
La Procura ha chiesto sei arresti: indagato l'architetto Stefano Boeri. Perquisizioni nel Comune. I pm: "Spirale corruttiva. Sindaco propose patrocinio per aggirare regole e facilitare affari illeciti". Il whatsapp dell'archistar a Sala: "Prendilo come un warning"
C'è anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, tra le persone indagate nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione dell'urbanistica, per le quali la Procura ha chiesto sei arresti.
Il sindaco è indagato per le ipotesi di ‘false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone’ per la riconferma di Giuseppe Marinoni alla presidenza della commissione paesaggio e ‘concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità’ nell’ambito del progetto sul ‘Pirellino’ di Catella e dell’architetto Stefano Boeri.
Sala lunedì riferirà in Consiglio comunale a proposito dell'inchiesta che sta scuotendo la giunta, ma che non ne ha stravolto l'agenda: questa mattina sindaco e assessori si sono riuniti a Palazzo Marino per la consueta riunione del giovedì. Una 'giunta' ordinaria, convocata prima della richiesta di misure cautelari e prima della notizia del coinvolgimento del primo cittadino nell'indagine, con all'ordine del giorno delibere che nulla c'entrano con l'inchiesta.
Per il resto della giornata il sindaco non ha impegni pubblici in agenda: a mezzogiorno non è alla sottoscrizione del documento d'intesa per la gestione e lo sviluppo dei beni e delle aziende sequestrate e confiscate alle mafie in tribunale, ma la mancata partecipazione è stata decisa ieri, prima della notizia del suo coinvolgimento nell'indagine.
Il sindaco non sarà nemmeno questo pomeriggio alla seduta di Consiglio comunale. Lo farà invece - a quanto si apprende - lunedì pomeriggio. Un'occasione per riferire nell'aula di Palazzo Marino sull'inchiesta giudiziaria che sta scuotendo l'amministrazione.
"Trovo allucinante che il sindaco apprenda da un giornale di essere indagato e non dalla Procura. Si tratta di un metodo inaccettabile", commenta il sindaco di Milano al Corriere della Sera. "Il Pirellino? L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi - commenta -. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare".
Quanto alla nomina di Marinoni, Sala afferma: "La composizione della Commissione Paesaggio viene gestita da un’apposita struttura del Comune che seleziona i profili e decide i componenti. Il rapporto tra sindaco e commissione è praticamente nullo. Aggiungo che non ho mai avuto il numero di Marinoni".
La Procura di Milano ha chiesto sei arresti, tra cui quello di Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana di Palazzo Marino, e Manfredi Catella, l’immobiliarista fondatore di Coima.
Oltre ai domiciliari per Tancredi, la procura di Milano ha chiesto gli arresti in casa anche per Catella. I pubblici ministeri hanno invece chiesto il carcere per un altro costruttore, Andrea Bezziccheri, già indagato per altri progetti edilizi; e per due ex componenti della Commissione per il paesaggio del Comune: Giuseppe Marinoni, che l’ha presieduta, e l’architetto Alessandro Scandurra. Stessa misura è stata chiesta anche per l'architetto Federico Pella, manager e socio della società di ingegneria J+S specializzata anche nella realizzazione di strutture sportive.
Le accuse ipotizzate dalla procura diretta da Marcello Viola sono a vario titolo di corruzione, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità. Il gip Mattia Fiorentini dovrà decidere sulle sei richieste di custodia cautelare. Gli interrogatori preventivi sono fissati per il prossimo 23 luglio.
“Ritengo necessario avere un quadro più completo dei rilievi che stanno emergendo in queste ore. Posso solo dire che l'amministrazione non si riconosce nella lettura che viene riportata”, ha commentato ieri in una nota Sala.
La vicenda del Pirellino - uno dei capitoli della nuova inchiesta - dimostra "l'aspetto della mancanza di indipendenza e della ricattabilità sia di Marinoni nell'esercizio della sua funzione tecnica in seno alla Commissione per il paesaggio, sia di Tancredi nell'esercizio del suo ruolo politico". Questo uno dei passaggi della richiesta di arresti su cui il giudice per le indagini preliminari dovrà esprimersi dopo l'interrogatorio preventivo fissato per il 23 luglio.
Sul progetto di via Melchiorre Gioia, a dire della pubblica accusa, su Marinoni "emerge la sua mancanza di indipendenza, ricattabilità e cedevolezza alle pressioni del sindaco, dell'assessore Tancredi, del direttore generale Malangone, di Manfredi Catella e di Stefano Boeri", si legge ancora.
