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Archivio disarmo, 'su export armi serve maggiore trasparenza'

Archivio disarmo, 'su export armi serve maggiore trasparenza'
05 giugno 2025 | 14.57
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Mentre la comunità internazionale invoca un cessate il fuoco immediato a Gaza e in tutto il mondo cresce la mobilitazione della società civile contro la guerra, l’Italia continua a esportare armamenti e tecnologie militari verso Israele. È quanto emerge da un’analisi condotta incrociando dati ufficiali del Supri, dell'Istat (portale Coeweb per le statistiche sul commercio estero) e della Relazione governativa sull’export di armamenti. Secondo il Sipri, tra il 2019 e il 2023, l’Italia aveva esportato verso Israele 26.7 milioni di dollari (pari a 23.8 milioni di euro) in maggiori sistemi d’arma comprendenti 12 elicotteri leggeri AW119 Koala e 4 cannoni navali Super Rapid da 76mm prodotti entrambi dalla Leonardo Spa. A questi sistemi d’arma si aggiunge la cooperazione strutturale nel programma dei caccia F-35, con componenti italiane destinate ai velivoli israeliani.

Tuttavia, le esportazioni più recenti mostrano una cooperazione ancora più strutturata tra Italia e Israele. Secondo il Coeweb nel 2024 l’Italia ha esportato in Israele “armi e munizioni” (cat. 93) per circa 5.8 milioni, dei quali ne esplicita solo l’11% come appartenenti alle sottocategorie “armi non letali” (cat. 9304), “parti e accessori” (cat. 9305) e “bombe, granate e siluri” (cat. 9306). “Serve maggiore trasparenza” -osserva Matteo Taucci, ricercatore di Archivio Disarmo-. È urgente una mobilitazione per far rispettare la Legge 185/1990 anche alla luce del partenariato strategico con Israele che scadrà e si rinnoverà automaticamente il prossimo 8 giugno”.

Particolarmente rilevante è il capitolo delle tecnologie per “navigazione aerea e spaziale” (cat. 88), che comprende aerei, droni, radar per un valore di 34 milioni di euro. Di questi, ben 31 milioni non sono inseriti in sottocategorie dal Coeweb, rendendone difficile la tracciabilità. Rientra probabilmente in questa categoria anche la vendita del jet M346 Master, impiegato per l’addestramento militare avanzato. Va sottolineata poi l’esportazione di macchine per l’elaborazione automatica dell’informazione (cat. 8471). Come si legge nel Coeweb, nel 2024, l’Italia ha esportato in Israele 2.7 milioni di euro in computer industriali, lettori ottici e dispositivi per l’inserimento e l’elaborazione codificata delle informazioni, strumenti fondamentali per le infrastrutture militari, la logistica e l’Intelligenza Artificiale. Tecnologie che possono essere utilizzate per funzioni dual use quali il controllo dei droni, il targeting automatizzato e il comando delle operazioni militari.

Nonostante l’evidente coinvolgimento in un contesto di conflitto armato, il Governo italiano continua a rivendicare la piena legalità delle esportazioni militari in base alle deroghe previste dalla normativa vigente. Tuttavia, la Legge 185/1990 vieta l’invio di armamenti a Paesi coinvolti in conflitti armati, salvo accordi o motivi di sicurezza nazionale.

Alla luce di questi dati, si impongono interrogativi urgenti sulla trasparenza delle forniture militari, sulla coerenza dell’azione governativa con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani e sul ruolo silenzioso ma sostanziale dell’Italia nel supporto tecnologico all’apparato militare israeliano. Afferma Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo: “Dalla ricerca effettuata emergono forniture secretate che impediscono la corretta informazione nei confronti del Parlamento italiano e dei mass media, nonostante la Legge 185/1990. Ora che Gaza è diventata centrale nel dibattito pubblico, sarebbe opportuno che il governo prendesse posizione in relazione al rispetto del Diritto Umanitario Internazionale, soprattutto per quanto riguarda accordi di cooperazione e forniture militari con il governo di Israele”.

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