I segni della guerriglia a Milano, tra conta dei danni e voglia di dimenticare

In Stazione Centrale ripristinata accessibilità di ovale e Galleria delle Carrozze

I segni della guerriglia a Milano, tra conta dei danni e voglia di dimenticare
23 settembre 2025 | 20.08
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All'indomani della guerriglia urbana che si è scatenata al termine del corteo per la Palestina, nella zona della Stazione Centrale di Milano è il momento di raccogliere i cocci, più che di calcolare i danni subiti, ancora da stimare. Nel perfetto stile della città, a prevalere è la necessità di tornare in fretta alla normalità e agli affari, senza perdere tempo.

Lo scalo milanese, bloccato nel primo pomeriggio di ieri dai manifestanti, oggi è perfettamente funzionante: è stata ripristinata l'accessibilità sia nell'ovale al piano interrato, teatro dei primi scontri; sia nella Galleria delle Carrozze, trasformata ieri per oltre un'ora in una trappola di fumogeni e lacrimogeni. Il giorno dopo il grande atrio porticato è il solito via vai di pendolari e turisti, che nella fretta di prendere il treno quasi non si accorgono che al portone centrale mancano i vetri (verranno sostituiti nei prossimi giorni) e che i cancelli esterni, divelti dalla folla che cercava di invadere la Stazione, sono tenuti chiusi da nastro bianco e rosso. A un occhio attento non sfuggono però le 'cicatrici' della guerriglia: gli estintori presi dai muri e scaricati contro le forze dell'ordine e le tantissime scritte 'Free Gaza' che imbrattano i marmi bianchi. In piazza Duca d'Aosta, dove gli scontri si sono spostati quando i manifestanti sono stati respinti fuori dallo scalo ferroviario, spunta tra le aiuole qualche pietra superstite e mancano delle lastre nella pavimentazione.

I danni maggiori sono in via Vittor Pisani, il lungo viale monumentale che congiunge la Stazione Centrale con piazza della Repubblica, dove i manifestanti sono rimasti in presidio fino alla sera, sotto lo sguardo vigile delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Mani rosso sangue ricoprono la vetrina della filiale di Unicredit, slogan per la Palestina si leggono un po' dappertutto, sui marciapiedi, sulla carreggiata, persino sui cartelli stradali. Mancano cestini, sampietrini e una barra d'acciaio che delimita la ciclabile. Commercianti e ristoratori, che ieri si sono barricati dentro ai locali insieme ai clienti, oggi non hanno il tempo di perdersi d'animo. "Sto recuperando tutto il lavoro che non mi hanno fatto fare ieri", taglia corto il titolare di un bar tabacchi. Al Sushi accanto i dipendenti contano i vasi che mancano, quelli usati dai manifestanti fino a tarda sera come tamburi, per scandire il ritmo della protesta.

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