestra ce ne restituisce vividamente e a tutto tondo la figura. Partito da Colli del Tronto, nel 1961 Tullio Pericoli arriva a Milano "per fare l’artista". Ha già all’attivo qualche collaborazione e vari estimatori che lo incoraggiano (primo fra tutti Cesare Zavattini), ma è a tutti gli effetti un provinciale nella città del boom economico.

Milano è la capitale dell’editoria, dei quotidiani, dell’industria culturale e Pericoli entra subito in contatto con giornalisti, scrittori, artisti, editori, critici. Disegna per 'Il Giorno', illustra i racconti di scrittori famosi che pubblicano per quel giornale nuovo e vivace, espone subito in importanti gallerie milanesi i suoi quadri. Curioso, ironico, di grande talento, si inserisce nella vita intellettuale che rinasce feconda dopo la brutalità della guerra. Si misura con linguaggi diversi. Inizia un dialogo che durerà tutta la vita con i libri e gli scrittori, senza dimenticare mai la pittura.

Attraverso il racconto dei suoi tanti importanti incontri –l’amico Emanuele Pirella, Umberto Eco, Italo Calvino, Lucio Mastronardi, Giorgio Bocca, Oreste Del Buono, Dario Fo, per citarne solo alcuni –, suggestioni letterarie, rievocazioni, tavoli magici e ritratti divenuti famosi in tutto il mondo, Silvia Ballestra ripercorre la vita straordinaria di Tullio Pericoli in un contesto intellettuale di ricchezza e varietà irripetibile.

'L'eleganza del vuoto' di Guido Tonelli

E' da qualche giorno in libreria con Feltrinelli 'L'eleganza del vuoto. Di cosa è fatto l'universo' del fisico Guido Tonelli. Cosa succede quando la scienza più avanzata incontra le intuizioni dei filosofi antichi? Guido Tonelli ci guida in un percorso affascinante per svelare il mistero più grande dell’universo: il vuoto.

Per secoli, filosofi e scienziati hanno discusso la sua esistenza e la sua natura. Per Aristotele, la natura aborriva il vuoto, mentre per Democrito esso era la condizione stessa dell’esistenza degli atomi. Newton lo immaginava come uno spazio assoluto e immobile, mentre Einstein ne smentì l’esistenza con la sua teoria della relatività. Poi arrivò la meccanica quantistica, e con essa una nuova rivoluzione: il vuoto non è il nulla, ma uno stato brulicante di energia attraversato da fluttuazioni incessanti, una sorta di brodo primordiale da cui tutto può nascere. Oggi sappiamo che il vuoto è il vero protagonista della storia cosmica: da esso è scaturito il Big Bang, ed è nel vuoto che si nascondono le forze che regolano l’universo.

Con il suo inconfondibile stile narrativo, Tonelli intreccia storia della scienza, filosofia e cosmologia moderna, portandoci a esplorare le rivoluzioni che hanno rovesciato la nostra concezione della realtà. Ci accompagna nei laboratori in cui la fisica delle particelle tenta di decifrare i segreti della materia, ci fa viaggiare tra i paradossi quantistici e le intuizioni dei più grandi pensatori, da Platone a Heisenberg, per dimostrare che il vuoto è tutt’altro che un’assenza: è una presenza sottile e potente, che condiziona ogni cosa. Un racconto che sfida le nostre certezze e apre nuove domande su ciò che siamo e da dove veniamo.

