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Tornano i Calibro 35: "Facciamo musica perché rimanga, non un tanto al kg"

La band ha pubblicato il 6 giugno l'album 'Exploration', con tre inediti e otto rivisitazioni in puro spirito jazz: "Abbiamo compiuto 18 anni e perso i freni inibitori"

Tornano i Calibro 35:
12 giugno 2025 | 19.52
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"Siamo diventati maggiorenni, perché i Calibro 35 nascono 18 anni fa. E l'esperienza ha chiaramente influito su questo disco, dove per certi versi abbiamo perso i freni inibitori, lanciandoci nell'esplorazione di territori nuovi e sfidanti". Anticipato dai singoli Reptile Strut, Discomania, Jazz Carnival e dal video del making of del disco, è uscito il 6 giugno 'Exploration', il nuovo album dei Calibro 35, la band composta da Tommaso Colliva, Enrico Gabrielli, Massimo Martellotta e Fabio Rondanini. Un disco in cui i Calibro 35 ritrovano il gusto per l’esplorazione che l'ha resi famosi, insieme al piacere di suonare e di suonare insieme.

Articolato in undici tracce – di cui tre composizioni originali - 'Exploration' è il nono album nella discografia della band, un lavoro che segna il ritorno alla label indipendente Record Kicks e che vede la partecipazione di Roberto Dragonetti al basso. Arriva a due anni di distanza dall’ultimo album 'Nouvelles Aventures', pubblicato da Universal Music e rappresenta un ideale sviluppo del precedente EP 'Jazzploitation'.

“Diciotto anni dopo si torna a fare quello che facemmo nel primo disco, ossia prendere materiale altrui e farlo nostro. Dopo l’esperienza di Jazzploitation, che abbiamo definito una ‘rapina alla Calibro’, un’incursione nel mondo del jazz, continuiamo a confrontarci con alcuni ‘classiconi’”, dice la band più cinéphile della scena musicale europea, nata a Milano quasi due decenni fa come progetto di ricerca sui suoni della golden age delle colonne sonore italiane.

Dagli Azymuth a Lucio Dalla, da Piero Umilani a Herbie Hancock, questo nuovo viaggio dei Calibro 35 è sì, da un lato, un ritorno alle origini; ma è anche un proiettarsi in avanti verso nuove evoluzioni. La scelta, per queste riletture “alla Calibro”, si concentra su composizioni iconiche. È il caso, ad esempio, di 'Chameleon' di Herbie Hancock e di 'Nautilus' di Bob James. Un grande omaggio è quello tributato poi a uno dei più importanti compositori per colonne sonore, Piero Umiliani, di cui i Calibro reinterpretano il celeberrimo 'Gassman Blues' voluto da Mario Monicelli per 'I soliti ignoti', un brano passato alla storia come la prima soundtrack jazz del cinema italiano. E ancora 'Discomania', sempre di Umiliani, che che fu storica sigla di coda del mitico 90° Minuto e che i Calibro rileggono in chiave afrobeat. “Ci sono brani che entrano a far parte di noi in maniera quasi subliminale. Siamo cresciuti negli anni ‘80, grande epoca del potere televisivo, e una sigla come Discomania di certo non te la scordi”, sottolineano.

Nell'album gli echi televisivi non finiscono infatti qui. C'è anche 'Jazz Carnival' degli Azymuth, che divenne sigla di 'Mixer' di Giovanni Minoli, “un pezzo con un tema super memorabile e un groove che non lascia respiro, uno di quei brani in cui ti guardi prima di iniziare a suonarlo e ti dici ‘ci vediamo in fondo!’”. La fusione fra ricordi d’infanzia, memoria collettiva e gusto iper-contemporaneo è ancora più evidente in 'Lunedì cinema', iconico brano di un ispiratissimo Lucio Dalla che osò portare lo scat nella prima serata di Rai1, in quest’altra sigla televisiva che negli anni ’80 “apriva le porte dell’immaginazione di un’intera nazione” e che nella versione Calibro vede Marco Castello, uno dei nuovi protagonisti della scena cantautorale e nu jazz, nelle vesti di Dalla.

