A 30 anni da Srebrenica, le testimonianze di tre generazioni nel libro 'Nessun'altra casa'

L'autore Gabriele Santoro, che per anni ha condotto ricerche sul campo in Bosnia, costruisce un mosaico narrativo in cui le memorie individuali si intrecciano ai paesaggi

La copertina del libro
La copertina del libro
21 novembre 2025 | 10.32
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A trent’anni dal genocidio di Srebrenica e dall’Accordo di Dayton, la memoria di quella guerra torna a farsi voce nel libro 'Nessun’altra casa' di Gabriele Santoro, pubblicato da Del Vecchio Editore (320 pagine prezzo di copertina 22 euro). Un’opera che intreccia reportage, letteratura civile e testimonianza, con la prefazione del Cardinale Matteo Maria Zuppi e un contributo inedito di Miljenko Jergović, tra i più importanti autori balcanici contemporanei.

Dieci storie

Il volume raccoglie dieci storie che attraversano tre generazioni: il giovane soldato sopravvissuto alle notti di fuga nei boschi, le donne che hanno cercato i propri cari nelle fosse comuni, e Bekir, nato sotto le bombe e tornato anni dopo per seppellire il padre, scegliendo la vita invece della vendetta. Sono voci che resistono alla frantumazione dell’umanità provocata dalla guerra e affidano al potere dell’immaginazione la ricomposizione del conflitto.

Santoro, che per anni ha condotto ricerche sul campo in Bosnia, costruisce un mosaico narrativo in cui le memorie individuali si intrecciano ai paesaggi: biblioteche, ponti, fabbriche, luoghi che diventano geografie del dolore e della cura. Il libro non cerca un racconto totale, ma propone una serie di frammenti, tutti utili a tenere viva la memoria e l’ascolto. "La memoria e l’oblio non sono terreni neutrali – scrive Santoro – ma campi di battaglia in cui si sagoma l’identità collettiva". Nessun’altra casa non è solo un viaggio nel passato: è un interrogativo sul presente e in ogni luogo. Perché la guerra non finisce con l’ultima bomba: il trauma si tramanda, e affrontarlo significa occuparsi di oggi, in un mondo ancora attraversato da conflitti e divisioni. “Se l’Europa è morta nel 1995 a Srebrenica – ricorda l’autore – abbiamo fatto poco per dimostrare che quella tragedia ci riguardasse davvero”.

Il progetto

Il libro nasce da un progetto di storia orale realizzato con la Fondazione Alexander Langer e l’associazione Adopt Srebrenica, per preservare le memorie e aprire spazi di dialogo tra le comunità. È un’opera che trasforma la memoria in responsabilità e offre una prospettiva di pace difficile, laboriosa e necessaria. E’ nato nell’estate del 2018, quando l’autore ha attraversato la Drina e ascoltato le voci dal silenzio di Srebrenica. “Trent’anni dopo, raccontare Srebrenica – ammonisce Santoro – significa riflettere sui nodi irrisolti di quella storia e sul ruolo dell’Europa, che allora voltò le spalle. La letteratura non salva, ma può allertare, ricalibrare, riportare l’animo a una grammatica minima: soggetto, relazione, responsabilità”.

L'autore

Gabriele Santoro è nato a Roma dove vive. Giornalista professionista dal 2010. È autore del saggio inchiesta “La scoperta di Cosa nostra. La svolta di Valachi, i Kennedy e il primo pool antimafia” (Chiarelettere, 2020) e del saggio di politica internazionale “Tutti i colori del rosso” (Feltrinelli, 2024). Dal 2009 collabora con “Il Messaggero” per le pagine culturali. Scrive per il Venerdì di “Repubblica”, Treccani, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e l’Osservatorio Balcani – Caucaso. È autore televisivo per Tv2000. Ha lavorato per “Adnkronos” e gli esteri di RaiNews24.

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