Dazi, Buzzella (Federchimica): "Con 30% a rischio soprattutto cosmetica"

Il presidente di Federchimica all'Adnkronos: "Per la chimica l’export supera i 40 miliardi di euro e gli Usa sono il quarto mercato di destinazione con quasi 3 miliardi. Se i dazi venissero confermati al 30%, per diversi prodotti chimici il mercato americano diventerebbe di fatto inaccessibile"

Dazi, Buzzella (Federchimica):
14 luglio 2025 | 09.49
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"Per la chimica l’export supera i 40 miliardi di euro e gli Usa sono il quarto mercato di destinazione con quasi 3 miliardi. Se i dazi venissero confermati al 30%, per diversi prodotti chimici il mercato americano diventerebbe di fatto inaccessibile. Tra i settori più esposti ci sono ambiti di forte specializzazione italiana quali la cosmetica e i principi attivi farmaceutici". Così all'Adnkronos il presidente di Federchimica Francesco Buzzella su dazi americani annunciati dal presidente Usa Donald Trump, sottolineando che "oggi una valutazione puntuale dell’impatto dei dazi americani sulla chimica non è possibile a causa di un quadro così mutevole e flessibile nel tempo".

L’impatto, spiega il presidente, "non riguarda solo il prodotto chimico, ma tutta la manifattura europea. Senza l’esportazione di manufatti europei anche la chimica che contribuisce alla loro produzione verrà penalizzata. Oltretutto è concreto il rischio che Paesi come la Cina non riescano più a esportare negli Stati Uniti e dirottino tutto verso l’Europa". In questo modo, dice ancora, "saremmo doppiamente danneggiati: un riorientamento dei prodotti cinesi verso il mercato europeo aggraverebbe la già forte pressione competitiva. Tra il 2021 e il 2024 la quota cinese sull'import italiano di chimica è già passata dal 6 al 16% e, nei primi quattro mesi del 2025, tali importazioni sono aumentate di un ulteriore 24%".

In generale dal 2021, la produzione chimica cinese è aumentata del 26% a fronte di una domanda mondiale in espansione del 9%. "Nello stesso periodo, dice Buzzella, "gli Usa hanno limitato la crescita al 3% e l’UE ha perso il 12% (-11% in Italia)". Un trend confermato già nei primi quattro mesi del 2025: "nonostante un anticipo cautelativo degli acquisti per anticipare i dazi la produzione chimica ha segnato un calo pari allo 0,4% su base annua in significativo deterioramento nei mesi più recenti". Tutto ciò avviene dopo un 2024 deludente nel quale alla significativa contrazione del 2022-2023 ha fatto seguito una seppur lieve flessione. "La crisi energetica, pur avendo superato la sua fase più acuta, continua a condizionare il settore, comportando un deterioramento del saldo commerciale che, nei primi mesi del 2025, è tornato ad aggravarsi", spiega Buzzella. "Questa debolezza non caratterizza solo l’Italia ma coinvolge tutta la chimica europea, con un andamento in Germania – primo produttore europeo – persino più penalizzante (-19%)".

In un contesto di estrema incertezza – che, anche escludendo gli scenari più estremi, tende ad alimentare cautela negli acquisti, oltre a fenomeni di stop-and-go che complicano la programmazione delle attività – "le previsioni per il 2025 permangono in territorio negativo (-1,5%)", prosegue il presidente che chiosa: "Sarà fondamentale capire come proseguirà il dialogo con gli Usa così come promuovere, attraverso nuovi accordi commerciali, l’export in mercati alternativi". In ogni caso, conclude, "la via maestra passa necessariamente per una politica – italiana ma innanzitutto europea – a favore della competitività industriale e di una domanda locale più sostenuta". Altrimenti, prosegue, "rimarremo vulnerabili ad ogni evento esterno al di fuori del nostro controllo. Senza un’industria solida, l’Europa rischia di essere definitivamente marginalizzata, compromettendo così il suo benessere e i suoi stessi valori". (di Andrea Persili)

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