
L'amministratore delegato di Biolab Massimo Santinelli all'Adnkronos: "Prevedo gravi perdite fatturato per la nostra azienda e tutto il settore dei prodotti vegetariani"
Il divieto del 'meat sounding' con nomi come 'hamburger di soia', 'polpette di ceci' o 'salsiccia di Tofu', ovvero l'attribuzione di nomi che ricordano la carne a prodotti a base vegetale, che l'Unione europea si accinge ad adottare "sta creando una gran confusione" oltre che la previsione di danni economici per il settore del comparto. E' la denuncia di Massimo Santinelli, amministratore delegato di Biolab, tra le prime aziende italiane di prodotti vegetariani, interpellato dall'Adnkronos sulla recente approvazione da parte del Parlamento Ue di un emendamento al regolamento sul mercato comune (Ocm) che vieta l’uso di nomi in etichetta che possono ricondurre a prodotti di carne per alimenti vegetali. "Prevedo che ci sarà una frenata, che avremo importanti perdite di fatturato, in quanto diventeremo poco appetibili per chi oggi è incuriosito dal prodotto vegetale e vegetariano visto che c'è anche un nome che ricorda la carne. I cosiddetti 'flexitariani' - spiega Santinelli - ovvero quelle persone che seguono una dieta in prevalenza vegetale ma che con moderazione consumano anche carne, pesce e altri prodotti di origine animale".
"Non capisco perché c'è questa presa di posizione politica così diretta, o meglio - argomenta Santinelli - credo sia dovuta alle associazioni del mondo carne che hanno lottato per far in modo che questa legge passasse. Vedo una inutilità sulla sua approvazione che mi lascia veramente sbigottito" commenta senza mezzi termini l'ad e fondatore di Biolab.
Oggi il fatturato di questo settore, e la stessa Biolab, crescono del 20-25% ogni anno ma io presumo che ci sarà nei prossimi anni un calo dell'aumento, dovuto a tutto questo" ribadisce Santinelli. Basti pensare che Biolab 6 anni fatturava 8 milioni di euro e oggi chiuderà il 2025 a 26 milioni. Biolab è la terza azienda in Italia per la produzione di alimenti biologici, vegetariani e plant based, conta 170 dipendenti e 3 stabilimenti a Gorizia e uno a San Daniele del Friuli ed ha anche una valenza internazionale in quanto esporta in Europa quasi il 40% del fatturato.
Più in generale, "il comparto del mondo veg in Europa genera 1 miliardo e 200 mila euro di consumi, - prosegue Santinelli, titolare di Biolab - la Germania e l'Inghilterra la fanno da padrone con 1 miliardo di euro di consumi, l'Italia è a circa 250 milioni di euro. Quindi andiamo a penalizzare un settore che sta funzionando pienamente a livello europeo". "Ora noi faremo le nostre rimostranze agli europarlamentari della maggioranza e dell'opposizione e vediamo cosa succede -annuncia il titolare di Biolab - C'è un indotto economico, che produce economia e cresce a doppia cifra. Almeno fossimo stati contattati da qualche parlamentare europeo per dire 'ma scusate, come funziona lì? E invece, niente. Sicuramente ci aggregheremo come abbiamo fatto anche in passato insieme ad altre aziende e vedremo di contrastare questa decisione".
"La confusione nasce innanzitutto - rimarca Santinelli - dall'aver associato il divieto alla carne coltivata in laboratorio che è un prodotto della scienza a un'industria alimentare che trasforma prodotti agricoli da destinare a uso vegetale, una economia produttiva ed occupazionale. Sono due cose completamente diverse" sbotta l'imprenditore.
"Nel momento in cui tu non la chiami più polpetta o burger, ad esempio il burger a base di soia come lo devo chiamare? Tortino, ciambellino, rotondino di soia ? Ma questo va a danno anche del nome del prodotto, non capisco come possa generare confusione, anche perché magari metto una bella foto e tanto di certificazione veg".
Santinelli provocatoriamente dice: "E allora il salame di cioccolato, gli orsetti gommosi, le uova di cioccolato, il latte di suocera, le lingue di gatto (un tipo di biscotti), non sono tutti cibi che contengono il nome di un animale o di un prodotto di origine animale?" Eppure continueranno ad essere usati "probabilmente perché non generano alti consumi e non entrano in contrasto con nessuno" rimarca. Senza contare poi, prosegue Santinelli, che "avremo alti costi da affrontare per rifare tutte le etichette, il packaging, le campagne pubblicitarie, eccetera".
Biolab produce anche per la Gdo con un marchio specifico 'Liveg', che già in rimanda al prodotto vegetale e rifornisce anche grandi catene della distribuzione italiane ed europee per i loro prodotti a marchio e dunque dovrà rivedere determinati rapporti. "Come singola azienda Biolab trasforma 3.000 mila tonnellate annue di prodotto agricolo e quindi se ci sarà una recessione di consumo del prodotto vegetale sarà anche a danno dell'agricoltura" precisa Santinelli.