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Ambulanze bloccate e corsie strapiene: è caos nei pronto soccorso

Tra il picco dell'influenza stagionale e i disagi strutturali legati alla carenza di personale e di posti letto, sono giorni 'caldi' per i reparti di emergenza degli ospedali. A lanciare l'allarme è l'Anaao Assomed, che sottolinea come da Napoli a Genova, da Ancona a Roma, sono sospesi i ricoveri programmati e le foto di pazienti posteggiati sul tavolo operatorio, su panche o su barelle sottratte alle ambulanze, riempiono le pagine dei giornali e affollano il web. Il sindacato lancia un tweet e un hashtag: 'Di nuovo i lazzaretti. La Sanità italiana #cambiaera'

Ambulanze bloccate e corsie strapiene: è caos nei pronto soccorso
16 gennaio 2015 | 09.39
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Ambulanze bloccate, ore di attesa prima di un ricovero, barelle stipate lungo i corridoi, personale insufficiente e stressato: è caos nei pronto soccorso italiani. Tra il picco dell'influenza stagionale e i disagi strutturali legati alla carenza di personale e di posti letto, sono giorni 'caldi' per i reparti di emergenza degli ospedali. A lanciare l'allarme e a scattare la fotografia sullo stato di salute dei pronto soccorso è l'Anaao Assomed, che sottolinea come da Napoli a Genova, da Ancona a Roma, sono sospesi i ricoveri programmati e le foto di pazienti posteggiati sul tavolo operatorio, su panche o su barelle sottratte alle ambulanze, riempiono le pagine dei giornali e affollano il web.

I "barellati perenni, le corsie strapiene, gli operatori stravolti riempiono le pagine delle cronache cittadine", spiega il principale sindacato della dirigenza medica. "I dati in arrivo da tutta Italia sono inquietanti. Per una volta la latitudine non c'entra e lo stato dei pronto soccorso è diventato l'unico elemento nazionale di un Servizio sanitario balcanizzato fino nell'attribuzione delle competenze professionali", che a fronte di questa situazione, 'regala' "un tweet e un hashtag: 'Di nuovo i lazzaretti. La Sanità italiana #cambiaera'.

D'altro canto, il peso che i reparti di emergenza degli ospedali devono sopportare è importante: ogni anno - secondo i dati della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu) - si calcolano almeno 24 milioni di accessi al pronto soccorso. Quasi uno al secondo. Si tratta di pazienti in pericolo di vita (1-2%), vittime di incidenti o colpiti da malattie acute (65-70%), ma anche casi con problemi sanitari minori o con problemi sociali (30-35%), che potrebbero trovare risposta in altri servizi sul territorio.

Potenziare la rete di assistenza territoriale è certamente la prima delle soluzioni da mettere in campo per mettere un freno al caos che vivono molti reparti d'emergenza, soprattutto quelli delle grandi metropoli. Ma per l'Anaao Assomed questo non accadrà: "Non vi saranno azioni concrete per arginare e invertire le condizioni, indegne di un paese civile, in cui si ritrovano pazienti e parenti, medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari dei nostri nosocomi".

Per il sindacato della dirigenza medica, "il Ssn sta precipitando nel baratro dell'incapienza. Un'incapienza di posti letto, di medici, di infermieri, di operatori socio-sanitari, di risorse in conto capitale, di formazione. Siamo ai margini dell'Europa come numero di posti letto per mille abitanti, sotto la media Ue per le risorse destinate alla sanità. E il personale continua inesorabilmente a calare rendendo incompatibile assistenza e sicurezza".

Anche per Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu, la paralisi dei pronto soccorso che in questi giorni ha interessato le strutture ospedaliere di tutta Italia ha una causa fondamentale: "l'impossibilità di ricoverare tempestivamente i pazienti con indicazione al ricovero nei reparti degli ospedali, per carenza di posti letto. L'incremento degli accessi per patologie legate alla patologia stagionale", ovvero all'influenza, "e alla maggiore fragilità della popolazione nel suo complesso, non è quindi la causa principale del sovraffollamento".

Secondo gli esperti della Simeu "un'azione indispensabile è quella di revisione e rinforzo del sistema territoriale e della medicina generale, per limitare gli accessi impropri, ma soprattutto per accogliere tempestivamente i pazienti in dimissione dagli ospedali. Altrettanto necessario - aggiungono - è garantire in tutti i pronto soccorso l'attività di osservazione breve, integrata con quella più tradizionale di accettazione. E' un'attività che permette di tenere sotto controllo per 12-30 ore i pazienti con problematiche non completamente definite, e successivamente di ricoverare solo quelli che ne hanno bisogno e di dimettere gli altri in sicurezza".

Infine, ricordano gli esperti, è necessario "garantire in tutti gli ospedali una funzione forte centralizzata di 'bed management' basata sulla rilevazione costante di alcuni semplici indicatori (accessi, tempi di permanenza in pronto soccorso, occupazione dei posti letto, degenze medie). Ridurre le degenze più lunghe - concludono - anche attraverso i percorsi di dimissione protetta".

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