
Aveva 82 anni. Maestro del thriller, raccontò l'anima dietro il regime sovietico
Martin Cruz Smith, lo scrittore statunitense che con il suo bestseller internazionale "Gorky Park" ha reinventato il thriller politico dando volto e anima all’investigatore sovietico Arkady Renko, è morto nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 luglio nella sua casa di San Rafael, in California all'età di 82 anni. Soffriva da tempo del morbo di Parkinson, una malattia che non gli ha però impedito di continuare a scrivere fino a pochi mesi fa. Il suo ultimo romanzo è stato pubblicato nel 2024 (in Italia dal suo editore Mondadori): "Independence square" è ambientato nel giugno 2021, con l'ispettore Arkady Renko, affetto da gravi problemi personali e di salute, che indaga sulla scomparsa di un'attivista a Kiev, sullo sfondo di una Russia in fermento e alla vigilia dell'invasione dell’Ucraina. La notizia della scomparsa del romanziere è stata annunciata oggi dai figli attraverso un commosso post sul profilo Facebook dell’autore.
Nato a Reading, Pennsylvania, il 3 novembre 1942, Martin William Smith . questo il suo vero nome - proveniva da una famiglia di musicisti jazz, con radici native americane da parte materna. Dopo una laurea in scrittura creativa presso l’Università della Pennsylvania e un’esperienza come reporter al Philadelphia Daily News, esordì nel 1970 con l’ucronia "The Indians Won". Ma la vera svolta arrivò nel 1981, con un romanzo che avrebbe cambiato il corso del genere thriller: "Gorky Park". Ambientato nella Mosca crepuscolare dell’era Breznev, Gorky Park fece conoscere al mondo Arkady Renko, un investigatore onesto, malinconico e disilluso, in lotta contro la burocrazia corrotta e l’opacità del potere sovietico. Un personaggio destinato a lasciare un’impronta duratura nella letteratura contemporanea.
Il romanzo fu un bestseller internazionale e vinse il prestigioso Gold Dagger Award. Ma più che un giallo, era un'opera letteraria profonda, che raccontava l'umanità sotto la coltre dell'oppressione. Lo stesso Smith ne descriveva così l’intento: "Il punto del libro era mostrare il calore immenso della gente, non solo la freddezza del sistema". Un messaggio che, non a caso, gli valse le ire dell'Unione Sovietica, che lo bollò come "feccia antisovietica". Lui accolse l’insulto con orgoglio: "Era esattamente la reazione che speravo". Il romanzo divenne nel 1983 l'omonimo film di grande successo diretto da Michael Apted con William Hurt nel ruolo del protagonista (l'autore dichiarò tuttavia di non essere pienamente soddisfatto della sceneggiatura di Dennis Potter).
Il successo di "Gorky Park aprì" la strada a una lunga serie di romanzi con protagonista Renko: "Stella Polare" (1989), ambientato su un peschereccio sovietico in mare aperto; "Red Square" (1992), che riunisce Arkady con l'amata Irina nella Berlino post-muro; "Havana" (1999), un cupo affresco dell'isola caraibica negli anni post-sovietici; "Lupo mangia cane" (2004), ambientato tra le rovine radioattive di Cernobyl'; "Il fantasma di Stalin" (2007); "Le tre stazioni" (2010); "Tatiana" (2013); "L'enigma siberiano" (2019); e infine "Independence Square" (2024). Renko era più di un detective: era un testimone del tempo, uno specchio della Russia che cambiava. Attraverso di lui, Cruz Smith ha saputo raccontare i grandi mutamenti storici del tardo Novecento e del nuovo millennio, mantenendo sempre uno sguardo lucido, partecipe, ma mai compiacente.
Schivo e riservato, Martin Cruz Smith ha vissuto a lungo in California con la moglie e i tre figli. Nonostante la malattia lo avesse colpito duramente, riuscì a portare avanti la sua attività letteraria, ricevendo nel corso degli anni importanti riconoscimenti, tra cui due Hammett Awards e il Grand Master Award dei Mystery Writers of America nel 2019.
Nel corso della carriera ha firmato anche numerosi romanzi al di fuori della serie di Renko, molti dei quali editi da Mondadori: tra questi, il noir scientifico "Los Alamos" (1986), il mystery vittoriano "La rosa nera" (1996), il thriller giapponese "Tokyo Station" (2002), e lo storico "La ragazza di Venezia" (2016). Negli anni '70 scrisse anche sotto pseudonimi – Simon Quinn e Nick Carter – romanzi d'azione e spy stories, in una lunga fase di apprendistato che lui stesso definiva "lontano dalle aspettative".
Cruz Smith ha sempre rifiutato l’etichetta di autore "politico". Si considerava piuttosto un osservatore dell’animo umano, interessato a ciò che le ideologie nascondono, non a ciò che proclamano. Una sua frase, rimasta celebre, lo riassume perfettamente: "La vera rivoluzione è l’onestà dello sguardo".
Nel post d’addio pubblicato dai figli si legge: "Anche dopo che il Parkinson gli aveva tolto la voce, è riuscito a far sentire il suo amore, mostrando ancora una volta la sua straordinaria forza. Il mondo lo conosceva attraverso Arkady Renko, ma noi abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo come padre: affettuoso, presente, con cui abbiamo condiviso gioia, giochi e risate".
(di Paolo Martini)