
Il ministro degli Esteri Tajani apre a "sanzioni ai coloni più violenti". Usa: niente visti ad autorità palestinesi per assemblea Onu
"Abbiamo iniziato i preparativi per passare a un'offensiva su Gaza e stiamo già entrando nelle prime fasi mentre stiamo operando con grande forza alla periferia della città". Lo ha scritto in arabo sul suo profilo X il portavoce dell'esercito israeliano, Avichay Adraee. "Intensificheremo i nostri attacchi e non esiteremo finché non riporteremo indietro tutti gli ostaggi e non smantelleremo Hamas militarmente e politicamente", ha concluso Adraee.
In precedenza sempre via X le forze israeliane avevano comunicato che "in linea con la valutazione della situazione e le direttive dei vertici politici, a partire da oggi alle 10, la pausa tattica locale nell'attività militare non si applicherà all'area di Gaza City, che è una zona di combattimento pericolosa". Il riferimento è alle "pause tattiche" quotidiane in alcune aree per facilitare la distribuzione di aiuti.
Israele ''pagherà'' per l'occupazione di Gaza e gli ostaggi israeliani ancora trattenuti nella Striscia di Gaza dovranno ''affrontare gli stessi rischi'' che corrono i miliziani di Hamas. Lo ha annunciato il portavoce delle Brigate Qassam di Hamas, Abu Obeida, sostenendo che il piano di Israele di occupare la Striscia di Gaza "sarà devastante per la sua leadership politica e militare". In un post condiviso sull'account Telegram di Hamas, il portavoce ha aggiunto che "l'esercito nemico pagherà il prezzo con il sangue dei suoi soldati".
Sebbene Hamas preserverà la vita dei prigionieri israeliani "al meglio delle sue possibilità", questi ultimi corrono gli stessi rischi dei combattenti del gruppo palestinese a Gaza, ha avvertito Abu Obeida. Quindi, ha proseguito, l'esercito e il governo israeliani "si assumeranno la piena responsabilità" per eventuali morti tra gli ostaggi.
Le vittime
Aumenta ancora il bilancio delle vittime a Gaza. Almeno 59 palestinesi, tra cui 23 persone in attesa di aiuti umanitari, sono stati uccisi e 224 feriti nelle ultime 24 ore a seguito di attacchi israeliani. Lo riferisce il ministero della Salute dell'enclave, citato da al-Jazeera. Dallo scoppio della guerra il 7 ottobre 2023, il bilancio complessivo delle vittime palestinesi è salito a 63.025 morti e 159.490 feriti.
"La campagna per il ritorno degli ostaggi continua senza sosta e non ci fermeremo fin quando non avremo riportato a casa tutti gli ostaggi, quelli in vita e quelli deceduti". E' quanto ha affermato in una dichiarazione il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo che i militari israeliani hanno reso noto di aver recuperato nella Striscia di Gaza il corpo senza vita di un ostaggio e i resti di un'altra persona deceduta. Nella dichiarazione ci sono le condoglianze alle famiglie e un nuovo elogio alle forze israeliane per la loro "determinazione" e il loro "coraggio".
In "un'operazione militare" è "stato recuperato il corpo di Ilan Weiss, che è stato tenuto prigioniero per 693 giorni a Gaza", si legge in un post su X delle Idf che aggiungono di aver anche "recuperato resti" che vengono collegati a un altro ostaggio deceduto, il cui nome non è stato diffuso.
Ilan Weiss era del kibbutz Be'eri e, ricordano i militari israeliani, aveva lasciato la sua abitazione la mattina del 7 ottobre 2023 per unirsi alla squadra di risposta alle emergenze del kibbutz. "E' stato ucciso e rapito da Hamas durante il massacro del 7 ottobre", si legge nel post. La moglie, Shiri, 54 anni, e la figlia, 19 anni, erano state tenute in ostaggio a Gaza per poi essere rilasciate durante la tregua del novembre 2023.
Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha inviato le sue "sentite condoglianze e il suo sostegno" alla famiglia di Weiss. "Ilan ha dimostrato coraggio e nobiltà d'animo quando ha combattuto i terroristi in quel giorno buio. Con la sua morte, ha donato la vita. E da allora, la sua famiglia ha dimostrato una forza straordinaria nella lotta per il suo ritorno", ha affermato il presidente israeliano chiedendo al mondo di esercitare pressione e agire per l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi. "Non ci fermeremo finché ognuno di loro non sarà riportato a casa, i vivi tra l'abbraccio amorevole delle loro famiglie, e i caduti finché non saranno sepolti dignitosamente", ha concluso Herzog.
Tajani apre a "sanzioni ai coloni più violenti"
Alla sospensione dell'accesso dei ricercatori israeliani al programma Horizon Europe, ipotesi ventilata a livello europeo, "noi preferiamo intervenire, piuttosto, sulle sanzioni". Lo afferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, durante un punto stampa presso la residenza dell'ambasciatrice italiana a Copenaghen. "Stiamo parlando con i nostri interlocutori, in modo particolare con la Germania, e credo che ci sarà una posizione comune", prosegue, spiegando che tali sanzioni andrebbero inflitte specialmente "contro i coloni più violenti".
Intanto gli Stati Uniti hanno annunciato che rifiuteranno i visti ai membri dell'Autorità nazionale palestinese e dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina per partecipare alla prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in programma il mese prossimo a New York, dove la Francia guiderà un’iniziativa per il riconoscimento dello Stato palestinese. "Il segretario di Stato Marco Rubio sta negando e revocando i visti ai membri dell’Olp e dell’Anp in vista della prossima Assemblea Generale dell’Onu", ha dichiarato il Dipartimento di Stato in un comunicato ufficiale. Ad essere colpito dalla misura anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas, secondo quanto rivela il New York Post.
Il Dipartimento di Stato ha precisato che la missione palestinese presso l'Onu riceverà deroghe secondo l'accordo sugli Headquarters delle Nazioni Unite. "Prima che Olp e Anp possano essere considerate partner per la pace, devono ripudiare in modo coerente il terrorismo, incluso il massacro del 7 ottobre, e cessare l'incitamento al terrorismo nell'istruzione, come richiesto dalla legge americana e promesso dall'Olp", si legge nel comunicato.
Il Dipartimento di Stato ha inoltre chiesto all'Anp di interrompere le campagne legali internazionali, incluse le azioni presso la Corte Penale Internazionale e Corte Internazionale di Giustizia, e di fermare gli sforzi per ottenere il riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese.
Abbas ha espresso rammarico per la decisione del Dipartimento di Stato statunitense. Secondo l’ufficio del presidente, "la decisione del Dipartimento di Stato americano è contraria al diritto internazionale. L’amministrazione americana deve tornare sui propri passi e consentire l’ingresso della delegazione palestinese", si legge nel comunicato.
Il ministero degli Esteri palestinese si è detto "sorpreso" dalla decisione degli Stati Uniti di negare e revocare i visti ai membri delle autorità palestinesi. Lo riporta Haaretz, aggiungendo che il ministero ha definito la misura una "violazione" della Convenzione sugli Headquarters dell’Onu del 1947 e ha invitato sia il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sia il Consiglio di Sicurezza a "svolgere i propri doveri".
Inoltre, il ministero ha chiesto "soluzioni diplomatiche e legali" per garantire la partecipazione della delegazione palestinese ai lavori dell’Assemblea Generale, sottolineando che "la decisione di Washington non impedirà il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese".
Un alto funzionario della sicurezza israeliana ha dichiarato, citato dall'emittente Channel 12, che gli ostaggi vivi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza avrebbero potuto già essere in Israele dalla settimana scorsa se il governo del premier Benjamin Netanyahu avesse accettato la proposta elaborata dai mediatori arabi e approvata da Hamas il 18 agosto.