
Tutto inizia la sera del 10 giugno del 1981. Legale famiglia Rampi: "Su impulso di mamma Franca nata Protezione civile"
Sono trascorsi 44 anni dalla prima tragedia vissuta da tutta Italia in diretta televisiva, il dramma indimenticabile di Alfredo Rampi. Il bimbo di 6 anni, morto in un pozzo artesiano dopo 60 ore di disperati tentativi di riportarlo in superficie, è scolpito nella memoria di due generazioni come 'Alfredino'.
Tutto inizia la sera del 10 giugno del 1981. I genitori del bambino, non vedendolo rientrare, lanciano l'allarme. Qualche ora più tardi un poliziotto avverte dei deboli lamenti provenire da un pozzo artesiano su via di Vermicino, che collega la via Casilina alla Tuscolana: è la voce di Alfredino. Da quel momento si susseguiranno diversi disperati tentativi di soccorso che però non avranno esito. Il 12 giugno arriva a Vermicino anche l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini per seguire di persona l'andamento delle operazioni che però non riusciranno a salvare la vita del bambino. Da quella sconfitta della macchina dei soccorsi, incassata nonostante gli atti di eroismo di alcuni, sono nati il dipartimento della Protezione Civile e un Centro, che porta il nome di Rampi, che oggi si occupa di informare sui rischi e intervenire in situazioni di emergenza.
"Non siamo inclini alla spettacolarizzazione, ma promuoviamo volentieri quello che facciamo, e raccontiamo quello che è rimasto dopo questi lunghissimi anni: intanto il nostro centro, che è la via d'uscita che Franca Rampi ha individuato", dice all'Adnkronos l'avvocato Daniele Romeo, legale della famiglia e componente del direttivo del centro Rampi.
"Uno dei grandi dolori della mamma è stato vedere che c'era una disorganizzazione totale della macchina dei soccorsi, perché non c'era un coordinamento - spiega l'avvocato - Siccome all'epoca venne sul posto il presidente della Repubblica, le promise che avrebbe fatto qualcosa: subito dopo effettivamente la chiamò e le disse di aver istituito il ministero della Protezione civile per lei. Franca Rampi nell'immediatezza ha fondato il centro Alfredo Rampi, che si occupa proprio di formazione per la Protezione civile, che aiuta, fa psicologia dell'emergenza, ha un centro di aggregazione giovanile ormai da anni e presta aiuto psicologico ai ragazzi. Noi portiamo avanti questo percorso di sacrificio, un percorso difficile, perché crediamo che quella tragedia debba aver lasciato qualcosa che non si deve esaurire con gli anni".
E aggiunge: "Adesso c'è anche un bellissimo documentario che andrà in onda su Rai 2 venerdì, 'La tv nel pozzo', che racconta la vicenda dal punto di vista dell'aspetto mediatico. C'è stata un'anteprima la settimana scorsa, la mamma però non lo vedrà, non ha visto nemmeno la serie. Quella vicenda è stata atroce per chiunque l'abbia vista da lontano, con il distacco del semplice spettatore, figuriamoci per una mamma".
"Come è giusto e doveroso, anche quest'anno ricorderemo Alfredino Rampi. Lo faremo a livello di comunicazione, nel pieno rispetto della volontà della mamma, che mai ha voluto ci fosse qualcosa di ufficiale come l'intitolazione del palazzetto dello sport, come avevamo proposto. E' un ricordo che rimane vivo nel tempo, per quanto io stesso ero piccolissima all'epoca dei fatto; è uno di quegli eventi che hanno segnato la memoria collettiva e da lì sono nate tante più attenzioni anche sulla sicurezza", dice all'Adnkronos Francesca Sbardella, sindaco di Frascati, comune nel quale ricade la frazione di Vermicino.