Ex Ilva, fumata nera su accordo: nuovo rinvio al 31 luglio

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15 luglio 2025 | 17.44
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Fumata nera al ministero delle Imprese e del Made in Italy sull’accordo di programma per l’ex Ilva di Taranto. La riunione tra il ministro Adolfo Urso e gli enti locali pugliesi si è conclusa con un nuovo rinvio della decisione definitiva al 31 luglio. Un piccolo passo avanti però c’è stato: le parti, dopo circa quattro ore di riunione, hanno firmato un verbale che istituisce una Commissione tecnica, composta dagli enti che partecipano all'intesa - Mimit, Mase, Regione, Provincia, i Comuni di Taranto e Statte, Autorità portuale - e Snam, che entro il 28 luglio dovrà trovare una soluzione per l'approvvigionamento del gas, sostenibile sia punto di vista ambientale che economico, e valutare la possibilità di realizzare a Taranto fino a quattro impianti Dri, necessari a coprire il fabbisogno nazionale di acciaio green. Soddisfatto il ministro: ''Mostra il clima collaborativo e costruttivo che siamo riusciti a instaurare con tutti gli attori. C'è l'impegno di tutti, e credo che sarà mantenuto da tutti gli attori istituzionali''.

Questo compromesso prende le basi dalla ‘terza via’ proposta da Urso agli enti locali nel corso dell’incontro, nel tentativo di mettere insieme le diverse ipotesi emerse dal confronto della settimana scorsa e trovare una quadra tra le esigenze dei sindacati e quelle degli enti locali.

Le opzioni fino ad ora emerse erano due. La prima prevede una timeline di decarbonizzazione di otto anni e tre forni elettrici a Taranto con tre Dri (direct reduced iron) per alimentarli, con la nave rigassificatrice, necessaria a fornire il gas per i preridotto; la seconda ipotesi, che stima un processo di riconversione di sette anni, propone che i tre forni elettrici a Taranto siano alimentati tramite un contratto di servizio da parte di Dri Italia, che realizzerà i Dri in un’altra località. La nuova opzione, secondo quanto si apprende, fa salvi i tre forni elettrici a Taranto, fa slittare la decisione sulla nave rigassificatrice al 28 luglio, dando il tempo alle parti di ragionare, e contiene anche un impegno formale per garantire l'occupazione dei lavoratori ex Ilva eventualmente in esubero, attraverso misure di politica attiva o un intervento normativo ad hoc, come un decreto.

Ed è un modo, anche, per tamponare i possibili effetti di una decisione della conferenza dei servizi prevista per il prossimo 17 luglio, che dovrà esprimersi sull’autorizzazione integrata ambientale. Per altri rinvii, infatti, non sembra esserci margine. “La procedura sull'Aia va avanti”, ha chiarito il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, a cui si accordano anche le parole di Urso alla fine dell’incontro: “La conferenza dovrà rilasciare un'autorizzazione integrata ambientale anche ai fini sanitari per soddisfare le esigenze del tribunale di Milano e quindi consentire di mantenere in attività lo stabilimento mentre si realizza il piano di piena decarbonizzazione'', ha detto. E ha evidenziato peraltro come rilascio dell'Aia consenta anche di “proseguire nel negoziato, perché tutti gli attori industriali che hanno presentato un'offerta, e altri che potrebbero aggiungersi, hanno chiesto come fattore preliminare e abilitante che lo stabilimento abbia l'esercizio a produrre''.

Gli enti locali quindi hanno due settimane di tempo per ragionare e valutare ciò che arriverà dalla commissione. ''Il ministro Urso, come abbiamo più volte chiesto, ha assegnato ad un organismo tecnico il compito di stabilire quale sia il gas disponibile in questo momento nell'area di Taranto, e quindi che cosa si può fare con quel quantitativo. Se non abbiamo chiaro qual è il quantitativo disponibile oggi, domani, dopodomani e in seguito, qualunque opzione industriale è impossibile e quindi questo rinvio potrebbe essere utile a questi fini'', ha spiegato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, al termine dell'incontro. ''Questa crisi industriale -ha ammonito - è giunta a un passo dalla sua possibile definitiva risoluzione, ma anche ad un passo da un possibile fallimento”. Eppure, la politica, secondo Emiliano, a parte “il Pd ed Elly Schlein” sembra inerte.

"L'assurdo di tutta questa storia è che una vicenda così complessa e strategica alla fine deve essere decisa solo dagli enti locali. Il Parlamento non dice una parola, i partiti non dicono una parola: ci hanno lasciato completamente col cerino in mano", ha incalzato il presidente. La questione è certamente economica, ma per il centro-sinistra anche politica: “È a Taranto - ha sottolineato Emiliano - che si capirà se l'opposizione è in grado di governare le crisi industriali e di dire sì o no in situazioni difficili” che si capirà se “in questa partita riesce ad avere una voce sola”.

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