
Masullo: "Corte riconosce la legittimità di inasprimento sanzionatorio in chiave di tutela della persona e della sua identità in Codice rosso"
La Corte Costituzionale in un nuova e significativa sentenza, che si inserisce nel solco della pronuncia n. 120 del 2023 in tema di estorsione, ha ribadito il primato del principio di proporzionalità della pena, intervenendo sull’art. 583-quinquies del Codice penale, introdotto dal cosiddetto 'Codice rosso'. "Pur riconoscendo la legittimità dell’inasprimento sanzionatorio in chiave di tutela della persona e della sua identità - commenta all'Adnkronos Maria Novella Masullo, professore ordinario di Diritto penale presso l'Università di Foggia - i giudici hanno riaffermato la necessità di una 'valvola di sicurezza' che consenta al giudice di adattare la pena al caso concreto".
Nel mirino della Corte, che con la sentenza 83-2025 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del rigido impianto sanzionatorio previsto per il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, ci sono - sintetizza la penalista - da un lato l’assenza di una clausola di attenuazione per i casi di lieve entità, nonostante la varietà delle condotte punibili; dall’altro, la previsione automatica e perpetua di una pena accessoria interdittiva, ritenuta incompatibile con i principi di individualizzazione e finalità rieducativa della pena sanciti dalla Costituzione.
Mentre la necessità di una "valvola di sicurezza" che consenta al giudice di adattare la pena al caso concreto è necessaria " in quanto la fattispecie criminosa, nella sua formulazione tipica, è in grado di abbracciare una ampia gamma di comportamenti che possono riguardare anche lesioni relativamente modeste o realizzarsi in contesti estranei a quelli riconducibili alla violenza di genere", conclude. (di Roberta Lanzara)