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Battisti chiede scusa

26 marzo 2019 | 18.03
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(Fotogramma /Ipa)
(Fotogramma /Ipa)

"Io non posso che chiedere scusa ai familiari delle persone che ho ucciso, alle quali ho fatto del male perché penso che la lotta armata è stata un movimento disastroso che ha stroncato una rivoluzione culturale e sociale che aveva preso avvio nel 1968 con prospettive sicuramente positive per il Paese ma che proprio la lotta armata contribuì a stroncare". Con queste parole Cesare Battisti chiede scusa, per la prima volta ai familiari delle vittime e ammette tutti i reati per i quali è stato condannato all'ergastolo.

"Chiedo scusa - dice l'ex terrorista a verbale dell'interrogatorio - pur non potendo rinnegare che, in quell'epoca, per me e per tutti gli altri che aderirono alla lotta armata si trattava di 'una guerra giusta'; oggi non posso che confermare quel disagio di cui ho parlato nel ricostruire il mio passato o rivivere momenti che non possono che suscitare una mia revisione del passato che all'epoca ritenni giusto". Per l'ex terrorista Battisti, "parlare oggi di lotta armata per me è̀ qualcosa privo di senso".

E ancora: "Io non sono un killer ma sono stato una persona ha creduto in quell'epoca nelle cose che abbiamo fatto e quindi la mia determinazione era data da un movente ideologico e non da un temperamento feroce, quando in una cosa sei deciso e determinato. A ripensarci oggi provo una sensazione di disagio ma all'epoca era così" si legge in parte del verbale dall'interrogatorio che Battisti, detenuto a Oristano, ha reso davanti ai magistrati di Milano lo scorso 23 marzo. Così l'ex terrorista dei Pac, che per la prima volta ha ammesso le sue responsabilità rispetto a quattro omicidi per i quali sta scontando l'ergastolo, replica al pm che lo ha accusato di 'freddezza' nel compiere le sue azioni.

"Non ho mai avuto a che fare in alcun modo con esponenti della malavita organizzata sia italiana che straniera, avrei in modo irreparabile compromesso la mia immagine di rifugiato politico ed era contrario a qualsiasi mia concezione; non posso certamente escludere che fra tante frequentazioni che ho avuto occasione di intrattenere nei 37 anni di latitanza possa essermi imbattuto in persone appartenenti al mondo del crimine comune - si legge in un altro dei passaggi del verbale reso da Battisti al pm di Milano, Alberto Nobili -, ma se questo fosse accaduto sicuramente lo è stato a mia insaputa".

"Sono stato sostenuto nella mia latitanza da partiti, gruppi di intellettuali, soprattutto nel mondo editoriale, come sostegno ideologico e logistico. Tra gli italiani nessuno mi ha mai aiutato o ha favorito la mia latitanza; io sono stato sostenuto per ragioni ideologiche di solidarietà e posso anche dire che non so se queste persone si siano mai chieste se io fossi effettivamente responsabile dei reati per cui sono stato condannato" dice Battisti replicando al pm Nobili, a capo del pool dell'antiterrorismo in procura a Milano, sulla sua rete di aiuti. 

"Io ho sempre professato la mia innocenza, ciascuno è stato libero di interpretare questa mia proclamazione come meglio ha creduto, ma posso dire che per molti di questi il problema non si poneva, andava semplicemente sostenuta la mia ideologia all'epoca dei fatti. Io sono stato appoggiato per una pluralità di ragioni che vanno sia dal fatto che mi proclamavo innocente, sia dal fatto che in molti paesi non è concepibile una condanna in contumacia e sia perché io cercavo di dare di me l'idea di un combattente della libertà, come io mi sentivo per i fatti degli anni '70" aggiunge a verbale Battisti, detenuto nel carcere di Oristano dopo l'arresto scattato a gennaio in Bolivia. 

"Posso dire che gli appoggi di cui ho goduto sono stati il più delle volte di carattere politico, rafforzati dal fatto che io ero ritenuto un intellettuale, scrivevo libri, ero insomma una persona ideologicamente motivata per cui nessuno sentiva il bisogno di agire contro di me. Questo mio ruolo da intellettuale - conclude Battisti - era anche una precisa garanzia che, a prescindere dal mio passato, ero ormai una persona non più da ritenersi pericolosa e quindi, anche per questo motivo, nessuno mi ha dato la caccia".

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