La vicenda del Pirellino e altri progetti che hanno trasformato il volto di Milano, per i pubblici ministeri "confermano che il sindaco e l'assessore abbiano scelto Marinoni come presidente della Commissione per il paesaggio, conferendogli un potere da cui è pacifico che sia lui per primo a trarre illeciti benefici, e nella consapevolezza che da Coima (fondata da Manfredi Catella, ndr), così come da altri imprenditori, Marinoni riceva incarichi privati, che lo condizionano nelle decisioni sugli interventi di loro interesse". In questo senso "appare incontrovertibile in base allo spaccato della realtà restituito dagli scambi tra Marinoni e Catella, dal complesso delle loro condotte e dal contesto ambientale in cui agiscono, che gli interessi personali di guadagno di Marinoni si incrociano con quelli di Catella in una spirale corruttiva in un contesto ambientale che le alimenta di continuo".
Anche una delibera del 12 dicembre 2023 con la quale la Giunta comunale, su proposta dell'assessore Tancredi e dello stesso sindaco Giuseppe Sala, concede all'ex presidente della Commissione per il paesaggio Marinoni il patrocinio gratuito del Comune di Milano per realizzare (tramite il suo studio) un'analisi sulla "strategia Urbana e paesaggistica "Porte Metropolitane - Milano 2050" è finita nell'inchiesta della Procura di Milano sull'urbanistica.
In particolare, i pubblici ministeri evidenziano "l'illogicità e l'arbitrarietà intrinseca della delibera", in quanto "determinava un insanabile conflitto dì interessi ìn capo al presidente della Commissione per il paesaggio Marinoni, e al contempo vi conferiva artificiosamente un'apparenza di istituzionalità e di legalità, con l'ulteriore artificio del riconoscimento a quello studio urbanistico, in sostanza commissionato a Marinoni, dell'interesse pubblico, al di fuori di ogni canone logico". In realtà, per la procura, "il patrocinio deliberato su proposta dell'assessore e del sindaco, allo studio di Marinoni sulle Porte Metropolitane, era uno strumento artificioso per raggirare le regole e facilitare l'avvio di un piano di affari occulto, di pianificazione ed attuazione di agglomerati edilizi in ampie aree, intorno a nove nodi periferici, al confine tra la città e i comuni dell'hinterland".
La funzione di quel patrocinio "era di attrarre e 'trascinare' come partner, in un lucrativo giro di affari, i rappresentanti di gruppi dell'investimento immobiliare, come Nhoods, EuroMilano, Unipol, LeandLease, Coima, Hines, Carfin92 e di Atm e delle società ferroviarie (funzionali queste due ultime all'ampliamento e alla realizzazione di stazioni, che innalzano la rendita posizionale degli immobili da vendere)". Affari su cui poi si cercavano "forme giuridiche" per mostrarne l'interesse pubblico. La cornice in cui tutto ciò avviene - scrive la Procura di Milano - si inserisce in "un'azione amministrativa viziata da una corruzione circolare edulcorata all'esterno attraverso il ricorso a fantasiosi e raffinati metodi di maquillage giuridico".
E ancora. Gli elementi raccolti dai pubblici ministeri di Milano nella nuova inchiesta restituiscono alla pubblica accusa "la piena corrispondenza del ruolo di Marinoni con la scelta dei vertici del Comune di Milano di privatizzare i più importanti interventi urbanistici ed edilizi, senza passare dagli organi comunali, dagli uffici, dalla trasparenza pubblica e dal codice degli appalti, a scapito della concorrenza e a favore di gruppi oligarchi".
Una presunta 'consegna' del patrimonio urbanistico ai privati che tramite la volontà di indirizzare lo sviluppo dei nodi 'cruciali' - ad esempio il restyling degli scali ferroviari come avvenuto nell'area di Porta Romana - avrebbe potuto garantire, ancora per anni, la rigenerazione urbana solo nelle mani dei maggiori gruppo finanziari e immobiliari. Una sviluppo che favorisce pochi a discapito di altri, come dimostra il progetto Pirellino.
E' il 21 giugno del 2023 e Boeri scrive a Sala via Whatsapp. "Ciao Beppe. Scusa il disturbo su un tema che mi riguarda come prof...Davvero non avrei voluto farlo ma domani ho conferimento in Commissione paesaggio dopo due bocciature sul progetto Bosco Verticale Porta Nuova. (...) Marinoni sta sbagliando nel chiederci variazioni che non c'entrano nelle competenze della commissione. E non solo con noi. Se insiste rischiano rottura e ricorso Tar e Catella che va sui giornali. Ho suggerito di spostare conferimento. Scusa, ultima cosa crearti problemi ma prendilo come warning (avvertimento, ndr) per domani. Ciao".
I toni del messaggio di Boeri sono definiti dagli inquirenti "duri e di comando". Un paio d'ore dopo arriva la risposta del primo cittadino Sala: "Mi dicono che non è solo il presidente. Ovviamente so quello che mi riferiscono. E devo fidarmi del giudizio di Giancarlo (assessore Tancredi, ndr). Domani mattina comunque rivedo con calma". Il giorno dopo, annotano i pm, "Boeri manda due vocali a Catella avvisandolo che il progetto ha ottenuto il parere favorevole condizionato, raccontando che le obiezioni di Marinoni erano sparite completamente".