Ma i Calibro si cimentano anche con un altro mostro sacro, questa volta del cinema internazionale, suonando 'Mission Impossible', traccia cult con cui, nell’ormai lontano 1996, un altro gigante delle colonne sonore come Lalo Schifrin lasciò il segno nella cultura pop, contribuendo al successo planetario della serie cinematografica iniziata da Brian De Palma. “Sono anni che ci pensiamo e stavolta è passata la paura. Rifare con i Calibro un pezzone del genere meritava tutta la ‘calibrosità’ di cui siamo capaci” scherza la band. Sul fronte blaxpolitation invece la scelta dei Calibro 35 è ricaduta su 'Coffy is the Color' del vibrafonista e compositore Roy Ayers, soundtrack di Coffy, pellicola del 1973 firmata da Jack Hill. Un modo anche per rendere omaggio a Ayers, recentemente scomparso.

Ma in questo album, i Calibro 35 esplorano anche la loro relazione con il jazz, con tre composizioni originali. Si parte da 'Reptile Strut', brano jazz/rock che apre il disco, si prosegue con 'Pied de Poule', pezzo lisergico e malinconica che sembra rievocare l'immaginario dei b-movies, e si chiude con 'The Twang', un brano ispirato dal leggendario progetto Incredible Bongo Band. “Registriamo liberi, senza metronomo, limitando al minimo le sovraincisioni per tenere l’immediatezza di quello che succede nella stanza. Alla fine escono fuori anche tre pezzi nostri, frutto diretto di tutti gli stimoli che ci siamo dati. Un disco suonato e suonato di pancia perché - come nelle migliori rapine - a un certo punto devi prendere il respiro, gettarti dentro e quello che succede... succede”, dicono i componenti della band.

Intanto, è in pieno svolgimento il tour dei Calibro curato da Ponderosa. Fra le numerosissime date in tutta Italia: il 21 giugno a Lido di Camaiore per La Prima Estate, il 20 luglio al Teatro Romano di Verona, il 28 luglio a Napoli, l’8 agosto a Locorotondo per il Locus Festival, il 4 settembre a Catania per Ricci Weekender e il 10 ottobre a Roma (Forte Trionfale), per citarne soltanto alcune. E poi tra novembre e dicembre le prime date internazionali, toccando Atene, Barcellona, Berlino, Parigi e Londra. "Il tour ci sta dando molte soddisfazioni perché stiamo portando in giro uno spettacolo che è Calibro al 100%, nel senso che siamo solo un quartetto sul palco, però con una scaletta che nessuno ha mai sentito prima, perché ci sono i brani del disco nuovo, che non avevamo mai suonato prima, insieme ad una selezione invece di altri dei brani nostri, che avevamo rivisitato più raramente, ma che hanno senso con questo nuovo materiale", spiega all'Adnkronos Tommaso Colliva.

Infine, i 3 singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album stanno riscuotendo un notevole apprezzamento anche sui più prestigiosi media internazionali di profilo: dalle première di Gilles Peterson e Guy Garvey su BBC6 (UK) alla rotazione nelle playlist di Kexp (US), Jazz FM (UK), Byte FM (DE) e FIP Radio France. Quella dei Calibro, d'altronde, spiega Colliva, "è una musica che cerca di avere significato e che punta a restare". "Ora la musica è diventata completamente un'altra cosa, è diventata come l'acqua che sgorga quando apre il rubinetto: è sempre a disposizione. E questo ovviamente ha degli enormi effetti. C'è tantissima produzione che è un po' fast food. È musica che va bene perché ognuno di noi deve mangiare ogni giorno e quindi è una musica che è un po' un tanto al chilo. Si tratta di capire anche che cosa uno vuole fare e su che cosa si trova meglio. Per noi non è così. Per noi è importante avere la sensazione di fare una cosa bella ed è anche importante".

Quando gli si chiede se abbiano mai pensato di comporre un brano per Sanremo (loro che al festival sono stati finora solo come ospiti di Ghemon nel 2019, per una versione di 'Rose Viola' insieme a Diodato che lasciò il segno), i Calibro non si tirano indietro: "è una cosa che non è ancora successa - dice Colliva - ma che non escludo possa succedere. Però noi raramente partiamo dall'obiettivo. Come progetto strumentale si deve creare un buon matrimonio con qualcuno. Come è accaduto con Ghemon qualche anno fa. Un'esperienza bellissima. Ma per ora non abbiamo ancora intercettato un'altra possibilità così. Però mai dire mai", conclude.

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