'Uscimmo a riveder le stelle' di Licia Troisi

Con Marsilio è in libreria 'Uscimmo a riveder le stelle' di Licia Troisi. La comunità degli astrofisici è riunita in Lapponia per un convegno internazionale nel quale confrontarsi e presentare gli ultimi risultati sulla nostra comprensione dell’universo. Gabriele Stelle, giovane ricercatore che lavora in uno dei più grandi e prestigiosi osservatori astronomici del mondo, si trova lì insieme ad Alessia, la studentessa di Fisica che gli è stata affibbiata dalla sua capa. Gabriele, un metro e novanta e capelli color del deserto, un 'lungaccione' senza alcun segno particolare – neppure dal punto di vista della carriera scientifica, sussurra una vocetta nella sua testa –, vorrebbe disinteressarsi di tutto, e limitarsi a osservare due cose: i corpi celesti e il corpo di Mariela, il medico cubano che ha conosciuto l’anno precedente e che è diventata – non si capisce come, esclama la solita vocetta – la sua fidanzata.

Nonostante la passione per l’astrofisica, e sperando di eliminare dal suo menu la carne di renna – il convegno si svolge nei paraggi del Circolo polare artico –, Gabriele non vede l’ora di tornare al suo osservatorio, là dove lavora anche Mariela; purtroppo, però, i suoi sogni si infrangono presto: una scienziata è stata uccisa nella sala dei server, e il principale indiziato è Nasir Legesse, ricercatore etiope che un guardiano ha sorpreso accanto al cadavere. Licia Troisi torna sul luogo del crimine – la comunità degli astrofisici alla quale appartiene – per raccontare come la scienza sia la via cardine per esercitarsi a risolvere dilemmi: quelli teorici, sulla natura del mondo, quelli sentimentali, sulla natura dell’amore, e quelli investigativi, sulla natura del delitto. Tra tensione e comicità un giallo appassionato, fatto di luce e materia oscura, come l’universo: tanto la strada per l’inferno quanto quella per la conoscenza, pare dirci l’autrice, sono lastricate di buone intenzioni, e noi non possiamo che darle ragione.

'Gran Sasso. Il gigante del Sud' di Stefano Ardito

Il Gran Sasso, che con i suoi 2912 metri è la montagna più alta dell’Appennino, fu conquistato nell’agosto del 1573 da un uomo d’avventura straordinario, protagonista poco noto del Rinascimento: Francesco De Marchi, ingegnere militare di Bologna, progettista di bastioni e fortezze. Fu uno dei primi exploit dell’alpinismo europeo. E' la storia che Stefano Ardito racconta in 'Gran Sasso. Il gigante del Sud' pubblicato da Solferino. Oggi il Corno Grande del Gran Sasso è il cuore di un massiccio molto frequentato, dove si possono affrontare passeggiate turistiche o pareti impegnative, e trovare rifugi alpini, vie ferrate, centinaia di chilometri di sentieri segnati. Per molti appassionati di montagna del Nord Italia, però, il Gran Sasso resta una periferia remota, se non una brutta copia delle Alpi.

Un giudizio che vale un po’ per tutto l’Appennino, la catena che forma la spina dorsale del nostro paese, e che affianca a panorami morbidi e boscosi le pareti rocciose e le vette delle Alpi Apuane, dei Sibillini, della Maiella e del Pollino, luoghi di incomparabile bellezza e difficoltà alpinistiche. In queste pagine, accanto alla creatività e al coraggio degli alpinisti in parete, e all’impegno e all’altruismo dei soccorritori in montagna come dopo le catastrofi naturali, trovano posto il lavoro dei pastori e dei boscaioli, quello delle guide alpine e dei maestri di sci, il genio degli artigiani della ceramica di Castelli. Il Gran Sasso non è solo un luogo di natura e di sport. Sui suoi altopiani, nelle sue valli e talvolta sulle sue cime sono passati la prigionia di Mussolini e la Resistenza, i rovinosi terremoti recenti dell’Aquila e di Amatrice, la valanga di Rigopiano e il prezioso lavoro dei ricercatori che scrutano il cosmo dai laboratori scavati nelle viscere del massiccio. Un intreccio di relazioni, di fatica, di cultura d’eccellenza che trasforma una grande e silenziosa montagna fatta di roccia e di neve in un luogo di lavoro, di emozioni e di vita.

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