Parlano Elisabetta Iannelli (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) e Massimo Di Maio (Associazione italiana oncologia medica)
"Il coraggio e le parole di Re Carlo III sono un bel regalo di Natale per tanti pazienti oncologici. Non è facile per una persona così esposta dal punto di vista mediatico condividere un aspetto delicato della sua vita intima”. Così all’Adnkronos Salute Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) interviene sulle parole di Re Carlo III che ieri in un videomessaggio tv ha condiviso con il Paese il suo personale percorso di cura per il cancro che gli è stato diagnosticato nel febbraio 2024. Il sovrano ha infatti deciso di dare così il suo contributo alla campagna di sensibilizzazione sulla malattia, Stand Up To Cancer 2025 per Cancer Research Uk, ricordando che "la diagnosi precoce della malattia è capace di salvare vite".
"Nonostante non sia mai stato reso noto il tipo di cancro diagnosticato a Re Carlo a inizio 2024 - e anche ieri sera il sovrano non ha parlato apertamente del suo tumore - dal monarca inglese arriva un messaggio positivo e importante che può dare fiducia a tante persone. Sia chiaro, ogni storia è diversa ma l’aver parlato di diagnosi precoce in un videomessaggio a milioni di inglesi, esortando di fatto i suoi sudditi a fare controlli e screening, è un messaggio di speranza e fiducia nell’efficacia delle terapie". Così all’Adnkronos Salute Massimo Di Maio, presidente dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom).
Carlo aveva parlato del suo tumore a febbraio 2024 dicendo di averlo scoperto durante una procedura per trattare una prostata ingrossata (l'ipertrofia prostatica è una condizione normale in tutti gli uomini con l'avanzare dell'età). All'epoca il palazzo dichiarò che non avrebbe fornito aggiornamenti regolari sull'andamento delle cure né dettagli sul tipo di cancro diagnosticato al sovrano. "Non è così strano che, durante operazioni chirurgiche o esami eseguiti per altri motivi ci sia una cosiddetta 'diagnosi incidentale' – aggiunge Di Maio - : in pratica si scopre per caso la presenza di un tumore. Dunque, la malattia del sovrano non sarebbe stata accertata grazie allo screening. Detto questo, resta comunque apprezzabile che il Re abbia voluto parlare della malattia ponendo l’accento sulla prevenzione: un tumore se scoperto in stadio precoce può essere spesso trattato in maniera efficace e avere una prognosi positiva” conclude.
Per la Casa Reale di Windsor non è la prima volta. "Anche la principessa Kate Middleton ha parlato in più occasioni, non solo in tv, del suo tumore. Ecco, così facendo i reali inglesi contribuiscono al superamento dello stigma del cancro – fa notare Iannelli - fenomeno sociale per cui i malati oncologici (e i sopravvissuti) subiscono pregiudizi, etichettatura e discriminazione, sentendosi emarginati e giudicati a causa della malattia, con conseguenze pesanti sulla salute mentale (ansia, depressione) e sul reinserimento sociale e lavorativo, nonostante i progressi nella ricerca. Non solo, per alcuni pazienti il cancro è ancora una malattia incurabile, una sentenza senza appello".
Per Iannelli, nel pieno del Giubileo della Speranza, la testimonianza pubblica di Re Carlo III dimostra come la diagnosi precoce, come è stato nel suo caso, offra ai medici tempo prezioso per interventi tempestivi e meno invasivi, trasformandosi così in un autentico dono di speranza per i malati. Il Re ha detto che la sua cura per il cancro 'potrà essere ridotta nel nuovo anno’' E ha parlato di 'una benedizione'. Con un aggiornamento sulla sua salute, ha dato buone notizie che arrivano a pochi giorni dal Natale". Quindi "nel messaggio finale si è rivolto ai 9 milioni di cittadini britannici che ancora oggi non hanno compreso l’importanza della diagnosi precoce e dei programmi di screening" conclude.