
Milano, 21 luglio 2025 - Nel contesto post-pandemico, la sanità italiana si trova al centro di una trasformazione silenziosa, ma profonda. Mentre il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) continua a rappresentare un pilastro di equità e universalità, crescono le voci – e le scelte – di cittadini che cercano percorsi alternativi. Tra le principali motivazioni: liste d’attesa troppo lunghe, impossibilità di mantenere continuità con uno stesso specialista e desiderio di ricevere cure più umane, personalizzate e trasparenti.
Un’indagine condotta da SWG per il settore salute nel 2024 ha mostrato che quasi un italiano su tre (28 %) ha valutato o scelto di rivolgersi a strutture private non convenzionate per visite specialistiche o percorsi terapeutici. Il fenomeno è ancora più evidente nei grandi centri urbani, dove i tempi di accesso alle prestazioni pubbliche possono superare i sei mesi in alcune specialità.
Milano rappresenta un osservatorio privilegiato di questo trend. In una città dove la sanità pubblica e quella privata storicamente convivono, sta emergendo una nuova tipologia di strutture sanitarie: realtà indipendenti, a misura d’uomo, che cercano di coniugare professionalità, accoglienza e qualità della relazione medico-paziente.
Tra queste si distingue Clinica Luce, centro medico-chirurgico con sede in Corso di Porta Romana, che ha costruito un modello centrato sulla personalizzazione delle cure. Il principio ispiratore è chiaro: trattare ogni paziente come un caso unico, da accompagnare lungo un percorso integrato che tenga conto tanto degli aspetti clinici quanto di quelli umani.
“Crediamo che la qualità delle cure passi prima di tutto dalla fiducia e dal dialogo”, si legge nella mission della struttura. I principali ambiti di intervento includono chirurgia oculistica, ortopedia, dermatologia e medicina estetica, con un forte investimento nella continuità assistenziale e nella formazione specialistica continua del personale sanitario.
In un’epoca in cui la digitalizzazione della sanità accelera (telemedicina, cartelle cliniche elettroniche, intelligenza artificiale diagnostica), la richiesta di un rapporto umano con il medico torna ad avere un ruolo centrale. Non si tratta di nostalgia, ma di un’esigenza concreta: essere ascoltati, riconosciuti, coinvolti nel proprio percorso terapeutico.
Secondo un’analisi del Censis, il 62 % dei pazienti che hanno scelto la sanità privata lo hanno fatto per “avere più tempo con il medico” e il 47 % per “sentirsi seguiti lungo l’intero
percorso di cura”. Dati che indicano come la fiducia e la relazione siano diventati, per molti, indicatori fondamentali della qualità sanitaria.
In questo contesto, strutture come Clinica Luce si propongono come modelli replicabili: piccole ma altamente specializzate, capaci di rispondere a una domanda crescente di “medicina di prossimità”, anche in contesti metropolitani ad alta densità.
Il vantaggio principale di queste realtà è evidente: tempi rapidi, percorsi flessibili, organizzazione autonoma. Tuttavia, il modello presenta anche dei limiti strutturali. Il primo è quello economico: i costi non sono accessibili a tutti e il rischio di una “medicina a due velocità” è concreto.
“Occorre vigilare affinché la sanità privata non diventi l’unica via per chi può permettersela”, avverte un docente di Economia Sanitaria dell’Università Bocconi. “Il valore aggiunto di queste realtà va colto e studiato, ma deve ispirare anche il sistema pubblico, soprattutto nei processi organizzativi e nei modelli di relazione.”
Un altro tema critico riguarda l’integrazione con il territorio e la capacità di fare rete con i medici di base e le strutture ospedaliere. In questo senso, alcune cliniche stanno già sperimentando forme di collaborazione con poli pubblici, centri diagnostici e ambulatori convenzionati.
Le prospettive sono chiare: il confine tra pubblico e privato si farà sempre più sfumato, e l’efficacia del sistema sanitario italiano passerà dalla capacità di far dialogare i due modelli, valorizzandone le specificità. Le strutture private, se orientate all’etica e alla trasparenza, possono contribuire ad alleggerire la pressione sul SSN e a offrire percorsi complementari di qualità.
Nel frattempo, la sanità “personalizzata” e relazionale sembra destinata a crescere. E Milano, ancora una volta, fa da apripista a un modello che guarda al futuro, senza dimenticare i valori fondamentali della cura.
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