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Accordo di Schengen, cos'è e cosa succede quando viene sospeso

Cosa succede al confine quando viene sospeso l'accordo?

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19 ottobre 2023 | 19.26
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L'Italia sospende l'accordo di Schengen e ripristina i controlli alla frontiera al confine con la Slovenia. La decisione annunciata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni è legata a motivi di sicurezza, nei giorni in cui lo scenario internazionale è dominato dalla guerra tra Israele e Hamas, con la prospettiva dell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

Schengen, l'accordo e le regole

Cos'è l'accordo di Schengen? Cosa prevede? Cosa comporta la sospensione? La libertà di circolazione delle persone è uno dei pilastri dell'Unione Europea. A garantirla è l'acquis di Schengen, un insieme di norme e disposizioni che nascono dall'accordo di cooperazione intergovernativo firmato nel 1985 a Schengen, un villaggio del Lussemburgo meridionale, al confine con Francia e Germania, sulla graduale abolizione dei controlli ai confini. La convenzione che attuava quell'accordo è del 1990; le regole iniziarono ad essere attuate nel 1995, inizialmente tra 7 Stati membri. Nati come accordi intergovernativi, sono stati poi incorporati nel corpus normativo che governa l'Ue.

Oggi gli accordi di Schengen riguardano 22 Stati dell'Ue (sono fuori Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda e Romania; era ed è tuttora esterno all'area Schengen il Regno Unito); Bulgaria e Romania hanno i requisiti tecnici per aderire, ma ancora non sono entrate nell'area di libera circolazione, della quale fanno parte anche alcuni Stati non Ue, come Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein.

In pratica, lo spazio Schengen è un'area in cui i cittadini Ue godono della libertà di movimento tra gli Stati che ne fanno parte, senza essere sottoposti a controlli di frontiera: ogni giorno 3,5 mln di persone, in media, attraversano un confine interno all'Ue. Si tratta di una libertà che ha dei limiti: tutti i cittadini comunitari possono recarsi in un altro Paese Ue per turismo per un periodo fino a tre mesi, semplicemente avendo un passaporto o una carta d'identità validi.

Tutti i cittadini Ue possono vivere in un altro Paese dell'area per motivi di lavoro, in base alle leggi locali, con il diritto di essere trattati nello stesso modo dei cittadini di quel Paese. Gli imprenditori possono aprire imprese in altri Paesi Ue e gli studenti possono studiare ovunque nell'Unione. Secondo stime della Commissione, chiudere i confini interni dell'area Schengen costerebbe tra 100 e 230 mld di euro nell'arco di 10 anni, impedendo il pendolarismo transfrontaliero a 1,7 mln di persone.

Schengen, non esistono più frontiere

Le regole di Schengen hanno abolito i controlli alle frontiere interne: una volta entrati nell'area, si può circolare tra un Paese e l'altro senza essere soggetti a controlli di frontiera. Sono però possibili, e vengono attuati spesso, controlli di Polizia, cioè non sistematici ma mirati (per esempio, l'agente può chiedere di identificarsi e fare domande sullo scopo del viaggio). Ci sono delle eccezioni: la libertà di circolazione può essere sospesa da uno Stato membro, in via eccezionale e temporanea, di fronte ad una minaccia "seria".

I controlli di frontiera reintrodotti in via eccezionale dovrebbero essere ridotti al minimo necessario per affrontare la minaccia e la loro durata, in teoria, è limitata ad un massimo di sei mesi. Nella pratica, le cose spesso vanno diversamente.

Quante volte è stato sospeso l'accordo

Il trattato di Schengen è stato sospeso dai Paesi membri dell'Unione Europea ben 387 volte dal 2006 a oggi. L'Italia lo aveva fatto altre volte per grandi eventi: l'ultima volta in occasione del G20 nel 2021 ma anche nel 2017 per il G7 a Taormina e nel 2009 per il G8 all'Aquila. E' la prima volta quindi che adotta una decisione del genere per questioni di sicurezza legate all'aumento del livello di minaccia di azioni violente anche all'interno dell'Unione. Nei giorni scorsi i controlli alle frontiere erano stati già ripristinati dall'Austria al confine con la Repubblica Ceca e dalla Germania al confine con Svizzera, Repubblica Ceca e Polonia a causa della forte pressione migratoria.

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