
Pechino insiste: "Dovrà essere approvato dal governo centrale"
"Dichiaro che l'istituzione del Dalai Lama sarà perpetuata". Il Dalai Lama ha confermato che dopo la sua morte ci sarà un successore per garantire la continuità del ruolo di guida spirituale dei tibetani. Lo ha fatto con un messaggio letto durante un incontro religioso a McLeod Ganj, nel nord dell'India, dove vive in esilio. Fino alla fine della settimana andranno avanti le celebrazioni per i 90 anni di Tenzin Gyatso, nato il 6 luglio del 1935 e Premio Nobel per la Pace nel 1989. E intanto dalla Cina affermano che il successore del Dalai Lama dovrà essere "approvato dal governo centrale".
La questione della successione è cruciale perché i tibetani sospettano la Cina voglia indicarne uno di suo gradimento. "La responsabilità" della nomina del successore "ricadrà esclusivamente sui membri del Ganden Phodrang, l'ufficio di Sua Santità il Dalai Lama - è stato precisato - Porteranno avanti le procedure di ricerca e di riconoscimento (del successore) nel rispetto della tradizione". E "nessun altro ha l'autorità di interferire".
Il Dalai Lama, accusato dalla Cina di "attività separatiste", aveva già respinto pubblicamente l'idea di un successore nominato da Pechino. Sarà "nato nel mondo libero", ha promesso. A nome dell'ufficio del Dalai Lama, Samdhong Rinpoche, ha precisato che nessuna nuova indicazione è stata data per le procedure di nomina del futuro Dalai Lama. "Non è necessario in questo momento - ha detto ai giornalisti - Attualmente Sua Santità il Dalai Lama è in ottima forma".
Da Pechino, la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, ha subito replicato: "La reincarnazione del Dalai Lama, del Panchen Lama e di altre grandi figure del buddismo deve essere scelta per estrazione con l'urna d'oro e successivamente approvata dal governo centrale".