Marky Ramone: "Aspetto ancora i nuovi Ramones. Black Sabbath? Meglio ricordarli al top…"

Il leggendario batterista torna in Italia con i Blitzkrieg, in concerto al Circolo Magnolia di Milano: "Il punk è vivo ma voglio originalità"

Marky Ramone (foto Fadil Berisha)
Marky Ramone (foto Fadil Berisha)
08 luglio 2025 | 15.01
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"Il punk? E’ tutt’altro che morto. Ci sono band che suonano e riempiono gli stadi. Come il metal, è un genere ancora vivo". Se a dirlo è Marky Ramone c’è da credergli. L’unico componente superstite dei leggendari Ramones, gruppo che ha scritto la storia del punk-rock, è atteso domani sera al Circolo Magnolia di Milano, con la sua band, i Marky Ramone’s Blitzkrieg. Una serata che promette adrenalina, storia e un bel po' di nostalgia. Classe 1952, 73 anni il 15 luglio, Marky è stato dietro la batteria dei Ramones dal 1978 - quando prese il posto di Tommy Ramone su invito di Johnny - fino allo scioglimento del gruppo nel 1996. Una vita spesa a suon di concerti e rivoluzioni, che oggi continua con passione intatta. L'AdnKronos lo ha incontrato a Milano per parlare di palco, punk e futuro.

Domani torni in Italia con i Marky Ramone’s Blitzkrieg. Quando sali sul palco, qual è la sensazione che ancora oggi ti dà la scossa dopo tutti questi anni?

"Le canzoni. Suonare quelle canzoni. L’eccitazione e l’energia. I ragazzi che cantano, vedere come la musica cresce con i più giovani. E poi ci sono anche i fan della prima ora agli show, loro ci sono sempre stati. I ragazzi di oggi vedono qualcosa in questa musica che gli piace. Non è computerizzata, è vera. E penso che molti giovani oggi vogliano vedere sul palco band vere, non finte".

Qual è l’emozione che ancora provi salendo sul palco?

"Sicuramente il feedback del pubblico. A loro interessa che le canzoni vengano suonate bene. Ed è quello che mi esalta".

C’è un alone di mito attorno all’epoca dei Ramones. Cosa ti manca di più di quei tempi, e cosa invece non ti manca affatto?

"Non mi mancano. Ho vissuto quel periodo ma si va avanti. Se vivi troppo nel passato, invece di vivere nel presente, il rischio è che non ci sia alcun presente. Ma di sicuro, il futuro è dietro l’angolo pronto a prenderti a calci nel sedere. Quindi devi rimanere sintonizzato su quello che accade. Non puoi semplicemente vivere nel passato. Mi piace andare avanti, suonare le canzoni, perché sono ancora grandi. Il Cbgb (storica culla della scena punk di New York, in cui Marky venne reclutato, ndr) era molto divertente. Ci sono praticamente cresciuto, insieme ad altre persone. Ma non ci sarà mai un altro Cbgb".

Chi è Marky Ramone oggi? Come ti descriveresti?

"Un uomo felice. Contento, felice, sorridente".

Ogni tanto qualcuno dice che il punk è morto, ma è ancora vivo. Cosa ne pensi?

"Certo che è vivo. Io dico che la disco è morta, ma non è vero. Il metal è ancora in giro. C’è qualcosa per tutti. Alcuni generi musicali potrebbero non essere così popolari in certi Paesi ma altrove sono quelli più ascoltati in assoluto. Dipende dalla gente, da ciò che gli piace e da cosa preferisce. Ma il punk non è morto. Ci sono band che suonano, riempiono gli stadi, e sono band di questo genere. Quindi è vivo e vegeto".

Ci sono band punk rock contemporanee che hanno attirato la tua attenzione recentemente?

"Non ancora. Voglio originalità, non voglio sentire band punk che suonano come altre band punk da cui sono state influenzate. Devono tirare fuori un loro suono. Le loro influenze sono i Ramones, i Clash, i Pistols, è da lì che hanno imparato. Poi hanno formato una propria band. Ma molti suonano come i Ramones o hanno quel feeling di base dei Ramones. Io sto ancora aspettando i prossimi Ramones".

Qualche giorno fa i Black Sabbath si sono riuniti per un ultimo concerto. Cosa ne pensi? È stato il loro saluto finale al pubblico e forse anche alla musica.

"Be’, è bello che abbiano fatto un ultimo concerto. Cosa penso della performance? Non è stata troppo buona. Ho visto dei video del cantante dei Guns N’ Roses. Non mi piace parlare male ma devi avere un po’ di orgoglio. Se suoni in quel modo, devi conviverci, capisci cosa intendo? Non è il Mickey Mouse Club. Ci hanno provato, è stato un bel saluto per Ozzy, e penso fosse il momento giusto, viste le sue condizioni di salute".

È stato molto triste, però, vederlo cantare seduto su quel trono.

"Ma sono le sue condizioni. I fan dei Black Sabbath dovrebbero ricordarli quando erano grandi e all’apice. Penso sia importante chiudere quando stai ancora bene. La gente vuole ascoltare le canzoni. Ma cantate e suonate bene".

Dopo tutte le cose che hai fatto nella tua vita, c’è qualcosa nella musica che non hai ancora esplorato e che sogni di fare?

"Non lo so. Non ci ho davvero pensato. Succede e basta, qualsiasi cosa tu voglia fare. Non credo di voler fare qualcosa di diverso. Ho fatto la mia parte, ho fatto tutto quello che potevo fare. Non devo buttarmi in un nuovo genere musicale che altri fanno meglio di me, e da più tempo. Penso che quando avrò finito di suonare con questo gruppo probabilmente smetterò".

Cosa consiglieresti a un giovane che vuole imparare a suonare la batteria o fare quello che hai fatto tu?

"Gli direi di provare, di esercitarsi molto, di incontrare gli amici, formare una band con persone a cui piace la stessa musica, e continuare a provare. Gli direi di cercare di andare in tour e suonare dal vivo, è molto importante. Di non affidarsi solo a Internet e a YouTube. Ci sono molte band che pompano i numeri e poi nessuno ne ha sentito parlare. E hanno solo 10 o 12mila follower. Quindi non bisogna affidarsi a internet e ai numeri che si vedono su Instagram. Si deve andare là fuori e suonare dal vivo. Ed essere semplicemente sé stessi. E’ così che si fa esperienza e si diventa davvero bravi. (di Federica Mochi)

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