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Contact Center in Italia, il settore fattura 3 miliardi di euro e ne genera 6 in filiera

05 luglio 2022 | 21.32
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Primo studio in Italia pensato per misurare il contributo economico e occupazionale del settore

Contact Center in Italia, il settore fattura 3 miliardi di euro e ne genera 6 in filiera

Sono stati presentati oggi a Roma i risultati del primo studio in Italia pensato per misurare il contributo economico e occupazionale del settore dei contact center all’economia nazionale e alla digitalizzazione in Italia. Dallo Studio Ambrosetti per Assocontact emerge che il settore ha un fatturato complessivo che supera i 2.8 miliardi di euro e fa registrare alti e costanti tassi di crescita con moltiplicatori importanti in tutta la filiera collegata. È stato resiliente alla crisi Covid, ha un’elevata occupazione giovanile (+17% rispetto alla media nazionale), femminile (+34% rispetto alla media nazionale) e a tempo indeterminato (+9% rispetto alla media nazionale), è presente in particolar modo al Sud dove genera ricchezza per i territori e per i dipendenti, sostenendo le competenze digitali e accompagnando la formazione professionale. Lo studio, primo nel suo genere in Italia, è stato presentato oggi a Roma nel corso dell’Assemblea annuale di Assocontact, alla presenza di esponenti del mondo delle istituzioni e delle imprese che hanno animato un articolato dibattito con il contributo dei Sottosegretari allo Sviluppo Economico Anna Ascani e alla Transizione digitale Assuntela Messina, nonché del Vice Ministro del Ministero dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin.

I risultati raccontano di un settore estremamente vivace, prevalentemente allocato nel Sud: Campania (20%), Sicilia (8%) e Puglia (6%); in continua crescita dal 2014, riportando dei tassi di crescita superiori alla media di tutte le imprese italiane e al settore dei servizi sia pre che post pandemia; estremamente resiliente, nel 2020 il fatturato è cresciuto del +7,7% (in controtendenza significativa rispetto al -7% del settore dei servizi e al -9,5% del fatturato di tutte le aziende italiane), l’occupazione è calata del 2.7% contro l’11% della media nazionale e il 10% di quella dei servizi; tra i principali investitori in tecnologia e innovazione nel settore dei servizi, facendo registrare dal 2002 la maggiore crescita degli investimenti (+8%) rispetto alla media italiana (+0,7%), per un totale cumulato di circa 1,2 miliardi di euro; con un altissimo tasso di occupazione giovanile (56%) e femminile (69%), pari a +17 punti e +34 punti rispetto alle medie nazionali; con programmi di formazione continua consistenti; capace di garantire e incrementare posti di lavoro in modo stabile, +1.4% nell’ultimo anno con un’incidenza dei contratti a tempo indeterminato del 94% contro l’85% della media nazionale; capace di migliorare la propria produttività, inserendosi nel primo decile tra gli 873 settori censiti da ISTAT tra il 2014 e il 2020, e di generare valore per tutti gli stakeholder: con un fatturato complessivo, diretto e indiretto, di circa 6 miliardi di euro e un valore aggiunto di 3.1 miliardi di euro.

Il Presidente di Assocontact, Lelio Borgherese, ha dichiarato: “Oggi è un giorno importante perché finalmente tutti gli attori della filiera – Istituzioni, authority, committenti, outsourcer, sindacati, associazioni dei consumatori, lavoratrici e lavoratori si sono riuniti insieme per discutere di un progetto comune: il riordino e il rilancio del Business Process Outsourcing. I Contact Center sono un settore in fragile equilibrio tra crisi di sistema e opportunità di rilancio. Per questo c’è bisogno di una legge seria che coniughi realismo e immaginazione per ricomporre gli interessi legittimi ma confliggenti che attraversano il settore senza dimenticarsi di disegnarne il futuro. Per tornare a credere nei Contact Center bisognava rispondere a una domanda sola: quanto vale un Contact Center? Grazie allo Studio Ambrosetti possiamo dirlo in numeri: fattura circa 3 miliardi e ne genera 6 lungo tutta la filiera. Sui territori ha abilitato 10 milioni di investimenti; alle casse dello Stato frutta oltre 607 milioni. Eroga 1 miliardo di salari l’anno favorendo l’occupazione femminile e giovanile, molta della quale al Sud. Fornisce lavoro a 185.000 persone grazie a un moltiplicatore occupazionale di 3.5. Sostiene la digitalizzazione del Paese, sia in termini di competenze sia di infrastrutture e servizi. Per l’80% dei committenti fa un eccellente lavoro. Per il Governo è un settore essenziale".

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