
Lo scrittore in gara con 'L'Anniversario' guida la cinquina con 280 voti. Dialogando con l'Adnkronos parla del suo libro e non solo
Il tempo in cui siamo immersi è attraversato da una violenza dilagante e senza confini. Le guerre e la "rabbia sociale" sembrano inarrestabili. "Il cielo è tagliato da missili, la terra aperta da bombe". Un quadro complesso segnato da crisi che sembrano rincorrersi da un angolo all'altro del mondo. La risposta a questo periodo doloroso che può arrivare dai libri "è, e deve essere, quella antica del Decamerone. Opporre storie alla distruzione, complessità alla semplificazione. Quella della semplificazione è la vera sconfitta da evitare . In questo senso il Premio Strega è un veicolo unico in Italia". Lo scrittore Andrea Bajani - che guida la cinquina del nostro più ambito riconoscimento letterario con il suo 'L'anniversario' (Feltrinelli) forte di 280 voti - conversando con l'AdnKronos non mostra ansia per l'esito finale del premio. Dato tra i favoriti per la vittoria, Bajani non si lascia turbare dai pronostici. In questo periodo storico, spiega, anche il premio Strega - il cui ultimo atto si terrà il 3 luglio al Ninfeo di Villa Giulia a Roma - ha "una valenza specifica. Viviamo un momento di violenza dilagante, il mondo è squassato da guerre devastanti, da una rabbia sociale incontrollata, il cielo è tagliato da missili, la terra aperta da bombe. Questa è l'unica ansia che è lecito avere oggi".
Eppure, Bajani ha già ottenuto un primo risultato di rilievo. Qualche settimana fa, infatti, lo scrittore - alla sua seconda partecipazione dopo la buona affermazione del 2021 con il 'Libro delle case' - ha vinto il premio Strega Giovani. Un risultato, racconta, che "mi ha colto di sorpresa e mi ha riempito di forza. Nel 2008 feci un esperimento che a tutt'oggi resta tra le esperienze più entusiasmanti fatte sin qui grazie alla scrittura. Fu un esperimento antropologico: andai in gita di classe con tre gruppi di studenti, del Sud, Centro e Nord Italia. Mi interessava stare con loro, guardare il mondo alla loro altezza, imparare dal loro sguardo, creare un ponte tra generazioni. Ne nacque un libro, 'Domani niente scuola'. Grazie allo Strega Giovani vedo che quel ponte regge ancora".
Il romanzo con cui concorre quest'anno allo Strega, 'L'anniversario', è un libro di rottura. Celebra, con una 'violenza tranquilla', i dieci anni dal distacco del narratore dai suoi genitori, dalla sua famiglia d'origine. Un atto d'accusa nei confronti dell'istituto familiare, oppure una storia particolare, intima ma allo stesso tempo dirompente? "La famiglia - risponde Bajani - continua ad essere l'organismo sociale più diffuso che l'essere umano si è inventato per proteggersi. Questo mi pare un dato. E in un'epoca come questa di sbriciolamento di ogni tessuto sociale connettivo, di crisi della politica, è inevitabile che torni a giocare un ruolo fondamentale, è una cartina di tornasole. È, e resta, un'istituzione centrale. Proprio in quanto sistema protettivo".
Scendendo più nel dettaglio della sua opera, Bajani spiega: "Nella famiglia che racconto succede qualcosa di specifico e infinitamente diffuso: il luogo di protezione diventa un luogo di minaccia, di pericolo, e chi racconta decide di sottrarvisi per mettersi in salvo. In qualche misura è un atto di fiducia nell'istituzione famigliare (che non a caso il protagonista infatti sceglie in chiusura di libro): per essere tale deve essere in grado di proteggere. Altrimenti è bene affermare il diritto del singolo di sottrarsi alla minaccia, quale che sia l'istituzione di partenza".
"Nel romanzo - prosegue - viene messo in scena un sistema di relazioni tali per cui il padre domina, la madre viene messa in un punto cieco, e il figlio a dieci anni dal giorno in cui ha deciso di sottrarsi a quel sistema decide di restituirla nel racconto, di toglierla dal buio". Quanto ancora alla famiglia, argomenta lo scrittore, va detto da un lato che "resta più che mai una scialuppa di salvataggio in mezzo alla tempesta attuale. E dall'altro che esistono altri sistemi, nel caso la famiglia non funzionasse o non fosse - legittimamente - ciò che le persone vogliono. O non fosse un posto sicuro. La solidarietà, l'amicizia, mi sembrano istituzioni fortissime e sempre più necessarie. Ciò che non deriva dal sangue non necessariamente è di second'ordine. L'amicizia, per quanto ingenuo possa suonare, salva milioni di persone ogni giorno", osserva Bajani.
Il filo conduttore del libro è rappresentato, quindi, dal patriarcato incarnato dalla figura di un uomo che stabilisce con forza le regole cui la famiglia si deve attenere. Un uomo che tiene, peraltro, la moglie in scacco. Passando dalla finzione alla realtà, è possibile emanciparsi da questa piaga?
"Il patriarcato - o come lo si vuole chiamare: molte persone ne contestano il nome, in parte comprensibilmente, visto che a furia di ripeterle le parole sfilacciano il significato - è una legge non scritta ma dominante che assegna a un genere il dominio su un altro. In quanto tale - riflette Bajani - è inaccettabile. Punto. Nell''Anniversario mi interessava che la voce narrante fosse un maschio proprio per questa ragione. Perché il suo primo movimento è quello di rifiutare l'eredità patriarcale. Questo ha una conseguenza e un rischio che va corso: rifiutando un'eredità si consegna a un mondo di principianti. Accetta di dover ricominciare a definirsi come maschio, a imparare che cosa significa senza la scorciatoia della replica - falsa, e doppiamente responsabile. Ma soprattutto nella relazione", conclude lo scrittore. (di Carlo Roma)